Non era ‘’Scherzi a parte’’.
Non era una ‘’Candid camera’’. Non era la sceneggiatura di un film. Era, è la
realtà.
Ciò che è accaduto ieri sera
non è altro che la ciliegina sulla torta di una telenovelas che, in Calabria,
va avanti da anni. Il tutto in barba alla salute dei cittadini.
Ho ammirato il collega della
trasmissione ‘’Titolo V’’ che è riuscito, con garbo, a scoperchiare il vaso di
pandora di un commissariamento, a mio modesto avviso, senza senso. Ma come
poteva, il generale Cotticelli, non
sapere di dover preparare il piano anti – Covid - 19? Mistero…………….
Eravamo zona rossa? Continuiamo ad esserlo. A maggior ragione, dopo il pronunciamento del Tar che oggi, ha respinto il ricorso della Regione Calabria contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Salute per l'annullamento dell'ultimo Dpcm, con cui la regione è stata classificata come "zona rossa", quindi a più alto rischio. Il Tribunale amministrativo regionale, ha fissato la trattazione al 18 novembre prossimo.
La politica, in queste ore, invece dei comunicati stampa di condanna, di richiesta di dimissioni immediate del commissario, di vicinanza alla Calabria, avrebbe dovuto chiedere scusa a tutti noi. Il premier Conte, in mattinata, ha cercato di tranquillizzare i calabresi: "Meritano subito un nuovo commissario – ha dichiarato - pienamente capace di affrontare la complessa e impegnativa sfida della sanità". Cotticelli si è dimesso pochi minuti dopo. Ma non è stato il primo esecutivo, guidato da Conte, ad aver nominato il commissario Cotticelli e ad averlo riconfermato qualche giorno fa per altri tre anni? Altro Mistero............
Le istituzioni, tutte, i
sindacati sono scesi in campo riempiendosi di parole, solo parole. Un caro
amico ha sempre detto: “La bocca è una grande ricchezza”. Quindi SILENZIO. E lo
dico sul serio. Molte persone, farebbero una bella figura se non proferissero
parola.
Siamo stati defraudati di
tutto. Maltrattati nel nostro intimo. È da extraterrestri chiedere di essere
curati e amministrati degnamente? È chiedere troppo essere messi nelle
condizioni di lavorare onestamente e con professionalità in Calabria? È chiedere
troppo usufruire di un diritto senza dover chiedere sempre il classico favore? È
chiedere troppo fare il proprio lavoro senza essere surclassati dal
raccomandato di turno o da chi non ha i titoli?
Chiedo troppo? Forse si. Ho
deciso di rimanere nella mia terra. Qui mi sono sposata e ho tutti i miei
affetti più cari. Ringrazio ogni giorno i miei genitori di avermi fatta
crescere con il senso del dovere e dell’immenso rispetto per lo Stato e le sue leggi, ma mi ritrovo a vivere in un mondo senza regole, dove vanno avanti solo
coloro i quali riscaldano le poltrone e se ne infischiano del nostro
essere. Ci vuole preparazione. Ad ognuno il proprio lavoro. Non potrei mai sostituirmi
ad un astrofisico (faccio un esempio per assurdo). Ci vuole onestà
intellettuale. Riappropriamoci nella nostra terra madre, la nostra Magna
Graecia. Facciamo si che la Calabria, dalla cenere si rialzi più bella di
prima.
Riprendiamo in mano il nostro futuro. Facciamolo
serenamente.
Mi piace, a tal fine,
ricordare una frase del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, un carabiniere con
la ‘’C’’ maiuscola. Un uomo dello Stato.
“Certe cose non si fanno per coraggio, si
fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli
dei nostri figli”. Ricordiamolo sempre.
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