mercoledì 25 settembre 2013

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domenica 22 settembre 2013

...I miei articoli su Telegiornaliste.com... "La Filantropia al femminile"

 ‘’Signori si nasce…ed io lo nacqui…modestamente’’.
Parafrasando questa massima del grande Totò,  si arriva a capire il significato puro del termine Filantropia. Non ci si può improvvisare, infatti, filantropi perché non è un lavoro, ma una missione che nasce dal cuore. Quel sentimento di carità che smuove le coscienze di ognuno a donarsi agli altri.
Non si tratta di elargire denaro, ma avere la forza e il coraggio di elaborare un progetto serio, finanziarlo per la risoluzione dei problemi reali della gente e gioire quando si realizza.
In questo campo le donne la fanno da padrona. Altro che quote rosa. Se pronunciamo il nome filantropia il genere femminile campeggia in ogni dove. Un fenomeno che, negli ultimi tempi, sta modificando il nostro vivere quotidiano, facendo emergere la figura della filantropa come protagonista dell’impegno benefico in favore dei più bisognosi.
Agli albori esistevano le dame della carità che aiutavano il prossimo. Oggi, esistono le signore della filantropia, che gestiscono, e lo fanno proprio bene, progetti mondiali degni di lode.
Gli States sono la patria della beneficienza. Qui, la filantropia femminile è un fenomeno consolidato da secoli con l’International Network of Women’s Funds e il Women’s Philanthropy Institute dell’Università dell’Indiana.
L’Europa tiene il passo con progetti e iniziative che arricchiscono l’humus di donne, madri, casalinghe, professioniste che mettono a disposizione degli altri le loro competenze e, soprattutto, la loro anima.
In Germania è attiva da tempo Filia – die frauenstiftung, una fondazione collettiva, il cui obiettivo è quello di sviluppare progetti femminili in tutto il mondo. Dall’Africa all’India, solo per citare alcuni Paesi, vengono alla luce progetti di cooperazione culturale e professionale, dove il gioco di squadra diventa l’arma vincente.
In Italia, Diana Bracco è una delle donne più attive nel panorama della filantropia al femminile, con la Fondazione Bracco per la ricerca, con la quale sta promuovendo la ricerca sulla salute per indagare sul processo di formazione del benessere psico-fisico e la sua stretta correlazione con la cultura. Per non parlare, poi, di Maria Vittoria Rava, con il suo lavoro estenuante e gratificante nei confronti dell’Emilia devastata dal terremoto.
Di donne che si occupano degli altri ce ne sono a migliaia. L’elenco è lungo e a volte non si conosce neanche il numero esatto di coloro che operano, nel più stretto riserbo, per aiutare chi ne ha bisogno.
Angeli caritatevoli, con il volto limpido e trasparente, che, anche con un sorriso, cambiano la vita a chi chiede aiuto. Donne che hanno ripreso in mano la propria vita e che si dedicano in toto a chi soffre.
Maria Cristina Saullo
 


venerdì 20 settembre 2013

...Equinozio d'autunno...


21 settembre. Equinozio d’autunno.

Una data ricca di significati e ricorrenze.

Come è noto, in questo giorno, il Sole sorge in circolo verticale dall'orizzonte est fino allo zenit, e poi tramonta in circolo verticale dallo zenit all'orizzonte ovest.

 Al Tropico del Cancro il Sole passa a sud, dove giunge alla sua massima altezza per quel giorno che è 66°33', mentre al Tropico del Capricorno il Sole passa a nord, dove giunge alla sua altezza massima per quel giorno che è 66°33'.

 Al polo nord, invece, il Sole passa da un giorno, lungo 6 mesi, ad una notte lunga altrettanti mesi.

 Al polo sud, infine, il Sole passa da una notte lunga 6 mesi ad un dì lungo 6 mesi.

Da questo momento, fino alla fine del semestre, l’oscurità vincerà sulla luce. Un processo che continuerà fino al solstizio d’inverno, quando la luce durerà più del buio. Per molte culture è questo un giorno di celebrazioni. Come in Massoneria, il cui calendario indica il 21 settembre come giorno di apertura dei lavori di loggia. Ciascun adepto, all’apertura dell’anno massonico, è chiamato a comportarsi con serietà, umiltà, saggezza.

L’istituzione è, infatti, governata da persone il cui unico obiettivo è il rispetto delle leggi e dell’individuo.

Le due colonne del Tempio, ricordano ciò che siamo, ciò che vogliamo essere e ciò che dobbiamo fare. Inerzia e passività sono le ‘’Anti colonne’’.

L’humus è la filantropia e l’agire nella carità con dignità e rispetto per il prossimo. Per chi soffre, per chi chiede aiuto, per chi ha bisogno di una parola di conforto o di un semplice sorriso.

Solo così la luce in fondo al tunnel si riempirà di splendore e bellezza che porta ad auspicare un futuro migliore.

Maria Cristina Saullo

domenica 15 settembre 2013

La fuga dei ''cervelli rosa'' all'estero su telegiornaliste.com...

La fuga dei cervelli si tinge di ‘’Rosa’’. Sono anni, ormai, che assistiamo ad una migrazione ‘’culturale’’ verso i Paesi extraeuropei. Menti che scelgono di recarsi all’estero per perfezionare gli studi ed eccellere nelle arti e nei mestieri. Un fenomeno che, negli ultimi tempi, ha interessato, soprattutto, le donne. Giovani neolaureate, ricercatrici, professioniste del settore con un’alta specializzazione che lasciano la propria terra per acquisire competenze. 
Un fenomeno preoccupante perché rischia di rallentare il progresso culturale, tecnologico ed economico delle nazioni dalle quali avviene la fuga.  Una fuga silenziosa e preoccupante.
Vuoi per la crisi economica e congiunturale che attanaglia il mondo da anni, vuoi per la mancanza di risorse e tecnologie, i ‘’Cervelli rosa’’ in migrazione stanno crescendo a dismisura.
Una percentuale altissima in svariati campi. Dall’informatica, alla medicina, dall’economia alle scienze. Un trend alto se si considera la percentuale maschile ‘’in trasferta’’, in netto calo.
 La risposta potrebbe ricercarsi negli oneri contributivi più bassi e meno opportunità di carriera che provocano un'alta mobilità lavorativa e geografica nelle donne specializzate che possiedono una formazione post-laurea, un dottorato di ricerca, un master e via dicendo.
Il fatto che in tante vadano a lavorare in atenei e centri di ricerca di altre nazioni è, ormai divenuto un fattore fisiologico perché insito nella forte globalizzazione. Da qui, la richiesta, da parte dei grandi centri di ricerca che inglobano persone brillanti, provenienti da tutto il mondo.
Dall’Europa all’America, dall’Africa alle terre australiane, un continuo via vai di giovani italiane che intraprendono una nuova carriera e che, il più delle volte, preferiscono non tornare nel ‘’Bel Paese’’, una volta perfezionato o acquisito nuove competenze.
Sicuramente uno dei principali fattori è rappresentato dalla scarsa richiesta di lavoro in Italia. Un dato certo che, comunque, non aiuta, ma che induce la classe dirigente ad interrogarsi sulla problematica e a fare in modo che il fenomeno si arresti.
Maria Cristina Saullo


sabato 14 settembre 2013

Italia Brasile. Un connubio culturale indelebile...

La cultura musicale brasiliana incontra l’Italia e la sua capitale: Roma, ‘’Caput Mundi”. Arriva, infatti il ‘’Festival Brasil’’. Da domani, 15 settembre, fino a domenica prossima l’Auditorium Parco della Musica ospiterà questo connubio come mezzo di consolidamento e sviluppo degli scambi culturali e sociali storicamente esistenti tra i due Paesi.
Parterre d’eccezione con i grandi nomi della Musica Popolare Brasiliana.
Toquinho e Adriana Calcanhotto. Cantautori e musicisti come Zeca Baleiro, Paula e Jaques Morelenbaum, il chitarrista Yamandu Costa, Luíz Fïlíp, André Mehmari.
La musica elettronica e dance è presente con il progetto ''MixHell''.
Il 15, il 21 e il 22, le esibizioni del Grupo Soluna, artisti portatori di una delle più antiche forme di danza rituale di origine africana.
E non è tutto.  Rosa Emília Dias presenterà uno spettacolo per bambini tratto dall’opera di Vinicius de Moraes. Per la letteratura, poi, verrà presentato un libro monografico su Clarice Lispector, scrittrice tra le più rappresentative del Brasile, con una conferenza dello studioso e biografo americano Benjamin Moser.
Oltre la musica, spazio anche alla ristorazione con la conferenza di Arnaldo Lorençato e per la parte cinematografica,  una rassegna di film brasiliani a cura di Fernanda Bulhões. Visioni che si alterneranno per tutta la durata della kermesse. Infine, per la fotografia e l’arte contemporanea gli spazi dell’Auditorium ospiteranno le mostre di Massimo Listri e Odires Mlászho.
Ospite d’eccezione Anna Setton.
Una menzione particolare è giusto dedicarla al grande Toquinho che si esibirà domani sera, alle ore 21:00, nella splendida cornice della sala Santa Cecilia. Un evento organizzato dall’Ambasciata del Brasile a Roma, in collaborazione con la fondazione musica per Roma.
Il grande artista è entrato di diritto nella storia della cultura di una terra ricca di suoni e ritmi.
“Chitarrista, compositore e cantante – si legge in una nota - ha iniziato la sua lunga carriera appena adolescente riuscendo ad oltrepassare gli stereotipi dell' iconografia brasiliana includendo anche le atmosfere del pop e le raffinatezze del jazz ma è, alla fine degli anni ’50, con la Bossa Nova che Toquinho riscuote il grande successo fuori dai confini brasiliani. Sono innumerevoli le collaborazioni con musicisti sia brasiliani che italiani (Antõnio Carlos Jobim, Luiz Bonfá, João Gilberto, Tom Jobim, i poeti Vinicius de Moraes e Giuseppe Ungaretti, Fiorella Mannoia, Pino Daniele e molti altri ancora). La sua discografia imponente sta a testimoniare una vena artistica praticamente inesauribile”.
Maria Cristina Saullo...


lunedì 9 settembre 2013

11 settembre 2001. A distanza di 12 anni un ricordo indelebile...

11 settembre 2001. Sono passati 12 anni da quel giorno in cui il mondo è cambiato.
Dopodomani ricorre l'anniversario di un capitolo di storia tra i più crudeli del cosmo.
Quattro attacchi suicidi, organizzati e realizzati da un gruppo di terroristi aderenti ad al-Qāʿida contro obiettivi civili e militari, hanno sconvolto gli Stati Uniti d'America.
Quel pomeriggio stavo riposando. Era una tipica giornata settembrina. La brezza marina faceva da corollario ad un pomeriggio terso, stranamente silenzioso. Nessun passaggio di auto, nessuna voce narrante all’esterno. Solo il vociare di un programma in tv. Ad un certo punto un urlo mi ha fatto sobbalzare dal letto. Apro gli occhi e vedo, sconcertata, delle immagini da film di fantascienza. Una colonna di fumo che si erge da un grattacielo. Un fotogramma irreale. Ho pensato si trassasse di un film, normale programmazione pomeridiana. Invece era tutto vero. Dopo  qualche minuto ho realizzato. Edizione straordinaria del Tg. “Attentato a New York”. Non era possibile. Non riuscivo a crederci. Un aereo di linea era piombato all’interno di una delle Torri Gemelle. Il World Trade Center, scenario di una sequenza di morte e distruzione mai vista neanche nei migliori film di Spielberg. Prima una torre, poi l’altra prese di mira da dirottatori senza scrupoli. A distanza di qualche minuto l’inferno.
Ricordo ancora l’immagine, credo di un operatore che, dopo essersi riparato dalla cenere e dal fumo sotto una tettoia, alza gli occhi al cielo e scruta la coda di un aereo che entra come un missile nelle finestre di vetro della seconda torre gemella.
Poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli, con danni considerevoli agli edifici vicini.
Un terzo aereo di linea, fu fatto schiantare dai dirottatori contro il Pentagono. Un quarto velivolo, invece, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington, si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset, in Pennsylvania, dopo che i passeggeri e i membri dell'equipaggio tentarono, senza riuscirci, di riprendere il controllo dell’aereo.
Gli attacchi terroristici dell'11 settembre causarono circa 3.000 vittime. Morirono 2.752 persone. Tra queste 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti. La maggior parte delle vittime erano civili di 70 diverse nazionalità.
Guerra e morte continuarono. L’America dichiarò guerra al terrorismo, attaccando l'Afghanistan controllato dai Talebani, accusati di aver ospitato i terroristi.
Tutto il resto è storia.
Resta solo quel ricordo tremendo di un giorno che ha cambiato la fisionomia e l’agire umano e che, ancora oggi, porta con se tanta tristezza e sgomento.
Cri...


giovedì 5 settembre 2013

Il lato rosa dell'immigrazione... pubblicato su telegiornaliste.com

Sono settimane, ormai, che assistiamo attoniti a sbarchi di immigrati sulle coste italiane. Decine e decine di persone, ammassate su barconi di fortuna che attraversano il canale di Sicilia per scappare dalla guerra. Uomini, donne, bambini indifesi con gli occhi pieni di speranza. Ovviamente, teatro degli avvenimenti non è solo il nostro Paese ma anche i territori medio orientali, confinanti con le aree in conflitto. Qui, sono tante le persone, assiepate nei campi profughi, in attesa di poter far rientro nella loro terra.
Un’immagine, però, colpisce l’occhio del comunicatore più attento. Si tratta di uno scatto nitido, dove le protagoniste sono le donne. Le vedi all’esterno dell’accampamento, circondato dal deserto, con indosso il loro vestito tradizionale, sedute su un terrapieno o su una seggiola di fortuna. Insieme alle più giovani, scorgi le ‘’Anziane’’, intente a domare il fuoco, a cucinare o a stendere i pochi indumenti che sono riuscite a portar via. Sullo sfondo, il bianco delle tende dell’Uncr che fanno comprendere quanto la tragedia sia immane e come sia arrivato il momento che si ponga fine alle atrocità per far scoppiare la Pace
Da quel lembo di terrà, si passa al mare. Quello specchio d’acqua, teatro di scie nitide, provocate da quei barconi che lo attraversano. Navi di fortuna con su decine e decine di esseri umani. E anche qui, le protagoniste sono loro: le donne. Figlie dei tempi. Figlie, fragili all’apparenza, ma con una grande forza. Le noti subito con le loro tuniche, i foulard incollati al capo, con quel viso segnato dal tempo e dalla paura. Le vedi aggrappate a passamani di fortuna, con in braccio i loro piccoli. Alcune di esse hanno dato alla luce i propri bimbi durante la traversata. Li tengono stretti al proprio grembo come per proteggerli, per farli sentire al sicuro.
Sono le prime a toccare terra, a baciarla come l’El Dorado. Quel luogo leggendario, situato al di là del mondo conosciuto, dove i bisogni materiali sono appagati e gli esseri umani vivono in pace tra loro, godendo della vita. Spesso viene associato al paradiso terrestre o all'Eden situato agli antipodi.
Tutte, nessuna esclusa, vengono assistite da quell’esercito di volontari ai quali si aggrappano in un abbraccio avvolgente pieno di speranza. Nei loro occhi scuri e grandi, a volte celati da un velo, si scruta tutto l’orrore che hanno vissuto. Bombe, distruzione, carestia, soprusi. Ma, allo stesso tempo, si percepisce tutta la forza che hanno avuto per scappare da quell’inferno. Un inferno di fuoco e fiamme che avvolge tutto, che sopprime i sogni dei loro bimbi, dei loro mariti.
È questo il senso proprio dell’esistenza di una donna che racchiude in se quello spirito di beltà, proprio di chi ha nell’animo l’ardore di sconfiggere il male per raggiungere la luce che splende in fondo al tunnel. Il loro coraggio sprona ad andare avanti.
Cri...


martedì 3 settembre 2013

...Per non dimenticare maiiiii... Ad maiora semper...

“Ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per potere continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli. C’è troppa gente onesta, tanta gente qualunque, che ha fiducia in me. Non posso deluderla”.
Una citazione del generale dei carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, che porto sempre con me come humus per continuare a vivere e operare nella nostra società con quel senso dello stato e umiltà, propri di chi vuole continuare a lottare per la legalità in ogni dove.
Oggi, ricorre il 31mo anniversario dell’omicidio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Manuela Setti Carraro e dell’Agente della Polizia di Stato Domenico Russo.
Era il 3 settembre del 1982. Il prefetto era arrivato a Palermo 100 giorni prima per combattere la mafia, con l’obiettivo di ottenere contro Cosa Nostra gli stessi brillanti risultati, raggiunti contro le Brigate Rosse.
4 mesi circa di intenso lavoro. Già nel mese di giugno, Dalla Chiesa riuscì a sviluppare, come già aveva fatto in passato, una sorta di mappa dei nuovi boss, che chiamò rapporto dei 162. Poi, iniziò una lunga scia di arresti, indagini, anche in collaborazione con la Guardia di Finanza, che avevano come obiettivo quello di appurare eventuali collusioni tra politica e Cosa Nostra.
Quello che accadde il 3 settembre è cosa nota.
All’epoca, ero poco più che una bambina. Ricordo ancora quella sera. Erano, all’incirca, le 22:00. Ero con mio fratello tranquillamente seduta sul divano di casa. Un grande appartamento, situato al piano superiore dell’allora caserma dei carabinieri di Diamante, in provincia di Cosenza. Mio padre era il comandante della stazione.
Ad un certo punto, la televisione si è oscurata. “Edizione straordinaria del Tg”, titolava lo schermo. Per la prima volta nella mia vita, un brivido inconsulto iniziò ad assalire il mio corpo. Rimasi attonita davanti al televisore.
Immagini di morte assurda. Quella A112, sulla quale viaggiavano il generale e sua moglie completamente crivellata di colpi. Fotogrammi ancora nitide nella mia memoria. E poi, il volto del mio papà. La sua espressione di amarezza, rabbia. Era come se la sua divisa fosse intrisa di immenso dolore. Una divisa che ha onorato e che onoro anch’io da figlia dell’Arma ‘’Ad maiora semper’’.
Nei giorni a seguire rimanemmo incollati alla Tv per analizzare gli avvenimenti e un’altra frase che mi colpì era quella scritta su un manifesto affisso il giorno dei funerali: “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”. Una scritta che, allo stesso tempo, era un grido di aiuto.
Negli anni a seguire, altro sangue è stato versato in quella splendida terra di Sicilia, ma il tributo dei nostri ‘’Eroi’’ è servito per far crescere in noi un senso di legalità forte e concreto.
Cri...


lunedì 2 settembre 2013

Non togliamo la speranza ai bimbi...

Vi ricordate ''Risiko''.  Il celebre gioco strategico da tavolo, basato su una guerra planetaria?
 Lo scopo è il raggiungimento di un obiettivo predefinito, segreto e diverso per ciascun giocatore, che può consistere nella conquista di un certo numero di stati, di due o più continenti o nell'annientamento di un giocatore avversario.
 
Ma quello che stiamo vivendo in queste settimane non è un gioco. E' la dura e cruda realtà. Siamo tutti spettatori attoniti di avvenimenti assurdi. L'auspicio è che il peggiore degli incubi non diventi realtà.
 
Da giorni assistiamo a spiegamenti di navi nel Mediterraneo. Portaerei americane, pronte a colpire l'obiettivo quando verrà dato l'ok. La crisi siriana non trova una via d'uscita. Le diplomazie mondiali sono a lavoro per cercare  una soluzione politica al conflitto che rischia di far diventare il Medio Oriente una nuova polveriera di odio.
 
Gli States, ha deciso di aspettare il voto del Congresso che dovrebbe tenersi l'inizio della prossima settimana, ma sullo scacchiere cosmico sono già pronte le pedine. Hanno già deciso? Vogliono farci stare con il fiato sospeso, quando i venti di guerra sono già all'orizzonte?
 
Domande alle quali non so e non posso rispondere. Siamo tutti con il fiato sospeso. Tra veti incrociati, niet, appelli alla pace e gioia dei potentati siriani per il mancato intervento militare il mondo sta a guardare.
 
Intanto, decine di profughi sono in fuga da quella terra martoriata. Centinaia di bimbi, con mezzi di fortuna, stanno scappando dalla guerra. Altrettanti hanno perso la vita sotto le bombe. Nessuno ha il diritto di strappargli la vita. Nessuno deve privarli della gioia, del sorriso, della beltà. Nessuno!!!! E lo scrivo a chiare lettere.
 
L'appello alla pace lanciato da Papa Francesco va accolto. Un appello universale per la pace e contro ogni iniziativa militare, perché, ha dichiarato il Pontefice "guerra chiama guerra" e  "violenza chiama violenza".
 
Il Santo Padre ha condannato l'uso delle armi chimiche.
"C'è un giudizio di Dio e della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire ha affermato il Papa. "Esorto la comunità internazionale a iniziative basate sul dialogo e sul negoziato. Non sia risparmiato alcuno sforzo per portare assistenza a chi è colpito da questo conflitto".
 
Cri...


Ha vinto lo Stato. Ha vinto l'Italia. Abbiamo vinto tutti noi.

  30 anni di latitanza. 30 anni di misteri, depistaggi, ombre sul latitante più ricercato al mondo. Questa mattina, all’alba, in una clinica...