“La vera intelligence si fa
a tavola”. Così l’archeologo, accademico, conduttore radiofonico e televisivo,
Umberto Broccoli, nell’ambito di una delle due lezioni finali del Master in
Intelligence dell’Università della Calabria.
Introdotto dal direttore del
Master, Mario Caligiuri, e dal rettore dell’Ateneo calabrese, Gino Mirocle
Crisci, Broccoli ha iniziato la lezione sull’intelligence partendo dall’esempio
di due fari della cultura italiana e mondiale: Leonardo, che era un cultore del
segreto, e Machiavelli, che invitava gli uomini di Stato a essere insieme
“golpe e lione”.
Ha quindi evidenziato che “i
servizi o sono segreti o altrimenti non assolvono alla loro funzione poiché
vanno orientati alla fondamentale tutela dei confini nazionali.
E in tale quadro si colloca
la strategia. “Stay Behind” messa a punto dalla Nato nel secondo dopoguerra con
la creazione di eserciti clandestini, che in Italia ha assunto il nome di
“Gladio”.
A questo punto, Broccoli ha
richiamato il ricordo familiare del nonno, generale Umberto Broccoli che è
stato direttore del Sifar nei primi anni ‘50.
“In quella fase storica - ha
evidenziato - da un lato il Piano Marshall poneva le premesse per il miracolo
economico, ma dall’altro l’Unione Sovietica rifiutava gli aiuti. Da allora il
mondo si divise in due parti. Ai nostri confini - ha ricordato Broccoli - Tito pensava alla “grande Jugoslavia” che
sarebbe potuta arrivare fino a Torino e il segretario del Pci, Palmiro
Togliatti, subiva un attentato che avrebbe potuto costargli la vita. È in
questo clima, che nasce il Piano “Desmagnetize” all’interno della Rete “Stay
Behind”, che diventa nel 1964 il cosiddetto “Piano Solo” che non era un colpo
di Stato ma un piano antisommossa, elaborato da Giovanni De Lorenzo, che da
aiutante di bandiera del generale Broccoli poi gli era succeduto alla guida del
Sifar. Erano gli anni in cui, in occasione delle dimissioni del primo governo
Moro, composto anche da esponenti del Psi, il Presidente della Repubblica,
Antonio Segni, nelle consultazioni per formare il nuovo esecutivo, insieme ai
leader dei partiti presenti in Parlamento, convocò anche il Capo di Stato
Maggiore della Difesa, Aldo Rossi, e il Direttore del Sifar, Giovanni De Lorenzo.
Mai successo nella storia della Repubblica: né prima, né dopo”.
Broccoli ha poi illustrato i
contenuti del suo libro su cibo e servizi segreti, ricordando che
“l’intelligence si fa a tavola”, secondo la definizione di quella che è stata
una delle spie più importanti del XX secolo, e che ha inventato lo spionaggio
moderno: il Direttore della Stasi, il servizio segreto della Germania
Orientale, Markus Wolf, l’uomo senza volto, che era anche uno dei più grandi
gourmet d’Europa.
“Non mandatemi rapporti scritti
portateli a tavola” diceva Wolf ai propri collaboratori quando dovevano
reclutare una spia nel campo nemico. Tayllerand, protagonista con Metternich
del Congresso di Vienna, diceva che “se volete raggiungere il cuore di un uomo
la strada più breve è quella che passa per lo stomaco”.
Non a caso, l’agente segreto
più celebre, sebbene di celluloide, James Bond, oltre a interpretare i sogni
dell’uomo (bello, atletico, amato dalle donne, bravo nel gioco), è anche un
cultore del buon cibo (caviale Beluga) e del buon bere (champagne Dom Pérignon
del ‘53 e cocktail Martini “agitato e non mescolato”).
Anche a questo riguardo, il
docente ha evidenziato un altro ricordo personale, in quanto uno dei produttori
dei film di 007 è un suo congiunto: Albert Broccoli, titolare con Harry
Saltzmand della casa di produzione Eon, che è la sigla di: Everything or
Nothing, Tutto o Nulla.
Broccoli ha poi ricordato il
generale cinese Sun-Tzu che nel celebre “Arte della guerra” di 2.300 anni fa rimembrava
che “le spie sono il più importante elemento nelle battaglie, rappresentando
una rete divina che costituisce il tesoro di un sovrano. Ma la scelta delle
spie - ha sottolineato - deve essere molto oculata poiché da persone prive di
intelligenza non si ricevono le informazioni giuste. Non a caso a svolgere tale
funzione, vengono reclutate persone di grandi qualità e che spesso operano in
modo insospettabile, come Lawrence d’Arabia, che era un archeologo, oppure
Anthony Blunt, celebre critico d’arte che era una quinta colonna dell’Unione
Sovietica.
L’unico uomo che riesce a
mantenere un segreto è un uomo morto - ha detto Broccoli - che ha dato questa
definizione di storia: “è come lo specchietto retrovisore: piccolo, poco
importante, che guarda all’indietro ma per guidare è indispensabile”.
Ha fatto quindi alcuni
esempi di intelligence. “Quello di Ciro il grande, che si avvale di tanti
occhi, orecchie e bocche: come la fama; quello di Tucidide, che descrive la
guerra del Peloponneso del V secolo a.C. dove Sparta vince e Atene perde, ma
tra i due contendenti emerge Tebe; quello di Senofonte che sostiene come lo
spionaggio avvenga in modo privilegiato durante i banchetti; quello di Teodora,
moglie di Giustiniano, che a Bisanzio fonda il suo potere sulle spie. A questo
punto si chiede cosa si la realtà e cosa la fantasia nello spionaggio,
rispondendo che si tratta di vita quotidiana. Infatti, occorre ripensare
all’insegnamento della storia poiché come viene insegnata nelle scuole “ci
uccide”, identificandosi spesso in una sequela di date e di vicende senz’anima,
mentre per esempio i poeti Catullo, Properzio e Ovidio parlano alle nostre
debolezze di ieri, di oggi e di sempre.
Non a caso - ha commentato -
la letteratura sull’intelligence è molto efficace perché è scritta dalle spie,
in quanto il fattore umano è fondamentale. Infatti, l’Intelligenza Artificiale
rappresenterà certamente il nostro futuro ma guardarsi negli occhi non è
sostituibile. “Questi nuovi soli - ha detto - portano solitudini”.
Broccoli ha poi ricordato
una serie di avvenimenti della guerra fredda, raccontando la vicenda di quando “il
vice capo stazione del Kgb a Desdra il giorno dopo la caduta del muro di
Berlino difese la sede da solo: quell’uomo era Vladimir Putin”.
Ha ricordato ancora Markus
Wolf, quando evidenziava che la maggiore risorsa della Stasi era rappresentata
da un entusiasta capitale umano, che veniva in parte addestrato per svolgere i
compiti di “Agente Romeo”, cioè con l’obiettivo di conquistare sentimentalmente
le fonti delle informazioni sensibili”.
A tale riguardo ha
richiamato il celebre caso che nei primi anni Sessanta vide coinvolto il
segretario di Stato per la guerra di Sua Maestà britannica, John Profumo, per
una relazione extraconiugale intrattenuta con la modella Christine Keeler,
manovrata dal vice capo stazione Kgb a Londra, Eugenij Ivanov, che a sua volta
flirtava con la moglie di Profumo.
Un altro episodio è quello
di Günter Guillaume, una spia della Stasi che era riuscito a diventare uno dei
maggiori collaboratori del cancelliere della Germania Federale Willy Brandt,
costretto a dimettersi nel 1974 quando si scoprì la vicenda. “La bravura di una
spia - ha ricordato - non è quella di fare arrestare le persone ma di farle
parlare, depistando e intossicando le decisioni degli avversari, poiché il
potere dell’intelligence si fonda sulla gnosis, la conoscenza che non conosce
limiti”.
Appunto per questo l’azione
dei Servizi per la loro enorme importanza deve essere necessariamente riservata
poiché - per Broccoli -, “la glasnost dal punto di vista della gestione della
cosa pubblica non esiste perché filosoficamente è impossibile una casa di
vetro, cioè un luogo dove tutte le decisioni umane siano evidenti, dichiarate e
verificabili”.
Nella parte finale, il
docente ritorna a descrivere la gigantesca figura di Wolf che ha intessuto
tutta la lezione. Il direttore della Stasi si dimette dopo la caduta del muro
di Berlino e gli vengono comminati sei anni di prigione che sconta solo in
parte. Il vero ufficio di Wolf era il ristorante “Bacco”, dove portava i suoi
ospiti stranieri per carpire informazioni. Tra questi anche Hans-Joachim
Tiedge il capo del controspionaggio
della Germania Ovest che amava bere. Viene convinto da Wolf a cambiare campo e
lo fa insieme con altri 170 agenti segreti che passano ad Est provocando la più
grande debacle dei servizi occidentali ai tempi della guerra fredda. Sull’altro
campo, va ricordata l’impresa del giovane Mathias Rust che il 28 giugno del
1987 con un piccolo aereo da turismo Cessna 172 atterrò indisturbato sulla
Piazza Rossa di Mosca dicendo che “il mondo avrà una grande anima e vuole solo
vivere in pace”.
Broccoli ha concluso la sua
descrizione del mondo dell’intelligence, collegandolo ancora con il cibo
ricordando che “siamo partiti dai gusti alimentari di James Bond per descrivere
anche quelli di un operatore di intelligence in carne e ossa come Federico
Umberto D’Amato, direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, che era
una grande buongustaio e su “L’Espresso” scriveva le recensioni dei ristoranti
che, nel mondo delle spie, rappresentano un campo neutro”.
Per Broccoli, infatti, "nell’Intelligence siamo tornati all’origine, alla humint che è l’unico
strumento per resistere al medioevo della specializzazione e all’invadenza
dell’intelligenza artificiale. Con questa considerazione Umberto Broccoli ha
concluso la sua lezione, spiegando la funzione dei Servizi che operano in base
agli interessi del Paese.