Quella divisa cucita addosso. Un attaccamento alla Patria che porta con se umiltà, dedizione, professionalità, senso dello Stato. La fiamma della Benemerità che arde nel cuore, nell’anima, nel quotidiano di ognuno.
È racchiusa in questi valori
l’opera di sette carabinieri che hanno dato il loro essere all’Arma.
Un attaccamento a valori e
virtù, insito in chi ha fatto del proprio lavoro una ragione di vita. Una
famiglia fatta di uomini, donne, bambini che hanno condiviso, insieme, momenti
di vita vissuta, alternando alla loro opera il bene altrui. Giorni, mesi, anni
che hanno forgiato l’anima.
Una vita intera a combattere il crimine, avendo bene a mente la serenità della popolazione. Una missione il cui unico obiettivo era quello di dare conforto ai più nei momenti di difficoltà, esprimere generosità verso i più deboli ed essere inflessibili verso coloro i quali commettevano reati. A tal riguardo, quante storie ci sarebbero da raccontare, quanti aneddoti da ricordare come, quando da piccoli ci prendevano in braccio per portarci a letto, si prodigavano per portarci a scuola, vegliavano su di noi con discrezione e affetto. Angeli in divisa……..
Conte, Barbuto, Lo Sciuto,
Vommaro, Di Tommaso, Targa, si sono ritrovati, nei giorni scorsi, in un
convivio insieme al il mio papà. Il loro comandante, confidente, fratello
maggiore, uomo d’altri tempi.
Hanno ripercorso gli anni
vissuti in simbiosi. Uniti come fratelli. Bastava uno sguardo, una sola parola
per capire quale era il loro compito. Non esisteva distinzione tra loro. Erano
tutti ‘Pari grado’.
Non è facile, per chi
scrive, esternare tutta l’emozione, provata nel vedere tutti loro dopo anni. L’infanzia,
l’adolescenza, trascorsa insieme a Carabinieri che hanno protetto il mio
cammino di vita. Hanno avuto il merito, e lo hanno tutt’ora, di avermi
insegnato il bene, a vivere e prosperare nella legalità e nel rispetto delle
leggi.
Vederli insieme è stata un’emozione grande. Il cuore batteva all’impazzata. Erano tutti felici di rivedersi. Gioiosi di raccontarsi.
Hanno ripercorso, uniti, le vie di quel borgo
meraviglioso che è Diamante, dove hanno fatto servizio, così come Scalea. Lì
sono riemersi i ricordi. Gli occhi lucidi dell’anima che riemerge. La
consapevolezza di aver fatto sempre il proprio dovere.
Reimmergersi nel passato per
far rifiorire il futuro. Questa è famiglia. La mia famiglia. L’arma dei
carabinieri.
Ad maiora semper ragazzi!
Molto bello. Complimenti a tutti. Mancavo solo io. Un abbraccio a tutti. Siamo fratelli per sempre. Articolo commovente. Saluti affettuosi da Nicola Catanese
RispondiEliminaÈ un onore essere amico del Maresciallo Peppe Conte, uomo d'altri tempi ed uno dei carabinieri migliori di sempre
RispondiEliminaVeramente bello e commovente vedervi in queste foto ancora insieme dopo tanto tempo,li in un posto altrettanto bello,io un po più giovane di voi vi ho conosciuti appena negl'annni 80 sono il fratello di Peppe Conte con un abbraccio vi saluto tutti
RispondiEliminaGrazie Cris, anche questa volta hai toccato il mio cuore, come del resto ogni volta che sei entrata nei miei pensieri, insieme alla tua meravigliosa famiglia. Non tutti sanno che per essere un Carabiniere non sempre bisogna fare un corso, ma lo si diventa anche quando da bambina/giovane/donna, si vive nel rispetto, nella lealtà e soprattutto nell'onestà, esattamente come te mia cara. Sono fiero di te e orgoglioso di essere tuo amico. Un abbraccio in particolare alla tua mamma e dai un bacio ogni volta che puoi a tuo padre, maestro di vita che vive riflesso della luce dei tuoi occhi e che tanto mi ha insegnato.
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