lunedì 29 giugno 2015
Templar Day in Abruzzo
Una
due giorni ricca di storia, cultura e fratellanza. Sabato e domenica scorsi, si
è tenuto a Pescocostanzo, in provincia de L’Aquila, l’annuale ritrovo degli appartenenti all’ordine sovrano
militare del tempio di Jerusalem. Quest’anno, il VI
Templar day, ha coinciso
con la consacrazione della prima cappella al 23° maestro, Jacques de Molay.
L’obiettivo dell’evento, è stato, infatti, quello di condividere con tutti i
fratelli, provenienti anche dall’estero, quei valori sopiti e porre le basi di
una nuova era di unità delle varie realtà cavalleresche, nel rispetto delle
individualità nazionali e locali. “Il tutto – ha affermato il priore generale
d’Italia, Gennaro Luigi Nappo – per dar seguito ad un nuovo vedere, dove i nostri
valori possano essere la guida e l’indirizzamento alla società multirazziale,
espressa da un’inarrestabile globalizzazione”. In terra d’Abruzzo, erano
presenti una significativa rappresentanza di dignitari italiani e stranieri, in
rappresentanza dei vari ordini cavallereschi nazionali e internazionali, nonché
ospiti di altre Istituzioni Nazionali Tutti uniti in un unico, commosso
abbraccio nel comune ricordo del sacrificio dei maestri e dei fratelli che ci
hanno preceduto. L’apice dell’evento cavalleresco, è stato presso il sacrario
mauriziano che, per l’occasione, è stato arricchito di un nuovo monumento,
dedicato a Jacques de Molay. Se la vita
è un viaggio e se il viaggiare ha senso e destinazione, questo è il compito che
ci si deve prefiggere. Per questo, uomini e donne sono chiamati ad essere
cavalieri e dame, andando verso la propria missione e vocazione. Per molti interpreti c'è nei Templari anche “l'ideale
di un'elevazione sociale e dell'umanità, attraverso il sacrificio personale a
favore del prossimo, riunendo tali valori in una filosofia che tenda a riunire
tutti questi aspetti in una dottrina esoterica.( Cfr. F. Terhart, I Templari
guardiani del Santo Graal, tr. it., Newton & Compton, Roma 2004, p.53.). Da tutto ciò può discendere la tensione etica
che può venire dall'evocazione di una civiltà templare, come società della
solidarietà e della riunificazione, che sappia opporsi con fermezza alla
barbarie dell'intolleranza, al razzismo ed all'arroganza del potere,
contribuendo al costituirsi necessario di una nuova aristocrazia dello spirito
ed alla formazione di un progresso umano incentrato sui "valori
cristiani". Questo tipo di solidarietà deve essere senza distinzioni di
razza, sesso, religione e condizione economica.
M.S.
sabato 13 giugno 2015
Pensioni. Class action
Municipalità e Cittadinanza
è pronta a promuovere una class action, a tutela di coloro che si trovano nelle
condizioni di ricorrere contro il provvedimento del Governo sulle restituzioni
pensionistiche. I cittadini di Scalea e dei paesi limitrofi, possono fare capo
alla sede MeC della cittadina tirrenica che provvederà a raccogliere le istanze
da inviare a Roma presso gli uffici nazionali. “Com’è noto – si legge in una
nota stampa - la Corte Costituzionale ha, recentemente, dichiarato
incostituzionale il prelievo forzoso sulle pensioni, operato dal governo Monti
ad opera di chi percepisce un importo complessivo fino a tre volte il
trattamento minimo Inps. La Consulta, nelle sentenza ha motivato che il
prelievo è da considerare incostituzionale e quindi deve essere restituito del
100 per cento. L’esecutivo Renzi, invece, intende restituire solo una parte del
maltolto, diversificando le quote in base al tetto del trattamento
pensionistico, creando iniquità e malcontento. Municipalità e Cittadinanza – afferma
il segretario nazionale, Francesco Saverio Di Lorenzo - attraverso i propri
legali, vuole offrire un'opportunità a coloro che intendono ricorrere per via
giudiziaria. Un servizio – dichiara Di Lorenzo - che mettiamo a disposizione
della comunità nello spirito di MeC”.
M.S.
martedì 9 giugno 2015
Soffermiamoci a riflettere e apriamo le porte al Signore
Diocesi
di San Marco Argentano - Scalea UNITA’ PASTORALE DI SCALEA
LA
N’DRANGHETA E’ QUESTO:
ADORAZIONE
DEL MALE E DISPREZZO DEL BENE COMUNE. (Papa Francesco)
Questa affermazione del
Santo Padre, rivolta proprio a noi calabresi nella sua visita a Cassano Jonio,
incoraggia credenti e non credenti, a riflettere a fare discernimento. Come
parroci di Scalea avvertiamo ancora una volta l’esigenza di ricordare a tutti,
che accanto ai giorni della festa e della gioia nella vita della comunità, si
accompagnano anche giorni più difficili, durante i quali siamo chiamati a dare
coraggiosa testimonianza della nostra appartenenza alla comunità dell’amore, la
comunità di Gesù Cristo. Ci viene chiesto di gridare ed esortare a gridare la
volontà di generare e di tutelare il bene, il che significa anche non stare a
guardare, ma impegnarsi per combattere il male. In particolare quando il male
si accanisce contro i più deboli e gli indifesi, contro quei cittadini che con
sacrificio e onestà concorrono a costruire il futuro dei propri figli e la
speranza nella città. Il Signore, nei momenti più difficili della vita di una
città, chiede a tutti coloro che si sentono dalla parte del bene di alzare
forte la voce: Io mi alzai e dissi ai notabili, ai magistrati e al resto del
popolo: Non li temete! Ricordatevi del Signore grande e tremendo; combattete
per i vostri fratelli, per i vostri figli e le vostre figlie, per le vostre
mogli e per le vostre case! (Ne 4,6-8) E’ una esortazione alla vigilanza che
incoraggia a rimuovere l’illusione che altri si impegneranno al nostro posto,
non dobbiamo dimenticare che la terra non è eredità ricevuta dai nostri padri,
ma un prestito da restituire ai nostri figli, e ... proprio perché figli,
bisogna restituirla meglio di come l’abbiamo ricevuta, nella sua purezza
territoriale, nelle sue eque strutture sociali, nelle sue corrette convinzioni
etiche e morali. La realtà di Scalea, nella sua gravità di degrado sociale ed
il legame di alcune sue famiglie alla delinquenza organizzata, è emersa ancora
una volta in modo evidente nei giorni scorsi. Grazie all’impegno instancabile e
all’azione delle Forze dell’Ordine, alle quali esprimiamo il nostro
riconoscimento e la nostra solidarietà attiva, ci è stato ricordato che
nonostante questo periodo di amministrazione commissariale della cosa pubblica,
la vivibilità del territorio in riferimento alla presenza della malavita
organizzata, ha ancora bisogno di un lungo impegno istituzionale. Impegno che
viene portato avanti con determinazione e coerenza dai Commissari prefettizi,
che sosteniamo e chiediamo di sostenere nella loro difficile azione orientata a
riqualificare i conti della cosa pubblica e normalizzarne dal punto di vista
legale la vita amministrativa. Per loro la comunità cristiana prega e viene
educata al rispetto della loro azione, alcune volte impopolare e non sempre
compresa da tutti nella sua necessità. Il permanere di una diffusa e
organizzata presenza della n’drangheta nella nostra città è davanti agli occhi
di tutti, dobbiamo prendere atto che noi come cittadini di Scalea, associazioni
ecclesiali e laiche, non sempre e tutti mettiamo in evidenza nelle tante
attività, che comunque portiamo avanti con entusiasmo, il male che la
n’drangheta rappresenta per Scalea e quali vie percorrere per restituirle la
vivibilità a cui hanno diritto i nostri giovani, i nostri figli. Come Chiesa
vogliamo chiedere a tutti: donne e uomini di buona volontà, che certamente a
Scalea non mancano, di essere più coraggiosi nell’inserire nelle
manifestazioni, in modo visibile ed esplicito, l’obiettivo di essere contro
ogni tipo di atteggiamento mafioso. Papa Francesco a Cassano ci ha ricordato:
Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono
coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella,
conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è questo:
adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va
allontanato. Bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata
nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa
prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani,
bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può
aiutare. (Papa Francesco a Cassano Jonio). E la fede ci deve aiutare. Da
credenti che si fidano di un Dio amorevole che per noi si è reso uomo debole e
vulnerabile, per insegnarci che la fermezza non è dote da supereroi ma da
persone convinte della necessità di “seminare il bene”. E’ importante ricordare
questi principi anche ai familiari di coloro che concorrono a seminare il male
tra le nostre case e nelle loro stesse famiglie, occorre isolare anche i propri
figli quando concorrono a delinquere legandosi a organizzazioni della
n’drangheta. Troppo spesso quando ad essere coinvolti sono i nostri familiari,
i nostri amici, diventiamo giustificativi, si fa prevalere l’affetto verso i
propri cari sulla verità e concorriamo in questo modo alla distruzione del bene
che è presente anche nelle nostre famiglie. Il male è il male e lo è anche
quando a compierlo sono i nostri figli, perciò diciamo a tutti, per amore dei
nostri figli, che non possiamo non cambiare, la fede la testimoniamo se siamo
affidabili non difendendo chi è affiliato alla n’drangheta. A tutti i
battezzati che chiedono ai mafiosi di fare da Padrini e Testimoni della Fede
per i Sacramenti dei figli, sentiamo l’esigenza di ricordare quanto insegnano i
nostri Vescovi: La n’drangheta non ha nulla di cristiano. E’ altro dal
cristianesimo, dalla Chiesa ... la n’drangheta è una struttura di peccato, che
stritola il debole e l’indifeso, calpesta la dignità della persona, intossica
la società ... Chi appartiene a queste forme mafiose si è posto fuori dalla
Chiesa ... non può rivestire uffici e compiti all’interno della comunità
ecclesiale. Al potere mafioso che seduce singoli e istituzioni, come Chiesa
dobbiamo contrapporre, raccolti attorno al Cristo, il Vangelo delle Beatitudini
il quale ci ricorda: siamo chiamati beati se poveri in spirito, se stiamo tra
quelli che sono nel pianto, se viviamo da miti, se condividiamo la vita di
quelli che hanno fame e sete della giustizia, se siamo misericordiosi, puri di
cuore, se viviamo da operatori di pace, se accogliamo i perseguitati per la
giustizia... (Testimoniare la verità del Vangelo). Il Signore ci affida il
mandato di portare frutti che creino comunione attraverso il rispetto infinito
verso ogni uomo. Nella nostra vita dobbiamo scegliere e noi cristiani dobbiamo
fare una doppia scelta, che è di Cristo, prima di tutto, perché è lui che ci ha
chiamati tra i suoi, e in secondo luogo, ma non in un secondo tempo bensì ora e
subito, deve essere la nostra scelta di atteggiamenti e azioni che non abbiano
a spartire nulla con la malavita. A qualsiasi costo e in qualsiasi situazione. Non
vogliamo dimenticare e denunciamo anche altri atteggiamenti di ingiustizia e di
illegalità che trovano tacita condivisione ai nostri giorni: il non pagare il
salario concordato con gli operai o peggio creare situazioni contrattuali di
falsità, come anche arricchirsi alle spalle dei propri dipendenti. Quando a
praticare questa prassi di ingiustizia sono persone che frequentano attivamente
la vita ecclesiale, emerge con vigore una coscienza deformata che ritiene di
poter convivere con il male nella realtà dove deve trionfare il bene, nel
contempo con il proprio peccato si alimenta un allontanamento dalla vita di
comunità, che condanna i fratelli vittime di questi soprusi alla solitudine e
alla disperazione. Nel servizio che offriamo alla città e che il nostro Vescovo
Mons. Bonanno incoraggia e sostiene, continua il nostro impegno nell’aiutare le
tante povertà che diventano sempre più presenti anche a motivo della profonda
crisi economica. Inoltre ci sforziamo,di incrementare tutte le iniziative e
attività catechistiche ed educative che concorrono naturalmente a combattere la
presenza mafiosa. In questa ottica abbiamo anche accompagnato e sostenuto
alcuni tentativi per mettere insieme le energie positive politiche e sociali
della nostra città, che purtroppo non hanno avuto seguito anche per interessi
di parte. Pensiamo di poter dire a tutti coloro che intendono lavorare per la
vivibilità nella nostra città, che coltivare interessi di parte o carrierismi
personali, quando si fronteggiano fenomeni mafiosi è semplicemente illusorio.
In questa fase storica vi chiediamo di lottare insieme, nella speranza che,
anche grazie all’impegno di tutti, emergano tempi nuovi nei quali sperare di
poter vivere una democrazia normale e non contrassegnata dalla paura, o peggio
veicolata dal consenso mafioso. Per educare a una più coerente vita cristiana e
all’impegno sociale, abbiamo anche avvertito l’esigenza di inserire, durante la
novena alla Vergine del Monte Carmelo, una giornata per pregare, sensibilizzare
e riflettere affinché il bene e la legalità trionfino anche nella nostra città.
Nessun uomo è forte da solo, ma ciascuno può esser reso tale con la forza della
sua fede, la fede sostiene le sue fragilità con le certezze che vengono da Dio.
Perciò ancora una volta avvertiamo l’esigenza di affidare alla Vergine del
Monte Carmelo, celeste Patrona della città di Scalea, la nostra serenità e
quella dei nostri figli. La invochiamo perché doni pace. Lei dona sempre pace
ai figli che la invocano con fede.
Accoglienza, solidarietà, umanità...a Scalea
Occhi sgranati dalla paura.
Una lacrima che scorre sul volto di un bambino indifeso. Una manina che ti
chiede aiuto. Uomini, donne, bambini che scappano dal loro paese, in cerca di
un futuro migliore. Sono giorni, settimane, mesi, che assistiamo, il più delle
volte con un senso di impotenza, a sbarchi di immigrati sulle coste del Sud
Italia. Persone, ammassate su barconi alla deriva, salvati dai nostri militari
nelle acque del mediterraneo. Cittadinanze intere, operatori sanitari, forze
dell’ordine, parrocchie, associazioni che si prodigano, quotidianamente, per
dare assistenza ai più bisognosi. È accaduto questo anche a Scalea. Ieri
mattina, davanti il piazzale antistante la chiesa di San Giuseppe Lavoratore,
circa 200 immigrati, in transito su tre pullman, diretti a Milano nei centri di
accoglienza, hanno fatto sosta nella cittadina tirrenica. Durante la notte, da
quanto si è appreso, il motore di uno dei bus, provenienti da Trapani, è andato
in avaria. Da qui la decisione di fermarsi nel posto più vicino. Gli immigrati,
la maggioranza di origine eritrea, sono rimasti assiepati nell’aria adiacente
il luogo di culto fino alla tarda mattinata, quando è arrivato un autobus da
Cetraro, che ha permesso loro di continuare il viaggio verso la Lombardia.
Intorno alle 08:00 del mattino, sentendo voci, provenire dall’esterno, il
parroco della Chiesa di San Giuseppe Lavoratore, Monsignor Cono Araugio,
insieme al suo vice, Don Fiorino, si sono recati sul posto per rendersi conto
della situazione. Da qui, uno scatto di orgoglio e fratellanza senza eguali.
Subito in moto la macchina dei soccorsi e della solidarietà. Le porte della
canonica, sono state aperte per permettere ai migranti di rifocillarsi. Anche i
servizi igienici del vicino campo sportivo sono stati messi a disposizione
degli ospiti. I sacerdoti si sono prodigati, insieme alla benevolenza di molti
cittadini per sopperire alle esigenze di tutti loro. Gli stessi hanno cercato
di comprendere di cosa avessero bisogno. Molti, cercavano un telefono facendo
segno con la mano. Sono stati regalati rosari che spiccavano sul petto dei più,
generi alimentari di ogni tipo, soprattutto ai bimbi. I parrocchiani, hanno
donato loro latte, acqua, biscotti e cappellini colorati per rifocillarsi dal
caldo. Sul posto, prontamente allertati, sono giunti i carabinieri della
compagnia di Scalea, i vigili urbani, dipendenti comunali e molti altri
cittadini. In loco anche un’ambulanza del 118 che ha prestato soccorso ad una
persona che aveva accusato un malore. Intorno alle ore 10:00 i tre autobus sono
riusciti a partire per la città meneghina, dove la Croce rossa ha accolto gli
immigrati.
M.S.
Lectio magistralis di Luciano Violante
Vi ripropongo la lectio magistralis, tenuta ieri da Luciano Violante a Catanzaro. Una bella pagina di democrazia.
"La Costituzione repubblicana. I suoi valori e la sua riforma". Questo il tema dell'evento formativo, organizzato dall'Ordine dei giornalisti della Calabria nell'ambito della formazione professionale continua, che ha visto come relatore, nell'Aula Magna dell'Università Magna Graecia di Catanzaro, Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei deputati e della Commissione parlamentare antimafia nonché docente, alla Sapienza, di Storia Costituzionale. Dopo un intervento di saluto del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, e del Preside della Facoltà di Giurisprudenza di Catanzaro, Luigi Ventura, ad introdurre la "lectio magistralis" di Violante sulla Costituzione è stato il Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri. Davanti ad una platea di oltre duecento giornalisti Violante ha sviluppato un lungo ed articolato ragionamento partendo dal presupposto politico dell'Assemblea Costituente che nel 1947 elaborò la nostra Carta fondamentale. "A prevalere, in quel momento storico -ha detto- fu il principio della rappresentanza rispetto a quello della decisione" e ciò definì il ruolo centrale dei partiti politici nella vita politica italiana anche rispetto a quello del Presidente del Consiglio. "I partiti -ha detto Violante- dovevano essere lo strumento effettivo attraverso il quale i cittadini possono determinare la politica nazionale; il Presidente del Consiglio doveva solo dirigere la politica generale del governo". Di qui, la breve durata dei Governi italiani. Il problema di oggi è però la crisi profonda dei partiti politici con cui l'Italia fa i conti da tempo, "crisi che ha determinato il crescente astensionismo man mano che, a partire dal 1991, è venuta meno la funzione del partito politico come comunità". "Si sta assistendo -ha aggiunto ancora l'ex Presidente della Camera- ad un processo di caporalizzazione del sistema politico", con partiti sempre più legati al carisma del leader e per questo deboli nella loro funzione di elaborazione di idee e di progetti". Violante si è poi soffermato sulla riforma costituzionale in itinere, una riforma -ha detto- "che porta a diminuire la legittimità del capo dello Stato accrescendo quella del capo del governo". Sollecitato dalle domande dei giornalisti, Violante si è soffermato, a margine della "lectio" sulla Costituzione, su temi di stretta attualità. "La Legge Severino -ha commentato- va corretta, anche il presidente dell'Autorità anticorruzione Cantone lo ha detto. Vanno corrette alcune cose visto che contiene contraddizioni che vanno sanate". Rispetto ai temi che necessitano di una rivisitazione, Violante ha detto: "Uno di fondo è quello relativo alla sopravvivenza del Consiglio regionale in caso di decadenza del presidente, e questo è il problema della Campania. Poi l'abuso di ufficio non era previsto nella Legge delega, invece c'è". Altro tema da rivedere, secondo Violante, è quello della decadenza dopo un primo grado di giudizio. "Vanno fatte alcune correzioni -ha spiegato- per evitare che intervenga la Corte costituzionale. Comunque, devono essere i partiti a decidere se uno deve essere candidato o meno, anche negli spazi che la Severino lascia". "Sono contrario a questa riforma del Senato e sono contento che il presidente Renzi abbia detto che vada rivista. Non sono contrario ad una forte direzione politica del Paese, ma che richiede anche che ci siano dei contrappesi adeguati in un Paese democratico. Il Senato può essere uno di questi contrappesi", ha detto ancora l'ex presidente della Camera. Secondo Violante, "deve esserci un forte potere di decisione per il Governo", ma "non si tratta di far prevalere il potere esecutivo su quello legislativo, ma di rafforzare il potere decisionale del governo, anche per evitare che venga fatto cadere dopo appena un anno". Violante si è anche soffermato sul tema delle intercettazioni. "Il problema delle intercettazioni telefoniche non è quello di quando utilizzare e cosa utilizzare, ma quando pubblicare e cosa pubblicare", ha detto. Violante ha sottolineato che "l'eccessiva vicinanza tra mezzi di comunicazione e Procure della Repubblica è un dato che riguarda la dignità delle persone, ma anche la dignità della professione dei giornalisti e dei magistrati".
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