sabato 31 ottobre 2020

Il cinema perde una leggenda. Addio a Sean Connery, il James Bond più amato di sempre.


L’amato 007, agli ordini di sua maestà, si è spento all’età di 90 anni alle Bahamas. Era uno degli attori più noti e amati della scena cinematografica mondiale. Nella sua carriera, ha vinto un premio Oscar e tre Golden Globe. Dal 2003 aveva abbandonato le scene, dopo aver lavorato in "La leggenda degli uomini straordinari".

Lʼattore scozzese è mancato nel sonno a Nassau, circondato dalla sua famiglia. "Stiamo tutti elaborando per accettare questo enorme evento – ha affermato il figlio Jason Connery - poiché è accaduto solo di recente, anche se mio padre non stava bene da tempo. Oggi è un triste giorno per tutti coloro che conoscevano e amavano mio padre e una triste perdita, per tutte le persone che hanno apprezzato il meraviglioso dono che aveva come attore".

Sean Conney, si era ritirato dalle scene da 17 anni. Erano circolate molte voci sul suo stato di salute, ma la famiglia ha sempre mantenuto il più stretto riserbo. La sua presenza, però, è sempre stata viva nello scenario culturale con le continue repliche dei film dell'agente 007, ma soprattutto per il segno che Connery ha lasciato nella storia del cinema.

Nacque a Glasgow nel 1930, figlio di una donna delle pulizie e di un camionista. Molti i lavori che intraprese, prima di diventare un mito del cinema. Lavorò, infatti, come bagnino, lattaio, verniciatore di bare e aspirante membro della marina britannica, una strada che non proseguì a causa di problemi di salute. “Alcuni mestieri che ho fatto prima di diventare un attore li rimpiango – affermò Sean Connery sul palco del Gran Premio Internazionale della Tv del 2002”. Dopo aver scherzato con il conduttore Pippo Baudo sul ritenersi la star più sexy della storia del cinema, l'attore ricordò alcuni dei tanti impieghi della sua vita, dal lucidare le bare, al fabbro, dal bagnino al modello per un istituto d'arte, partecipando poi a Mister Universo.

A 20 anni, abbandonò la carriera sportiva e si dedicò al cinema.


La sua vita cambiò nel 1962 quando Albert "Cubby" Broccoli e Harry Saltzman lo scelsero per il ruolo di James Bond. Famosi i film "Licenza di uccidere", "Dalla Russia con amore", "Goldfinger", "Thunderball operazione tuono" e "Si vive solo due volte".


Dal 1983, si cimentò in altri ruoli. Epocali "Il nome della rosa", "Highlander - L'ultimo immortale" , "Il presidio - Scena di un crimine", "Indiana Jones e l'ultima crociata", "La casa Russia", "Sono affari di famiglia" e "Caccia a ottobre rosso". Nel 1987, il film che lo consacrò nell’olimpo del cinema. Con "The Untouchables - Gli intoccabili", accanto a Kevin Costner e Robert De Niro, diretto da Brian De Palma, vinse l'unico Oscar della carriera, come miglior attore non protagonista.  

E anche il decennio seguente è proseguito con successi cinematografici. Sean Connery, forte di una maturità e di un carisma senza eguali, riuscì a districarsi tra vari generi: dal thriller, al fantasy e ruoli drammatici. A partire da "Robin Hood - Principe dei ladri" (1991), ancora una volta accanto Costner, passando per "Sol Levante", "Mato grosso", "Il primo cavaliere", "Avengers - Agenti speciali" e "Scoprendo Forrester" di Gus Van Sant. Dopo il fumettone flop "La leggenda degli uomini straordinari", in piena polemica con l'industria cinematografica, decise per il ritiro, dicendosi "stufo di avere a che fare con degli idioti".


È stato il pupillo della regina Elisabetta II che lo ha nominato cavaliere della Corona. La cerimonia si è svolta nella capitale scozzese, Edimburgo. Sir Sean si è inchinato davanti alla Regina per ricevere l'onorificenza. ''E' un grande onore per la Scozia – commentò Connery -. E’ il giorno di massimo orgoglio di tutta la mia vita''.

Oltre la regina Elisabetta e tutte le donne del mondo, solo 2 sono riuscite a portarlo all’altare. Nel 1962, Sean Connery ha sposato Diane Cilento, dal cui matrimonio è nato il suo unico figlio, Jason. L’amore tra Connery e Diane è durato poco più di un decennio, poi i due hanno deciso di porre fine alla loro relazione. Nel 1975 si è risposato con Micheline Roquebrune, una pittrice franco-algerina. I due sono rimasti uniti per 45 anni, fino alla morte del divo.

 


venerdì 30 ottobre 2020

Diario di una pandemia: Contagi in salita in Italia. L'indice Rt in crescita a 1.7


 Il Covid – 19 continua a galoppare in Italia. Anche oggi, la curva dei contagi è in netta salita. Secondo quanto riportato dal bollettino, diramato, dal ministero della salute, sono 31.084 i nuovi casi positivi. 199 i decessi per un totale di 38.321 vittime. Sempre secondo i dati, diramati dal ministero, sono 16.994 i ricoverati nei reparti ordinari degli ospedali, con un incremento, rispetto a ieri, di 1.030 unità. Sale anche il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Oggi sono 95 in più per un totale di 1.746 persone. L'aumento degli attualmente positivi, in un giorno, è di 26.595 che portano il totale dei malati a 325.786. Ridotto, invece, l'incremento dei guariti. Sono 4.285 nelle ultime 24 ore per un totale di 283.567.


Nel pomeriggio, si è tenuta una conferenza stampa dei vertici dell’Istituto superiore di sanità che hanno evidenziato come l’Italia si stia incamminando verso lo scenario 4. Una ipotesi che tutti scongiuriamo, ma che, nei fatti, ci sta traghettando verso il lockdown.


Nel corso della conferenza stampa, il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha ribadito che  ci troviamo di fronte ad un “Paese che ha adottato misure importanti che si stanno implementando, i cui effetti vedremo alla fine della prossima settimana. 15-20 giorni sono i tempi per comprendere come agiscono sulla diffusione dell'infezione, alle quali però si possono e si debbono inserire ulteriori misure che possono essere e a livello nazionale e a livello locale”.

L’indice Rt, in molte regioni è salito sopra la soglia 1. Ci si attesta ad un Rt a 1.7. Questi sono dati, riferiti alla settimana scorsa. Secondo l’Iss, nel periodo compreso tra l’8 e il 21 ottobre, “l'indice di trasmissibilità Rt, calcolato sui casi sintomatici, è pari a 1,70. Si riscontrano valori di Rt, superiori a 1,25, nella maggior parte delle Regioni/PA italiane, con valori superiori a 1,5. Piemonte e Lombardia hanno superato la soglia dell'Rt 2, sono rispettivamente a 2.16 e 2.09. La Provincia Autonoma di Bolzano e la Valle d'Aosta vicina al 2 (1.96)”.

Secondo i dati contenuti nel monitoraggio settimanale del Ministero della Salute – Istituto superiore di sanità, relativo alla settimana dal 19 al 25 ottobre, “in altre 10 regioni italiane l'Rt ha superato la soglia dell'1.5, mentre in Campania l'Rt è poco al di sotto dell'1.5, a 1.49

Hanno superato la soglia dell'Rt 1.5 Calabria (1.66), Emilia Romagna (1.63), Friuli Venezia Giulia (1.5), Lazio (1.51), Liguria (1.54), Molise (1.86), Provincia Autonoma di Trento Rt (1.5), Puglia (1.65), Umbria (1.67) e Valle d'Aosta (1.89)”.

Sempre secondo quanto diramato dall’Iss e dal ministero della salute, “sono 11 le regioni classificate a rischio elevato di una trasmissione non controllata di Covid - 19 e 4 regioni (Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte) più la provincia di Bolzano sono nello scenario 4.

Delle 11 regioni, 5 sono considerate a rischio alto, a titolo precauzionale, ma il dato non è attendibile perché la sorveglianza è insufficiente al momento della valutazione.

 Altre 8 Regioni e Province autonome sono classificate a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese. Quelle a rischio alto sono l'Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Liguria, la Lombardia, il Piemonte, la Puglia, la Sicilia, la Toscana, la Valle d'Aosta e il Veneto”.


Secondo il direttore generale della prevenzione del ministero della salute, Gianni Rezza, "la percentuale dei positivi, sui tamponi effettuati, supera il 10% e non è un buon indicatore. Indica che l'epidemia galoppa, che il virus circola in maniera abbastanza veloce. Il numero di tamponi è ancora aumentato a 215.085 rispetto ai 201.452 di ieri. Stiamo aumentando la capacità di fare tamponi in maniera veramente ottima, rilevante".


Secondo, Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, “cruciale è il ruolo dei medici di medicina generale per garantire la gestione ottimale dei malati" Covid. Sono al centro dei questo percorso assistenziale e a loro va tutto il nostro plauso".

Nel report, ministero della Salute e Iss ribadiscono che è fondamentale che la popolazione “eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile. È obbligatorio, inoltre, adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine. Il monitoraggio sottolinea anche la necessità di rispettare le misure raccomandate dalle autorità sanitarie compresi i provvedimenti quarantenari dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stessi.


L'epidemia in Italia è in "rapido peggioramento" e ancora compatibile con uno scenario di tipo 3 ma in evoluzione verso uno scenario di tipo 4. Si segnala che in alcune Regioni italiane la velocità di trasmissione è già compatibile con uno scenario 4 con rischio di tenuta dei servizi sanitari nel breve periodo. Si conferma pertanto una situazione "complessivamente e diffusamente molto grave sul territorio nazionale con rischio di criticità importanti a breve termine in numerose Regioni/PA italiane".

(Fonte Iss – Ministero della Salute)

 

 

La Francia in lockdown. I parigini si rifugiano nelle seconde case


Non avrei mai voluto vedere le foto che stanno impazzando da questa mattina in rete. 700 km di coda, dico 700, per abbandonare Parigi. I francesi, in lockdown totale da oggi, hanno lasciato la capitale per rifugiarsi nelle seconde case o abitazioni di campagna. Scene che riportano alla mente film di fantascienza di hollywoodiana memoria. Vado oltre e rispolvero, poi, la mia memoria storica che mi riporta al periodo della grande guerra, quando file di persone abbandonavano le proprie case per proteggersi dalle bombe o scappare in paesi stranieri, lasciando i propri averi.

L’inverno scorso abbiamo tutti rispolverato Manzoni con ‘’I promessi Sposi’’ e la peste a Milano. A distanza di pochi mesi, ripercorriamo le tappe degli scenari di guerra che abbiamo studiato al liceo e, per quanto di riguarda, anche all’università.  

Da oggi, dicevamo, in Francia è scattato il nuovo “confinement” nazionale che dovrebbe durare un mese. Parigi si è svuotata anche se non è completamente deserta come il lockdown della primavera scorsa. Le scuole sono aperte così come, uffici, aziende, fabbriche e il settore pubblico. Il provvedimento è stato adottato dal presidente, Emmanuel Macron per arginare l’impennata di nuovo contagi da Covid – 19.

Ieri, si è assistito a file di auto che circondavano la capitale tra parigini che lasciavano la capitale per trascorrere il mese di lockdown in altre dimore e altri che rientravano dopo le vacanze.

Da lunedì, sarà vietato spostarsi in tutto il territorio nazionale. Non si potrà andare oltre un chilometro da casa. Gli spostamenti saranno limitati a un’ora. Gli stessi, saranno consentiti per portare i figli a scuola, per l'attività fisica o per passeggiate con gli animali domestici. Le scuole, dall'asilo nido al liceo, resteranno aperte con un protocollo rafforzato. Tra le principali novità, vi è l'uso della mascherina in classe che diventa obbligatorio per i bambini dai 6 anni in su, mentre finora era imposto solo a partire dalla prima media. Gli ingressi e le uscite da scuola, saranno scaglionati per evitare che gli alunni si incontrino, così come le ricreazioni che avverranno per gruppi. Resteranno operative le mense scolastiche, mantenendo la distanza di almeno un metro tra i ragazzi.

Per quanto riguarda lo sport all'aperto, saranno consentite solo le pratiche individuali. Le palestre resteranno chiuse.

I negozi potranno consegnare ai clienti gli ordini fatti online. Per i ristoranti, saranno consentiti l'asporto e le consegne a domicilio.


Durante il nuovo lockdown, resteranno aperti i luoghi di culto, ma saranno vietate le cerimonie religiose, tranne che per i funerali con un massimo di 30 persone, e per i matrimoni con un massimo di sei. Per la celebrazione dei morti resteranno aperti cimiteri e fiorai.

Riguardo la cultura, saranno consentite le attività senza pubblico come le riprese, le prove teatrali, le registrazioni.

Le frontiere esterne dell'Ue resteranno chiuse, mentre quelle interne rimarranno aperte. Chiunque arriverà sul territorio francese dovrà, però, mostrare un test negativo effettuato nelle 72 ore precedenti, oppure dovrà farlo all'arrivo in Francia.

Per affrontare la seconda ondata di coronavirus in Francia, il governo ha incoraggiato il ricorso al massimo dello smartworking. "Ovunque sia possibile – ha affermato il primo ministro, Jean Castex, il telelavoro dovrà essere la regola. Resteranno, comunque, aperti con i dipendenti gli sportelli degli uffici pubblici.

 

Scalea: La caparbietà e il senso delle istituzioni di un giovane amministratore

 


Ospito, oggi, con piacere un excursus molto interessante del giornalista professionista, Gaetano Bruno, da qualche tempo prestato alla politica. Un amico prima che collega. Una visione delle istituzioni, la sua, molto chiara e trasparente che lo ha portato a scendere in campo con una convinzione che appartiene a chi sente il dovere di contribuire alla rinascita politica, economica e sociale di una comunità. In questo caso quella di Scalea. Città che merita di riappropriarsi della sua Agorà: la piazza centrale dove, nell’antica Grecia, si svolgeva la vita politica e commerciale.

“Con la gente e per la gente”. Questo il senso del pensiero di Gaetano Bruno, da un mese presidente del consiglio comunale di Scalea e consigliere con delega ai fondi comunitari e alla comunicazione. 


La squadra della quale fa parte, capitanata dal sindaco, Giacomo Perrotta, è ricca di uomini e donne che hanno fatto del loro agire nelle istituzioni una missione.

“La via maestra – scrive Gaetano in un post sul suo blog www.lappunto.net che vi ripropongo a margine di questa mia riflessione - è e rimane quella di partire dai bisogni delle fasce più deboli e operare per l’interesse collettivo in una prospettiva di lungo periodo gestendo però con tempestività le esigenze nell’immediato”.  

 

“Eravamo partiti così il primo dicembre del 2019 spiegando cosa non volevo che fosse questo sito e fino al maggio di questo anno –  che definire particolare è quantomeno riduttivo –  ero riuscito a dare una discreta continuità alla pubblicazione dei contenuti. Già da qualche tempo, però, era partita una nuova avventura personale che, dall’inizio della primavera del 2019 mi avrebbe pian piano assorbito sempre più tempo e che sarebbe poi sfociata in un percorso politico per le elezioni amministrative nella città di Scalea.

Da giornalista, per anni, avevo avuto contatti quotidiani con rappresentanti istituzionali e anche con i cittadini e le categorie sociali, raccontando i complicati rapporti tra chi gestisce la cosa pubblica e chi è il destinatario delle scelte e, devo essere sincero, non sono stato quasi mai tenero con la politica perché le aspettative sono sempre molto alte e il sentire comune e diffuso, anche suffragato negli anni da tanti episodi di malapolitica, corruzione, o più semplicemente scarsa efficienza dell’azione amministrativa a tutti i livelli, ha alimentato scoraggiamento e sfiducia verso chi amministra. 

Oggi, dopo essere passato da poco più di un mese “dall’altra parte della barricata” ho una visione più ampia del fenomeno, sicuramente arricchita da un punto di vista che prima mi era sconosciuto. Ho compreso, fin da subito, che la direzione che un’amministrazione intende dare alla propria azione con i fatti concreti è sicuramente un segnale chiaro per chi lo lancia ma non si può essere certi come quel segnale venga percepito all’esterno e, più che altro, se il messaggio che viene lanciato viene preso per buono, viene accolto con fiducia o con diffidenza. 

Ho capito, vivendolo direttamente, che quello che quotidianamente bisogna affrontare sotto gli aspetti tecnici e soprattutto procedurali e burocratici per partorire un provvedimento che sia propedeutico ad un’azione amministrativa è un intreccio di richieste, protocolli, relazioni personali e contatti umani quotidiani. 

Ma non è questo l’argomento che voglio affrontare in questo articolo perché da amministratore oggi dico a me stesso che bisogna soltanto lavorare a testa bassa come stiamo facendo e tirare la somme a medio/lungo termine consapevoli che non si può accontentare tutti e che la via maestra è e rimane quella di partire dai bisogni delle fasce più deboli e operare per l’interesse collettivo in una prospettiva di lungo periodo gestendo però con tempestività le esigenze nell’immediato. 

Ad aprile del 2018 era finita la mia esperienza lavorativa più lunga e significativa nel settore del giornalismo che aveva completato un periodo di quindici anni durante i quali mi ero occupato di quello che accadeva sul territorio cercando di analizzare in maniera obiettiva i fenomeni e offrendo spunti di riflessione. Qualche mese dopo sarebbe nata mia figlia. Due avvenimenti che, in maniera totalmente diversa, hanno cambiato la traiettoria della mia vita e le mie prospettive. Se da una parte la politica attiva mi aveva sempre affascinato, dall’altro avevo preferito restare un “soggetto terzo” del dibattito visto il mio lavoro e questo nonostante le vicende della città di Scalea avessero scosso non poco la mia coscienza. 

L’arrivo di mia figlia mi ha fatto pensare alla responsabilità che ognuno di noi deve sentire rispetto al futuro. Che mondo vogliamo lasciare ai nostri figli? Quali esempi? Ho deciso per questi motivi che poteva essere il momento di impegnarmi direttamente e provare a contribuire alla crescita della città. 

Ho trovato in ‘’Scalea Europea’’ un gruppo di persone aperte al dialogo, un gruppo che grazie allo stimolo di Palmiro, da diversi anni si confrontava e lavorava per suggerire idee e proposte e che aveva in Giacomo Perrotta, amico di vecchia data, il presidente che sarebbe diventato poi il nostro candidato a sindaco. Insomma un gruppo vero, non nato a ridosso di una tornata elettorale per poi dissolversi di fronte ad accordi, lusinghe e promesse di poltrone. 

Ho iniziato da subito ad essere propositivo e a stimolare l’organizzazione di incontri finalizzati prima ad allargare il gruppo e poi a costruire una lista per le elezioni del 2021, finché gli eventi hanno imposto di accelerare accorciando i tempi e anticipando di un anno la chiamata alle urne. Il fatto di essere partiti con largo anticipo rispetto alla presunta date delle elezioni ci ha avvantaggiato anche nel periodo del lockdown durante il quale abbiamo proseguito con i confronti lavorando molto più sulle idee che sui nomi. In questo modo siamo riusciti a costruire un percorso che ha portato ad aggregare diverse persone, molte più di quante ne servissero per presentare una lista privilegiando il metodo e i contenuti. 

Piuttosto che i portatori di voti abbiamo cercato portatori di idee, di entusiasmo e di voglia di costruire per la collettività e non per carriere politiche personali iniziando a lavorare sul programma prima che sulle candidature. Questa impostazione è stato un o dei presupposti alla mia partecipazione alla vita dell’associazione e credo abbia costituito un segnale distintivo forte rispetto alle logiche che negli ultimi anni avevano portato alla costruzione di liste last-minute finalizzate soltanto alla vittoria, figlie di fusioni a freddo che non hanno fatto altro che creare bolle speculative di amministrazioni fragili i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. 

Soltanto dopo lunghi mesi di lavoro e di impegno, a giugno dello scorso anno, ho confermato la mia disponibilità alla candidatura perché ritenevo e ritengo che un posto in una lista bisogna guadagnarselo prima che agli occhi dei propri compagni di viaggio e degli elettori, di fronte allo specchio. 

Bisogna dimostrare a se stessi prima che a chicchessia quanto si è disposti a spendersi per un progetto senza pretendere nulla per se e soltanto con la finalità di contribuire ad una crescita culturale e, successivamente economica della collettività. Perché il più grande problema che la politica ha generato è far credere alla gente che partecipare sia inutile.


E invece il presupposto della vita sociale e della gestione della “polis” è proprio la partecipazione che non è soltanto la candidatura ma l’interessarsi ai problemi della collettività con fare risolutivo. E’ molto facile sottolineare un problema e lo dice chi, per anni, per lavoro sentiva il dovere di essere il “cane da guardia della democrazia”. Dall’altra parte però deve esserci una tensione alla proposta alla soluzione, il mettersi a disposizione per invertire la tendenza. 

Una buona politica, una buona classe dirigente affronta i problemi per risolverli con le proprie competenze e attingendo alle risorse presenti in un ambito territoriale. 

La sfida più grande della politica, almeno della mia politica, è quello di favorire l’instaurazione di rapporti tra persone, enti, associazioni che siano produttivi, che mettano cioè in rete le competenze e le capacità per trasformare i problemi in opportunità. Con questo spirito ho partecipato alla formazione delle liste e alla campagna elettorale. Due momenti diversi e particolarmente significativi perché da un lato hanno messo alla prova la determinazione di un gruppo di voler mantenere un’identità costruita nel tempo con la certezza di poter offrire una valida alternativa all’elettorato, dall’altro mi hanno chiamato a mettere in campo tutte le risorse acquisite in tanti di esperienze in vari settori della comunicazione per direzionare alcuni processi fondamentali. 

Mandando indietro il nastro del film che dal giorno della proclamazione porta alle due settimane precedenti la presentazione delle liste sono tanti i momenti che meriterebbero di essere raccontanti. Più in generale mi limito a dire che ciò che mi ha soddisfatto è stata la capacità del gruppo di dimostrarsi tale con i fatti e di mettere in primo piano il progetto politico rispetto a qualsiasi altra cosa.

Certo non potrò dimenticare le lacrime di commozione di Gino Russo appena uscito dal comune il giorno della presentazione delle liste, o le giornate precedenti a discutere in sede su come gestire incontri e trattative e poi le riunioni per organizzare i comizi, il lavoro per la realizzazione del materiale elettorale. Momenti davvero significativi di una prima esperienza che si sarebbe concretizzata con un piccolo miracolo. Non so chi avrebbe scommesso sulla vittoria della nostra lista, a conti fatti direi 2708 persone, ma quando abbiamo avuto la certezza che le liste a concorrere erano soltanto tre in cuor mio ho pensato che avremmo potuto farcela. 

Sono state quattro settimane intensissime quelle che hanno portato al voto del 20 e 21 settembre, con il timore del Covid, le norme di distanziamento, lo spoglio effettuato addirittura il 22 settembre per la concomitanza con il referendum per il taglio dei parlamentari. Settimane intense che la vittoria finale ha coronato con una grande soddisfazione e un eguale carico di responsabilità che fin da subito tutti abbiamo sentito addosso ma che abbiamo accolto con grande entusiasmo e voglia di realizzare qualcosa di positivo che possa essere ricordato. 

Tra le cose più belle le tante persone incontrate e quelle con le quali si sono rinsaldati rapporti di conoscenza tra tutti i compagni di viaggio di questa splendida avventura. Tutti importantissimi nel cammino, ma oltre questi, fondamentali sono stati mia moglie e mia figlia. Quest’ultima motore di tutto ormai da due anni, la prima benzina quotidiana e supporto amorevole, lucido e anche severo quando serve. 

Personalmente ho fatto fatica a chiedere il voto di preferenza. Ho grande rispetto del diritto di voto che è personale, uguale, libero e segreto ma più di qualche amico mi ha detto che “se il voto non lo chiedo non te lo puoi aspettare”. Alla fine ho trovato un giusto compromesso. Qualcuno mi ha anticipato dichiarandosi entusiasta della mia partecipazione diretta alla campagna elettorale, qualche altro l’ho incontrato per capire quale fosse l’orientamento di voto della gente e cercando di perorare la causa del progetto politico che stavamo portando avanti più che l’ambizione personale di un posto nel consiglio comunale. Il voto è di chi lo esercita non di chi lo riceve e le motivazioni dietro una preferenza possono essere tante. 

Personalmente mi auguro di essere stato scelto per aver ispirato fiducia non nei mesi della campagna elettorali ma negli anni precedenti, non solo per la conoscenza o l’amicizia ma con cognizione di causa. 

In ogni caso 253 persone hanno scritto il mio nome sulla scheda elettorale. Un risultato lusinghiero, che commentavo così sulla mia pagina facebook il 23 settembre: 253 attestazioni di stima che mi onorano e mi caricano di una forte responsabilità che mi impegnerò a rispettare con impegno e dedizione. La cosa che più mi stava a cuore era la vittoria della nostra lista per coronare un percorso lungo e intenso, un lavoro meticoloso che ci ha consacrato come squadra. 

Abbiamo dato il massimo e da domani continueremo con l’obiettivo di dare a Scalea un presente normale e un futuro straordinario. Ancora non sono riuscito a rispondere a tutti i messaggi che mi sono arrivati ma l’affetto di questi giorni è una carica di energia che porterò con me da qui in avanti. Grazie ancora a tutti dal più profondo del cuore. 

A poco meno di un mese dal consiglio comunale di insediamento dove sono stato eletto Presidente del Consiglio e dove mi sono state affidate le deleghe ai fondi comunitari e alla comunicazione, la consapevolezza della responsabilità assunta aumenta giorno dopo giorno ma, allo stesso tempo, c’è una gran voglia di lavorare e di realizzare progetti importanti, una voglia che dà continuità e stimolo all’impulso che ha originato questa avventura. 

Non credo che questo blog diventerà un diario dell’esperienza amministrativa ma sarei ipocrita se vi dicessi che di tanto in tanto non vi racconterò come vanno le cose. Anche perché uno degli aspetti positivi di questa esperienza e che, a dispetto di quanto si legge sui social e della negatività alla quale più o meno tutti spesso ci abbandoniamo, ci sono tante energie positive che hanno soltanto bisogno di essere incanalate, ascoltate, a volte coordinate o semplicemente incoraggiate e di queste continuerò ad occuparmi, dal mio osservatorio di amministratore comunale ma senza mai impedire al giornalista di raccontarli”.

Gaetano Bruno

giovedì 29 ottobre 2020

Cultura: Il ministro Franceschini chiede aiuto ai network per dare spazio a teatro, cinema, musica e danza

 


"In un momento così difficile il ruolo delle emittenti televisive può essere determinante per sostenere il mondo della cultura e dello spettacolo, già duramente colpito dalla prima fase della pandemia. È quanto ha scritto il ministro per i beni e le attività culturali, Dario Franceschini, in una lettera inviata ai vertici dei principali network televisivi pubblici e privati per chiedere maggiore spazio nei palinsesti a teatro, musica, danza e cinema. “La televisione – afferma Franceschini - può esercitare la propria vocazione di fondamentale industria culturale del Paese, contribuendo a mantenere vivo il legame del pubblico con quello straordinario insieme di talenti e professionalità che incarna la musica, la prosa, l`opera, la danza, il cinema e molte altre forme espressive e creative".


L’appello, lanciato dal ministro della cultura è stato subito accolto da Mediaset. L’Amministratore delegato, Piersilvio Berlusconi per garantire al grande pubblico l’accesso a prodotti artistici italiani non più fruibili nelle sale, ha dato disposizioni alle reti del gruppo di arricchire la programmazione già da martedì 10 novembre.

Queste le prime novità inserite in palinsesto:

“Dal 10 al 14 novembre cinque opere teatrali in seconda serata su Retequattro:

Martedì “Il malato immaginario” di Molière, regia di Guglielmo Ferro;

Mercoledì “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, regia di F. Catalano Sciascia;

 Giovedì “La bisbetica domata” di William Shakespeare, regia di Matteo Tarasco;

 Venerdì ”Margarita e il gallo” di Edoardo Erba, regia di Ugo Chiti;

Sabato “Il medico dei pazzi” di Eduardo Scarpetta, regia di Carlo Giuffrè.

Da domenica 15 a sabato 21 novembre il ciclo speciale di 14 film “Omaggio al cinema italiano”. Verranno trasmessi ogni sera su Iris sia in prima che in seconda serata:

Domenica “Ladri di biciclette”, “Morte a Venezia”;

Lunedì “Baaria”, “Mamma Roma”;

Martedì “Don Camillo”, “Il Sorpasso”;

Mercoledì “Mediterraneo”, “Travolti da un insolito destino”;

Giovedì “La vita è bella”, “Il postino”;

Venerdì “La grande bellezza”, “Amarcord”;

Sabato “Che bella giornata”, “Il vigile”.

Potenza: Il Covid e la riscoperta della solidarietà. I ristoratori in campo per i più bisognosi


Oggi, vi parlo di una notizia di quelle che scaldano il cuore. Nella mia quotidiana rassegna stampa mi sono imbattuta in un titolo su Tgcom 24 che mi ha reso ancora più orgogliosa di essere italiana.

A Potenza, dopo le ore 18:00 alcuni ristoranti regalano il cibo a chi è in difficoltà. Un gesto che merita di essere lodato e rilanciato per far capire che esiste ancora uno spaccato di società che si dona agli altri. Uomini e donne convinti che aiutare il prossimo sia una missione che traspare dall'anima.

Sono almeno tre i locali che hanno colto lʼiniziativa, avanzata da Crucoʼs, un ristorantino tipico che delizia il palato con la cucina lucana. Ogni giorno, dopo la chiusura, i gestori del locale regalano il non venduto a chi non riesce a comprare alimenti per cenare.

Da martedì scorso, questi angeli del cibo hanno deciso di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa per aiutare i propri concittadini che versano in precarie condizioni.

 "Siamo solo una goccia in un mare di disperazione - ha scritto il gestore del locale sul suo profilo Facebook".

Il suo grido di allarme è stata ascoltato da altri gestori che, dopo le ore 18:00, orario di chiusura degli esercizi commerciali che si occupano di ristorazione, impacchettano la cena e la consegnano a chi ne fa richiesta.


"Cari amici, è spaventoso il grido di aiuto che ci è giunto da centinaia di famiglie - scrivono Linda, Salvatore Conte e tutto lo staff di Crusco's sui social. Non ci aspettavamo tanta sofferenza e così tante persone in difficoltà. In questo momento il nostro lavoro è al minimo storico, pari quasi a 'zero' - ha dichiarato all'Ansa Salvatore -. Così abbiamo deciso di consegnare tutta l'eccedenza del non venduto alle famiglie che hanno bisogno di essere aiutate. E' bastato un solo giorno per capire quante persone stiano affrontando un momento di grande difficoltà. Regalare quello che non vendiamo, invece di buttarlo nella spazzatura, ci pare molto più intelligente e umano".

All'indomani del Decreto del presidente del consiglio dei ministri, molti ristoranti, bar e bistrot sono costretti a chiudere alle ore 18:00, rinunciando alla cena. Ogni giorno, cibo invenduto rischia di finire nella spazzatura. Un'iniziativa del genere premia la volontà e la generosità d'animo di lavoratori che si uniscono nel bene per fare del bene.

L'appello è arrivato anche ad altri ristoranti di Potenza che si sono uniti all'iniziativa di Crusco's. Tra questi BurBaCa Potenza e Verdecrudo.

mercoledì 28 ottobre 2020

Scalea. Emergenza Covid - 19. Stanziati 60 mila euro per le famiglie in difficoltà. Il vicesindaco, Annalisa Alfano: "Messe in moto azioni per potenziare il settore dei servizi sociali e avviare un proficuo dialogo nell’interesse delle fasce deboli"

 


L’Amministrazione comunale di Scalea ha stanziato 59mila 738 euro per l’erogazione di misure di sostegno e la solidarietà alimentare in favore di nuclei familiari in difficoltà anche temporanea dovuta all’emergenza sanitaria Covid-19. Con determina numero 27 del 28 ottobre scorso, sono stati approvati gli avvisi pubblici relativi al completamento dell’iter già avviato a giugno dal Commissario straordinario Francesco Massidda che aveva partecipato all’iniziativa avviata dalla Regione Calabria denominata “Misure di solidarietà”. “Si tratta di due avvisi – si legge in una nota stampa . Uno per l’acquisizione di manifestazione di interesse per la formazione di un elenco di esercizi commerciali, farmacie e parafarmacie, disponibili a consentire l’acquisto di generi alimentari e di beni di prima necessità. L’altro per l’erogazione di tali contributi a seguito della presentazione delle domande fino all’esaurimento dei fondi”. La determina, firmata dal Segretario comunale, Nicola Falcone  “è il punto di arrivo - – ha spiegato il Vicesindaco e Assessore alle politiche sociali, Annalisa Alfano – di una prima parte del processo, necessario all’erogazione dei contributi che, purtroppo, è stata rallentata dal lavoro straordinario che gli uffici hanno dovuto sostenere durante l’estate. Mesi intensi – ha spiegato Alfano - che hanno previsto anche il lavoro, relativo all’indizione e allo svolgimento delle elezioni le quali hanno portato, come conseguenza, un inevitabile periodo di ricognizione da parte della nuova amministrazione, tra l’altro in un momento in cui la pandemia da Covid-19 si è presentata con tutta la sua irruenza nella vita quotidiana dei cittadini di Scalea e dell’alto Tirreno cosentino. Nonostante questi motivi e, anzi, proprio per andare incontro alle esigenze delle fasce più colpite dal prolungarsi dello stato di emergenza e di ristrettezza – ha affermato il Vicesindaco Alfano – grazie al prezioso contributo della consigliera con delega alle pari opportunità e alla famiglia, Maria Teresa Faillace, ho voluto che si portasse a compimento questo iter nel minor tempo possibile considerando anche che con la pubblicazione degli avvisi abbiamo esaurito soltanto una prima fase”. Per arrivare all’erogazione dei contributi sarà, infatti, necessario raccogliere le adesioni degli esercenti ad accettare i buoni spesa erogati dalla Regione e, contemporaneamente, raccogliere le richieste dei cittadini per poi erogare i contributi. “A tal proposito – ha proseguito il Annalisa Alfano - voglio informare sia gli esercenti che i cittadini che saranno disponibili sul nostro sito e sulle nostre pagine social tutte le informazioni necessarie per poter aderire. Ci tengo a precisare – ha dichiarato il vicesindaco - che, per quanto riguarda le persone che intendono fare richiesta del contributo sarà indispensabile scaricare il modulo, compilarlo e successivamente inviarlo via mail a urp.scalea@asmepec.it o presentarlo all’ufficio protocollo. Questa fase è indispensabile all’erogazione dei fondi. Le domande, dopo essere state presentate dai cittadini, dovranno, infatti, essere caricate sull’apposita piattaforma dal personale comunale. Sarà cura dell’amministrazione comunale e degli uffici preposti – ha detto Alfano – accelerare quanto più possibile le operazioni e, proprio a tal fine, chiediamo la massima collaborazione ai cittadini e la necessaria pazienza per consentire di espletare al meglio il servizio. Mi preme inoltre sottolineare – ha concluso il Vicesindaco Alfano – che l’amministrazione comunale ha messo in moto tutta una serie di azioni per potenziare il settore dei servizi sociali e avviare un proficuo dialogo nell’interesse delle fasce deboli con il comune di Praia a Mare, capofila dei Piani di zona, strumento fondamentale per il coordinamento e la progettazione di interventi indifferibili in questo importantissimo settore”.

Diario di una pandemia. Conte: "Siamo allo scenario 3". Boom di contagi (+24.991) e di tamponi (198.952)


"In Italia siamo allo scenario 3. Bisogna agire adesso o l'epidemia ci sfuggirà di mano". E' quanto ha affermato il premier, Giuseppe Conte, intervenuto questo pomeriggio alla Camera. Il primo ministro italiano ha, poi, spiegato, nel dettaglio di cosa si tratta. "Lo studio del Comitato tecnico scientifico - ha dichiarato - prevede possibilità di interruzione di alcune attività particolarmente a rischio, anche su base oraria, possibilità di lezioni scaglionate per la scuola, incremento dello smart working per decongestionare i trasporti. A tali misure si è attenuto il governo nell'adozione del Dpcm. L'esecutivo, nella giornata di sabato, ha inviato una bozza del Dpcm al Cts sollecitando un parere sul merito e lo stesso, dopo ampia analisi - leggo testualmente, ha sostenuto Conte - ha condiviso i provvedimenti inseriti nel testo".

Mentre continua il dibattito sulle proteste e le devastazioni dei giorni scorsi in varie città italiane e sul decreto ristoro che prevede un pacchetto di aiuti di oltre 5 miliardi finanziati, recuperando risorse inutilizzate in bilancio, la curva dei contagi aumenta.


Oggi, in Italia, sono 24.991 i nuovi casi di Covid - 19 registrati in 24 ore, a fronte di 198.952 tamponi effettuati.

E' il dato più alto da inizio pandemia. Il numero delle vittime sale a 37.905 (+ 205). 1026 sono i pazienti ricoverati con sintomi.

La Regione con il più alto numero di contagi è la Lombardia. Su 41.260 tamponi effettuati, sono risultate positive 7.558 persone.

Crescono anche le terapie intensive. Oggi, ci attestiamo a +125 su base nazionale per un totale di 1.536. I ricoveri salgono a 1.026, per un totale di 14.981.

Secondo i dati, forniti dal ministero della Salute, "il numero degli attualmente positivi supera la cifra totale dei guariti da Covid-19. I positivi, compresi i ricoverati con sintomi, le terapie intensive e i malati in isolamento domiciliare, sono 276.457 contro i 275.404 mila guariti dall'inizio della pandemia. Il dato degli attualmente positivi, ha avuto un netto incremento negli ultimi giorni".

In Sardegna raddoppiano i contagi. Oggi, sull'isola si sono registrati 362 casi. Meno casi in Emilia Romagna con 1212 positivi. In Toscana calano i contagi e i decessi, ma salgono i ricoveri in terapia intensiva (1708 casi positivi odierni). Il Veneto registra 2123 nuovi casi positivi e 800 ricoveri. Boom di casi in Piemonte con oltre 2.800 contagi, Campania con 2.427 e Lazio con 1.963. La Regione con il minore incremento è il Molise con 19 casi. In Calabria si registrano 196 nuovi casi su 2655 tamponi effettuati.

''Frymerè''. La cultura arbëreshë come amore e abnegazione verso il prossimo

 Aggrapparsi al passato per ritrovarsi nelle proprie origini. Con questo sentimento l’artista, Carla Gallo, originaria di Santa Sofia D’Epiro e adottata dalla città di Vibo Valentia, ha voluto donare il suo cuore e la sua anima alla collettività.


“Voglio condividere con voi una mia idea – ha affermato -. Un'idea nata dal cuore. Ho ideato Frymerè, la prima mascherina anti-covid arbëreshë. Una mascherina solo in apparenza simile a quelle chirurgiche che il Coronavirus ha messo sulla bocca del mondo intero, ma mai quanto di più lontano da queste. Lontano nell’essenza e nella fattura. Colorate, vivaci, brillanti. Le mascherine, hanno preso forma da una mia necessità di rifugiarmi nell’amore profondo della mia terra. Questo stringente bisogno di vestirmi dei luoghi natii, il desiderio di tuffarmi nelle forti radici culturali dei miei avi, sono stati il faro per ritrovare il coraggio e la determinazione di riemergere dal buio dei giorni del lockdown e ripartire con la vita”.

La vita che dona quelle idee brillanti che solo chi ha il dono della creatività può tramandare ai posteri. “Proprio nel momento in cui la mascherina, in un certo senso, toglieva la parola – ha continuato Carla Gallo - ho dato vita a Frymerè: “Nuovo respiro” in arbëreshë, spostando la comunicazione dal piano uditivo a quello visivo.

Il nuovo capo è stato cucito a mano dalla costumista Carmelina Oliva, una delle ultime depositarie della tecnica antichissima, e quasi segreta , indicata col nome di Qikatur (la stessa impiegata per forgiare la plissettatura della “zoga”, gonna di gala) e che ringrazio. L’idea è nata durante il lockdown, pensando a come ognuno di noi stava vivendo i giorni della chiusura nazionale, pensando al dolore delle persone che affrontavano le difficoltà e gli scoraggiamenti, pensando alle morti e alle solitudini incolmabili e inconsolabili.

Così, i pensieri dell’oggi lasciavano spazio ai pensieri del passato, al periodo storico d’inizio ‘900 quando tutto il mondo viveva la simile situazione dei giorni nostri e, così, fino ad immaginare il mio paese in quegli anni. Santa Sofia d’ Epiro, avvolta dal virus della spagnola.

Rispetto ad oggi, le donne, gli uomini, i bambini, gli anziani come vivevano la paura della malattia e l’incognita della guarigione? Cosa indossavano per proteggere se stessi e gli altri dal virus? Da qui la consapevolezza dei legami tra passato e presente, della continuità generazionale, della forza e del coraggio ad affrontare i rischi, arrivando ai giorni nostri: noi arbëreshë, ancora arbëreshë, tenacemente arbëreshë”.

Proprio per questo Carla Gallo ha sentito l’esigenza di vestirsi della sua terra, di sentirsi abbracciare dalla sua tradizione. “Di cercare rifugio nel mio mondo – ha asserito - trascinando a me il senso di appartenenza e stringendolo tra le mani per sentirne forza e protezione. Ed ecco l’idea della mascherina arbëreshë: l’accessorio del presente intriso di passato. Poi ho pensato a chi, per ragioni diverse, è dovuto partire ma ha continuato a “coccolare”, col cuore, i simboli della cultura arbëreshë ed è allora che ho capito che in quell’oggetto, che oggi sembra allontanarci, avrei potuto trovare un anello di congiunzione con le altre comunità arbëreshë lontane. Ringrazio tutti coloro che hanno apprezzato la mia idea, la costumista, Carmelina Oliva, per averla realizzata e Giancarlo Macrì, presidente dell' Associazione Pro Loco sandemetrese, per averla esposta presso il museo "San Nilo" di San Demetrio Corone. Un plauso anche alla mia amica, Emanuela Chiarello, che, con il suo amore per il bello e la ricerca costante di nuove idee, è il mio faro sempre acceso”.

martedì 27 ottobre 2020

Immunità di gregge. Vaccino anti Covid. I dubbi della virologa, Ilaria Capua

 


È dall’inverno scorso che si parla di immunità di gregge. Il primo a rievocarla è stato il premier britannico, Boris Johnson in piena pandemia. ll 12 marzo scorso, in una conferenza stampa a Londra, ripropose la tesi di Sir Patrick Vallance, una delle due massime autorità mediche del governo, secondo il quale "il 60% dei britannici avrebbe dovuto contrarre il Coronavirus per sviluppare l'immunità di gregge.

Il Coronavirus – affermò Vallance a Sky news - è una brutta malattia, ma nella maggioranza dei casi ha soltanto sintomi lievi. Il virus sarà stagionale e tornerebbe anche il prossimo inverno. Per questo è importante sviluppare un'immunità di gregge, per tenere sotto controllo il virus a lungo termine". Vallance parlò di immunità di gregge, acquisita attraverso il contagio del Covid, non per via di vaccinazioni di massa, come accade normalmente, anche perché non è arrivato, ancora, alcun un vaccino. Nei giorni scorsi, si è ritornato a parlare di questo tema.

In una intervista, rilasciata al Corriere della Sera, la virologa, Ilaria Capua, parla del vaccino che, in questo momento, potrebbe non essere “la soluzione migliore, non fosse altro per una questione di tempo. Ancora non c'è – ha asserito la Capua - e non abbiamo certezza che quelli, in via di sviluppo, siano efficaci. C'è, poi, un ulteriore fattore. Non si sa se basterà una dose oppure ne serviranno di più. Oltretutto, vi sono colli di bottiglia legati al fatto che le aziende che producono vaccini hanno alcuni passaggi obbligati da rispettare. Una volta giunta l'autorizzazione - dichiara la virologa - non ci saranno immediatamente dosi sufficienti per tutti. È bene anche far passare questo messaggio e diffondere il virus lentamente cercando di arrivare all'immunità di gregge. Al contrario se si espande troppo velocemente, le pecore saranno morte. Si deve mantenere la distanza – incalza la dottoressa Capua -. Bisogna stare lontani. È fondamentale tenere l'indice di circolazione basso e immunizzarsi piano piano. Quando il covid entrerà in contatto con una persona verrà bloccato e fra qualche anno diventerà, mi auguro, il nuovo virus del raffreddore”. Nel colloquio con il giornalista, Ilaria Capua, fa riferimento, anche al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump che ha contratto il virus nelle scorse settimane. “Il presidente – ha continuato Capua - va in giro perché è protetto. Gli anticorpi monoclonali che gli hanno iniettato sono un farmaco protettivo, oltre che terapeutico, al quale sono stati aggiunti cortisone, farmaci antivirali e una terapia di sostegno”.

Ma che cos’è realmente l’immunità di gregge?

Con questa espressione, si fa riferimento a quel fenomeno per cui, una volta raggiunto un livello di copertura vaccinale, rispetto ad una determinata infezione, considerato sufficiente all’interno della popolazione, si possono considerare al sicuro anche le persone non vaccinate. Essere circondati da individui vaccinati e non in grado di trasmettere la malattia è determinante per arrestare la diffusione di una malattia infettiva. La soglia minima dell’immunità di gregge varia a seconda dell’infezione. I patogeni, hanno diversi indici di contagiosità, ma per le infezioni più diffuse, contro cui ci si vaccina, è possibile considerare al sicuro l’intera popolazione quando almeno il 95% di essa risulta vaccinata. (Fonte fondazioneveronesi.it)

 

Matteo Renzi chiede di modificare il Dpcm. "I decreti vanno adottati su base scientifica non su emozioni passeggere"

 


“La situazione sanitaria è seria: la politica deve essere all’altezza”. È quanto ha scritto, in post su facebook, il leader di ‘’Italia Viva’’, Matteo Renzi che ieri, nella sua enews ha chiesto al premier di modificare il Dpcm.  “Chiudere di nuovo le scuole – dichiara Renzi - è una ferita devastante. Servono i tamponi rapidi a scuola, non i banchi a rotelle. Servono le aziende private per i trasporti, non complicate regole sulla didattica a distanza. Servono più posti in terapia intensiva, più personale sanitario e un sistema di tracciamento degno di questo nome, non generiche raccomandazioni ai cittadini. Serve far funzionare, in modo efficiente e sicuro la macchina dei test, non chiudere i teatri e i ristoranti che rispettano le regole, perché questo crea un effetto a catena in tanti settori. Va compresa l'inquietudine di chi non sa cosa accadrà domani – si legge nell’enews. Mentre si chiedono (ancora) sacrifici, sarebbe molto utile, secondo me, che il Governo chiarisse questi punti. E ci spiegasse quali sono i dati scientifici e le analisi sui quali si prendono le decisioni: i dati scientifici, non le emozioni di un singolo ministro. Teresa Bellanova, da ministra delegata – prosegue Matteo Renzi - sta combattendo per i ristoranti e soprattutto per la filiera collegata. Elena Bonetti, da professoressa universitaria prima ancora che da ministra, sta chiedendo quali siano i modelli matematici che supportano le decisioni del Governo. Alcuni amici hanno lanciato una petizione per tenere aperti i luoghi di cultura e le palestre. In Parlamento, chiederemo che il Presidente Conte valuti di seguire la stessa strada intrapresa dal Presidente dell’Alto Adige, che ha firmato un'ordinanza che prevede che i ristoranti siano aperti fino alle ore 22:00. Per quanto riguarda la ristorazione, è bene ricordare che i dati Istat - che mettono insieme alberghi, ristoranti e bar - ci dicono che il valore aggiunto 2019 di questo aggregato è di 64 miliardi di euro, quasi equivalente a quello di tutto il comparto edilizio”.

Dopo l’intervento dell’ex presidente del consiglio un coro di diniego alle sue richieste. Per segretario e vice segretario del Pd "Intollerabili gli attacchi da chi è al governo". 

Ma Renzi non ci sta. “Leggo polemiche sulla nostra semplice richiesta al Premier di rivedere il Dpcm – scrive oggi su facebook -. Chiudendo i ristoranti alle ore 18:00 e chiudendo i luoghi della cultura non diminuiscono i contagiati: aumentano solo i disoccupati. Chiedere di riflettere su basi scientifiche e non su emozioni passeggere è un atto di responsabilità contro la superficialità. E a chi ci chiede: dite queste cose al tavolo di maggioranza ricordo che stiamo aspettando da oltre un mese il tavolo politico che abbiamo chiesto e che sarà convocato dopo gli Stati Generali dei Cinque Stelle. I professori e gli studenti sono bravissimi – continua Matteo Renzi - ma la scuola sta pagando la mancanza di organizzazione, dai trasporti alla mancanza dei tamponi rapidi. Servono i test, non i banchi a rotelle. E servono i soldi del Mes: continuare a dire NO al Mes in questa fase non è ideologia ma è puro masochismo. Chiedere di organizzarsi meglio non è lesa maestà ma buon senso. Siamo in maggioranza ma non siamo mai stati e mai saremo Yes Man. E poi confesso che ci sono abituato: anche ad aprile dicevamo cose scomode che poi però si sono rivelate vere. Prima ci insultano, poi ci ignorano, poi ci danno ragione senza ammetterlo. I decreti vanno adottati su base scientifica – scrive ancora Renzi - non su emozioni passeggere. La situazione sanitaria è seria: la politica deve essere all’altezza”.

lunedì 26 ottobre 2020

Ci vuole unità. Basta diseguaglianze. Basta liti.

 


Ho come l’impressione che si stia perdendo la bussola. È come se la via maestra abbia preso una direzione diversa e si sia smarrita. 

Ricordate il primo canto dell’inferno? La prima sestina recita così:

“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura ,ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!”

Ecco. La selva oscura è quel tunnel, alla fine del quale non si riesce a vedere la luce. 

Percepisco paura e questo faccio fatica ad accettarlo.

Vorrei che le istituzioni, ai più alti livelli, ribadissero il concetto di UNITA’. 

È un momento difficile e cosa accade? Di tutto e di più. Sono giorni che assistiamo, soprattutto in Tv e sui giornali, a scambi di accuse tra i politici, invettive tra il sindaco di Napoli e il governatore della Campania. Parole, parole, parole che non fanno bene ad alcuno.  Le stesse, hanno un peso in questo delicato periodo storico. Possono essere dei macigni che sarà difficile sgretolare in futuro.

Anche nell’esecutivo nazionale ci sono fibrillazioni. Chi è d’accordo con il nuovo Dpcm e chi minaccia di andare via dal governo in netto disaccordo sulla linea intrapresa dal premier e dai suoi ministri.

Lungi da me entrare nel merito delle decisioni assunte dai più alti vertici dello Stato, ma una cosa sento di doverla esternare.

Ad oggi, non noto differenze dal mese di marzo. Ho l’impressione di vedere un film dell’orrore che ha provocato tanti incubi l’inverno scorso. Notti insonni, passate davanti alla Tv che snocciolava dati e numeri di decessi, positivi, sintomatici, asintomatici etcccccccc..........

Ricordo quando, in primavera, si parlava di una probabile seconda ondata del Covid – 19. Dovevamo essere più preparati. Sono settimane che assistiamo ad un incremento dei contagi in tutta Europa. In Francia si stanno sfiorando i 100 mila casi.

E noi cosa abbiamo fatto? Ci siamo fatti trovare impreparati. Sembra di essere su una nave che, in mezzo alla nebbia, sta navigando a vista e questo non ce lo possiamo permettere. Non è possibile un nuovo lockdown generale.

Allora che fare? Dobbiamo rispettare le regole? Facciamolo. Dobbiamo mettere la mascherina, distanziarci, igienizzare le mani continuamente, proteggere i nostri cari? Facciamolo. Ma il lavoro no. C’è gente che ha investito fior di quattrini per adeguarsi alle norme anticovid. Commercianti, ristoratori, gestori e proprietari di palestre, bar cinema teatri e tutte quelle categorie, chiuse da oggi fino al 24 novembre, si vedono nuovamente sul lastrico. Arriveranno i ristori da parte del governo, ma basteranno? Ci sono petizioni e richieste di aiuto. Bisogna ascoltare il grido di allarme di queste persone che manifestano in maniera ‘’PACIFICA’’. 

Le lacrime di quel commerciante di Napoli che abbiamo visto tutti qualche giorno fa, intervistato da una collega di Sky Tv24, sono anche le nostre. L’ho scritto ieri e lo ribadisco: siamo l’Italia. Abbiamo esportato la nostra cultura  e intelligenza in tutto i mondo. Facciamo vedere che siamo un popolo unito e rispettoso. Lo dobbiamo a noi stessi. La disuguaglianza non giova a nessuno. Alimenta solo odio e rancore.

domenica 25 ottobre 2020

Covid - 19. Massimo Giannini: "Torno a Casa. Esco dal tunnel, dopo tre settimane esatte di buio"



"Sono ancora positivo, ma dopo 21 giorni di Covid e almeno tre senza più sintomi posso proseguire la quarantena a domicilio. C’è un drammatico bisogno di posti letto, per ricoverare i tanti, troppi pazienti gravi che arrivano in continuazione. Quando sono entrato io, solo al mio piano, eravamo in 18. Ora ce ne sono 84. Oltre la metà ha meno di 54 anni, ed è intubata e pronata. Una ‘procedura’ terrificante, che mi sono fatto raccontare. Ti sedano, ti infilano un tubo nei polmoni, e da quel momento su di te scende la notte di un tempo infinito e un luogo indefinito. Chi guarisce viene estubato. Ma se non accade, te ne vai senza saperlo, senza che un familiare, un parente, un amico possano averti dato l’ultima carezza. Tutto questo mi è stato risparmiato. Lascio il mio letto a chi sta peggio di me, in attesa di un primo tampone finalmente negativo. Non so quando arriverà, e non mi importa. Tra tanti ‘sommersi’ che ho visto in questa avventura, io sono tra i salvati”. In ospedale ricoverata per Covid c’è anche la madre di Giannini. “Anche se la mia povera madre rimane ancora lì, in quella stanza, a fronteggiare il Male da sola, io sono grato”.”

Massimo Giannini


L’esperienza del direttore de ‘’La Stampa, Massimo Giannini mi ha colpita. Lo ringrazio per aver parlato, a cuore aperto, di tutto ciò che ha vissuto in queste settimane ed evidenziato la crudeltà della malattia.

Vorrei che, soprattutto i ragazzi, prendessero consapevolezza che tutto ciò che stiamo vivendo non è uno scherzo. Portare la mascherina sotto il mento, piuttosto che attorcigliata al polso come un bracciale da esibire non è cult, non è la moda del momento. Andare controcorrente, sfidando un virus infido, subdolo e infame, non giova ad alcuno.

Le scene degli impianti di risalita di Cervinia presi d’assalto dagli sciatori, mi ricordano le immagini dell’inverno scorso prima dell’incremento dei casi in Lombardia. Ma è mai possibile che la memoria sia così corta e che i ricordi di quei terribili giorni siano scomparsi in un attimo?

Ragazzi, leggete, continuate a studiare anche se non in presenza. Reinventatevi. Scrivete, gioite alla vita. Lo dovete a voi stessi e, soprattutto, a coloro che, in queste ore stanno lottando tra la vita e la morte, assistiti da angeli in camice bianco.    

Se tutti adottiamo semplici regole di vita, riusciremo ad uscire da questo incubo.

Non costa nulla indossare la mascherina, distanziarsi laddove ce ne sia la necessità e igienizzare spesso le mani.

Siamo italiani. Uno dei popoli più intelligenti al mondo. Ragazzi non lo dimenticate mai!!!!!


Ha vinto lo Stato. Ha vinto l'Italia. Abbiamo vinto tutti noi.

  30 anni di latitanza. 30 anni di misteri, depistaggi, ombre sul latitante più ricercato al mondo. Questa mattina, all’alba, in una clinica...