È stata la prima ad adoperare il metodo antropologico per analizzare la società europea, in particolare quella italiana, adoperando gli stessi strumenti usati dall'antropologia per le società primitive.
Il mondo della cultura italiana ha perso un altro tassello importante dei nostri anni: nei giorni scorsi, all’età di 91 anni, ci ha lasciato Ida Magli, l’antropologa controcorrente per antonomasia: famosi i suoi libri sulla storia delle donne e il potere maschile e sulla religione; di impatto, poi, la sua presa di posizione sull'Unione Europea e il rapporto con gli immigrati e l’Islam degli ultimi anni.
Nei suoi saggi e articoli, infatti, Magli puntava il dito sul pericolo che l'Islam rappresenta per l'Occidente, proponendo “una limitazione degli ingressi ai musulmani per difendere i diritti di libertà costruiti in secoli di storia”.
Un pensiero, quest’ultimo, che l’antropologa allargava anche alla Ue, contro la quale si è sempre scagliata, sostenendo che fosse nata per “conculcare le culture dei Paesi dell'Occidente, Italia in testa, favorendo, così, la vittoria dell'Islam”.
Tra i suoi libri più famosi, si annoverano Matriarcato e potere delle donne, Gesù di Nazareth - Tabù e trasgressione e Figli dell'uomo: storia del bambino, storia dell'odio, quest’ultimo finito di scrivere da poco tempo e che narra della violenza sui più piccoli, paragonati a soggetti deboli e senza potere della storia.
Ida Magli era anche autrice di numerosi saggi, tra cui Santa Teresa di Lisieux, Viaggio intorno all'uomo bianco, La donna un problema aperto, Storia Laica delle donne religiose; inoltre ha firmato la voce antropologia culturale per l'enciclopedia Garzanti.
Anche la musica faceva parte della sua vita: si è servita, infatti, della sua conoscenza musicale (era diplomata all’accademia di Santa Cecilia) per comprendere appieno e adoperare il concetto di “modello” culturale, messo a punto da Franz Boas e Alfred Kroeber, come “forma” chiusa e significante in sé stessa.