lunedì 24 marzo 2014

Un testo da leggere tutto d'un fiato...

Mi pregio di postare, in toto, uno scritto che racchiude, in se, quel significato puro e semplice di una grande fratellanza...
Grazie a te per avermi dato la possibilità di conoscere quanto di più bello sei e che mi tramandi quotidianamente!!!!
Anni fa ho iniziato studiare la massoneria, i Rosacroce e i Templari, ma tante cose non mi quadravano e molte domande rimanevano irrisolte in mezzo alle mille contraddizioni sia della Chiesa che della massoneria. Le domande erano tante.
Perché la massoneria, che dovrebbe essere anticattolica e dunque, a rigor di logica, vedere tutto... ciò che richiama la Chiesa come il fumo negli occhi, festeggia San Giovanni ed è fissata con i santi, San Giacomo, Santa Rita, Santa Rosa, ecc.? Nelle mie prime tavole architettoniche, avevo dato una spiegazione in parte vera, ma molto semplicistica e per gran parte addirittura falsa. Avevo affermato che la massoneria stravolge i simboli cristiani per dare loro un significato contrario a quello che gli da la Chiesa. Questa cosa è vera per i satanisti, ma se riferita a tutta la massoneria in effetti è errata per vari motivi; prima di tutto perché la massoneria riunisce in sé simboli della religione egizia, si rifà a Pitagora, ma studia anche induismo e buddhismo e dentro all’etichetta massoneria c’è un po’ di tutto, dal satanismo al cristianesimo.
Una domanda cruciale che mi facevo, poi, era questa: perché se oggi la massoneria non è più perseguitata, non si diffonde a tutti l’immensa conoscenza di cui questa istituzione è portatrice?
Spesso poi sentivo dire in determinati ambienti che la massoneria custodisce il segreto sulla vera identità e natura del Cristo e che i veri cristiani sono i massoni. L’affermazione mi pareva senza senso.
E in che senso, come disse il Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, oggi esistono due chiese, quella cattolica e quella massonica? In che senso, mi dicevo, la massoneria è una chiesa? Ma non è vietato parlare di religione in massoneria, come dicono le regole base di questa organizzazione
Talvolta si accennava ad un segreto, custodito dalla massoneria, con cui essa terrebbe in scacco la Chiesa. Qual è questo segreto? In cosa consiste? Forse nel Graal? Ma cos’è questo Graal?
A proposito del Graal, in particolare mi colpì molto una dichiarazione che di un gran maestro templare, il quale, in tutta tranquillità, dichiarava dove si nascondevano le ceneri di Jacques de Molay, e subito dopo dichiarava che la coppa del Graal era autentica, come dalle analisi che aveva fatto fare da esperti per verificarne l’autenticità. Dichiarava inoltre che il vero segreto della massoneria e della Chiesa non era certo il Graal fisico, ma era il Graal spirituale, mentre quello fisico non interessava nessuno. Questa informazione non corrispondeva con quanto sapevo io, perché, per quel che mi consta, Hitler mise a ferro e fuoco intere località per cercare il Graal e finanziò spedizioni persino in Tibet; inoltre un oggetto, per quanto simbolico sia, è pur sempre importante a livello energetico per ciò che rappresenta più che per il potere reale che ha. Rimasi però colpito da questa affermazione, cioè che il vero segreto della massoneria e della Chiesa fosse un altro.
Per capire quale sia questo segreto dobbiamo fare prima un breve excursus storico sull’oggetto che storicamente è al centro della contesa tra massoneria e Chiesa cattolica: la figura di Cristo.
Il messaggio di Cristo in Palestina era un messaggio rivoluzionario, perlomeno in quelle zone, che non avevano conosciuto il buddhismo e quindi non avevano mai sentito parlare di pace universale, non violenza, compassione per tutti gli esseri compresi gli animali e le piante, ecc. Era un messaggio di amore, di amore incondizionato verso tutti. “Vi do un comandamento nuovo, amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, diceva Cristo.
Cristo poi perdona i propri nemici perché non sono cattivi, ma solo inconsapevoli (“Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”), il che introduce un concetto molto diverso rispetto a quello tipico di “buono/cattivo” o “giusto/sbagliato”.
Il Dio di cui parlava Cristo non era il Dio degli ebrei, vendicativo, geloso (“Io sono un Dio geloso”), terribile. Era un dio d’amore che presta attenzione alle pecorelle smarrite senza punirle.
Il messaggio di Cristo non si limitava però a questo.
Esso conteneva anche i principi propri della tradizione iniziatica pitagorica, orfica ed egizia.
Come in cielo così in terra, era il principio di Ermete Trismegisto “come in alto così in basso”.
“La tua fede ti ha salvato” era il principio della legge di attrazione e della volontà che ancora oggi si insegna nelle società segrete e comincia ad essere diffuso nella società profana tramite la volgarizzazione della cosiddetta legge di attrazione: la tua fede, non io, non Dio, ti hanno salvato, ma la tua fede, cioè l’intensità della tua convinzione.
“In principio era il verbo” è la regola della parola creatrice, da cui deriva la scienza dei mantra, e le formule magiche delle società segrete, che ben conoscono la potenza delle parole.
La grande innovazione di Cristo era quindi innanzitutto il messaggio di amore, come motore dell’universo e come principio di Dio, e in secondo luogo la semplicità e la possibilità di diffondere tale messaggio a chiunque, non solo agli iniziati.
Roma, per fermare l’avanzata del messaggio di Cristo, fa l’unica cosa che si può e si deve fare quando non si riesce a fermare un fenomeno: lo si compra, lo si corrompe, lo si fa passare dalla propria parte.
La religione cristiana diviene quindi religione ufficiale dell’impero dal 391 con Teodosio, e da quel momento in poi Roma distruggerà sistematicamente il messaggio autentico di Cristo.
La Chiesa cattolica diventava la portatrice di un messaggio di odio e di violenza contro il diverso, contro l’eretico, contro le altre religioni. Coloro che proponevano messaggi di amore autentico, come i Catari e i Dolciniani, venivano sistematicamente distrutti in un bagno di sangue. Chi si azzardava anche solo a proporre riforme della Chiesa nel senso dell’autentico messaggio di Cristo veniva bruciato, come Savonarola o Giordano Bruno.
Si salvarono dal massacro solo quei veri cristiani, come San Francesco, che portando anche un messaggio di povertà non faceva paura ai potenti; mentre i Templari e i Catari invece avevano tra le loro fila nobili, guerrieri, e persino re; e per questo motivo erano troppo pericolosi e furono sterminati.
Non a caso Roma aveva nel suo nome l’anagramma del messaggio cristico. La parola Roma, infatti, letta al contrario, è AMOR, che in latino è, appunto, la parola amore. Anche simbolicamente, quindi, il messaggio di Cristo veniva distrutto da una potenza il cui nome già evocava il principio contrario a quello cristico. E sempre dal punto di vista simbolico, la Chiesa edificava il suo impero su due personaggi chiave che, diremmo ai tempi di oggi, erano i meno indicati come testimonial della nuova religione: Pietro e Paolo. Il primo, che era l’apostolo che aveva rinnegato Cristo per tre volte; il secondo, che non aveva mai conosciuto Cristo di persona. I seguaci di Cristo continuarono in segreto la loro missione di divulgazione, ma a partire da Costantino in poi il vero messaggio di Cristo veniva trasfigurato, e doveva essere diffuso solo nel segreto delle tradizioni iniziatiche giovannite. In altre parole, alcuni seguaci di Cristo diffondevano il suo messaggio, contenuto prevalentemente nel Vangelo di Giovanni, ma lo facevano in segreto, nascondendolo dietro ai simboli e agli insegnamenti che si tramandavano all’interno delle organizzazioni segrete rosacrociane e templari.
I Templari erano l’ala militare dei Giovanniti, i Rosacroce l’ala – potremmo dire – civile. Dante era un rosacroce.Non a caso la sua confraternita aveva un nome evocativo: Fedeli d’Amore. Cavalcanti, Lapo Gianni, Guinizzelli, ecc., non erano certamente – come la cultura ufficiale ce li ha dipinti – dei poeti che cantavano tutto il giorno le lodi a delle donne improponibili ,anche perché erano spesso dei traditori e donnaioli impenitenti, e la maggior parte delle loro poesie erano quasi senza senso se interpretate alla lettera, l’amore di cui trattavano i Fedeli d’Amore era quello di Cristo; erano, insomma, Fedeli a Cristo, non all’amore fisico. Il segreto più importante della Divina commedia è contenuto nell’ultimo canto del Paradiso ed è il segreto di DIO. Dio, quel Dio che la Chiesa cattolica dipingeva e dipinge ancora talvolta come vendicativo e punitivo, è invece “pinto della nostra effige” (non a caso il termine Dio è dato dal termine IO con l’aggiunta della leggera D, che rappresenta anche il numero 4, che a sua volta rappresenta Dio, anche per i pitagorici). E il segreto dell’universo è “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.Dio, sta dicendo Dante, è dentro di noi, e noi siamo dèi (come dice anche San Giovanni). E dobbiamo tendere all’Uno (UNI VERSO = verso l’uno). E il segreto di tutto, quel segreto che pare così banale ma che in realtà la Chiesa cattolica ha tentato di sopprimere diffondendo un principio opposto, è l’Amore.Cristo è dunque Amore. Amore è Cristo. Ora, se teniamo presente che il simbolo dei Rosacroce è la croce, al centro della quale c’è la rosa, che rappresenta il cuore di Gesù, il suo sangue, e dunque anche Gesù stesso, si capisce anche l’importanza della Rosa nel simbolismo massonico, rosacrociano e templare. Quindi può stabilirsi questa equazione: Rosa = Amore = Cristo. Il segreto con cui i poteri occulti tenevano e tengono in pugno la nostra società è, quindi, tutto racchiuso nella figura di Cristo. Attorno alla sua figura si gioca una lotta tra massoneria e Chiesa cattolica, fatta di ricatti, colpi bassi, scomuniche vicendevoli, ma anche di patti e alleanze. Ma il segreto di Cristo è tutto lì: l’amore.
Per avere una società docile sottomessa ad ogni minimo capriccio del potere, si è creata una società senza amore, perché senza amore le persone sono infelici, e una persona infelice è facilmente sottomessa. Una persona felice, infatti, non andrebbe in guerra (perché dovrebbe rischiare di morire per poi non rivedere più i propri cari, le proprie cose?).
Una persona infelice obbedisce ad ordini illegittimi e commette anche illegalità, perché ha paura di perdere quel poco che ha e di diventare ancora più infelice perdendo il lavoro.
Una persona infelice lavorerà anche dieci ore al giorno come un mulo e sottopagato, se non sa e non conosce in quali altri modi potrebbe essere felice.
La tecnica usata da certi poteri per sottomettere la popolazione è stata quindi molto semplice: togliere l’amore da tutte le manifestazioni della vita sociale e individuale.
In primis, anziché insegnare alla gente ad essere felice, spiegando il senso della vita e della morte, si insegnava e si insegna alla gente a primeggiare, a prendere bei voti anche nelle materie in cui non hanno alcun interesse, e ad accumulare soldi. Cioè si insegnava loro il miglior modo per essere infelici, intanto perché non si può primeggiare in tutto, e in secondo luogo perché anche quando si primeggia, ciò non porta la felicità.
Si insegnava poi a dipendere dalla stima altrui, e non da quella per se stessi, in modo da farci dipendere dagli altri. Queste cose le conosceva bene Umberto Eco, che nel suo romanzo Il nome della rosa parlava di un libro segreto, un libro “con cui si uccide e per cui si uccide”. Questo libro è la Commedia di Aristotele, che nel romanzo tratterebbe il tema del “riso”; in realtà, come abbiamo spiegato in altre tavole architettoniche, esso è la Divina Commedia.
La scelta del titolo non è casuale; esso da una parte richiamava la Divina Commedia, ma dall’altra facendo riferimento al riso stava alludendo anche alla felicità; il libro era proibito perché un libro che parlasse di felicità non può che essere inviso ai poteri forti, che vogliono una popolazione sottomessa perché infelice. Eco, insomma, sapeva bene che il fine dei poteri occulti era mantenere la gente nell’infelicità perché conosceva bene i segreti della Rosa. Un segreto conosciuto anche da Franco Battiato, che a quanto ci dice nella canzone “La cura”, conosceva le leggi del mondo e ne farà dono alla donna amata, secondo alcuni, al discepolo, per chi interpreta la canzone come un discorso che il maestro fa al suo discepolo. E quali sono le leggi del mondo lo dice in un’altra canzone: “Tutto l’universo obbedisce all’amore”. Il risultato della sottrazione dell’amore in tutti i settori del vivere è il seguente. I politici fanno il loro lavoro per potere, non per amore, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti.I magistrati fanno il loro lavoro per prestigio, quindi non interessa loro portare giustizia e amore.
La maggior parte della gente fa alcuni lavori per prestigio o per soldi, scambiando la felicità con l’accumulo di beni. Pochi quindi fanno un lavoro per amore e passione, e spesso quei pochi vengono derisi perché non guadagnano abbastanza o perché il lavoro non è troppo prestigioso. Chi non si piega alle leggi della società, chi vuole fare il pittore, il cantante, il regista, nonostante i pochi guadagni, viene deriso e considerato con sprezzo un “artista”, un fannullone, uno che non vuole mettere la testa a posto. La corruzione diffusa e l’impossibilità di diventare anche portalettere senza una raccomandazione hanno fatto sì che oggi il 90% delle persone faccia il suo lavoro solo per portare a casa lo stipendio, non per amore di ciò che fa. Quindi abbiamo impiegati costantemente incazzati, negozianti che tendono a fregare il cliente perché non mettono amore nella loro attività e nel servizio alla clientela, professionisti che non vedono l’ora di andare a casa e che se ne fregano del cliente che hanno davanti, imprese che fabbricano prodotti scadenti, ecc. Contribuisce a questo stato di cose la cultura ufficiale. Dalla cultura è stato tolto tutto ciò che è vivo, vero, e che potrebbe rendere interessante quasi tutto. Si studia Dante Alighieri senza capire di che amore parla, e la maggior parte dei commentatori pensa davvero che egli abbia scelto San Bernardo come sua guida perché “era devoto alla Madonna” e non perché – magari – era il creatore della regola templare.Si studia la storia senza capire le reali connessioni tra eventi, quindi senza capire il motivo per cui certi fatti accadono, sì che la storia ufficiale viene presentata come un insieme di fatti casuali e la maggior parte della gente non si appassiona a questa materia.Anche altre materie, come la matematica, vengono presentate in modo arido. Nessuno dice allo studente che Pitagora non era solo un matematico, anzi, non lo era affatto; Pitagora era invece un iniziato che aveva una scuola di misteri, che non a caso morì assassinato insieme a molti seguaci, perché insegnava la matematica dell’universo e l’unità delle religioni. Non a caso gli iniziati ad alcune società segrete vengono anche chiamati tutt’oggi Pitagorici. E la matematica i massoni la conoscono bene, tanto da chiamare il loro Dio “Grande Architetto dell’Universo”, e tanto da renderli ossessionati da date e simboli sì da metterli ovunque e da non fare un passo, spesso, senza aver consultato astrologi e numerologi.Se quindi per una persona normale, un profano, il fatto che MORO sia morto assassinato nella città di ROMA (A-MOR) è un caso, l’iniziato capisce subito le implicazioni di un simbolismo del genere, come capisce bene il motivo per cui al numero 9 di Via Caetani (Caetani era un dantista di fama internazionale) dove Moro fu lasciato morto, c’è il Conservatorio di Santa Caterina della Rosa.
Ma l’iniziato non ne parla con i profani, perché non capirebbero Visto che viviamo in un’epoca di (relativa) libertà di pensiero, verrebbe da domandarsi il motivo per cui la conoscenza massonica non venga divulgata anche ai profani. Intendiamoci… Oggi chiunque può acquistare testi massonici in qualsiasi libreria; esistono persino in commercio i rituali di morte di Waite e di altre organizzazioni, quindi c’è veramente di tutto. Ma il problema è anzitutto che il 99% di questi testi sono incomprensibili; in secondo luogo certi concetti (l’influenza della massoneria nella società e nella storia, il conflitto tra massoneria e Chiesa, ecc.), non sono “insegnati” nelle scuole, dove anzi si insegna tutto il contrario.
Allora viene spontanea la domanda sul perché il pensiero, la dottrina e la conoscenza massonica non possano essere diffusi e divulgati con semplicità a tutti.
Il problema non è la conoscenza in sé, ma la coscienza; capire che alla base del conflitto tra massoneria e Chiesa c’è l’amore, significherebbe aprire gli occhi alla gente, farla svegliare, farle ricercare la felicità. Si dà quindi alla gente al massimo la conoscenza, ma non la coscienza (e non a caso il termine conoscenza è dato da coscienza, con l’aggiunta di un NO: no coscienza).
Perché una società di persone infelici è una società di schiavi; una società di persone felici non è manipolabile. Immaginiamoci cosa succederebbe in una società come la nostra se venisse immesso l’amore in tutti i campi lavorativi e sociali. Senza trasformazioni strutturali, senza riforme legislative, avverrebbe naturalmente questo:
- polizia e carabinieri inizierebbero a fare il loro lavoro con passione e amore per la ricerca della verità, in pochi mesi verrebbero sgominate l’internazionale pedofila, le mafie, e altri cancri sociali;
- i magistrati laverebbero per la giustizia e non per tornaconto personale; sparirebbero gli insabbiamenti, i processi politici, le distorsioni;
- gli avvocati difenderebbero i loro clienti al meglio, sicuri di avere un processo equo e giusto, e troverebbero più facilmente accordi con le controparti nell’interesse di tutti;
- i giornalisti si rifiuterebbero di pubblicare notizie farlocche, e in prima pagina anziché esserci le ultimissime sul calcio o sulle finte trombate di Berlusconi, ci sarebbero ipotesi di soluzione per evitare la crisi finanziaria, si parlerebbe di tutelare realmente le minoranze deboli e si porterebbero alla luce tutti gli scandali, facendo quindi finire l’epoca dei poteri occulti, perché esisterebbero solo poteri palesi, quindi trasparenti, quindi controllabili dai cittadini, quindi onesti;
- nella sanità non ci sarebbe l’immenso buco nero che sottrae miliardi di euro alle casse statali e che finisce nelle tasche degli amministratori, ma questi soldi verrebbero utilizzati per medicine, strutture, ecc., e gli ospedali inizierebbero a funzionare per incanto;
- si svilupperebbero le medicine alternative perché molti medici, di fronte ad ipotesi di cure non tradizionali, non partirebbero negativamente solo per la paura che gli venga sottratta una fetta di mercato, ma cercherebbero di capire quale sia la soluzione migliore per la cura del paziente;
- i politici migliorerebbero in poco tempo i settori legislativi carenti e cesserebbero di incanto le guerre; amministrando in nome del popolo, per amore di esso, e puntando al benessere della popolazione, nessun leader politico sarebbe così miope da scatenare una guerra (“fratello palestinese, scusa se ci hanno insediato nei vostri territori… qualcuno ha avuto questa bella idea per metterci l’uno contro l’altro, ma ora che il danno è fatto cerchiamo di convivere pacificamente”; “fratello israeliano, ma figurati… non devi scusarti, in fondo la Palestina era vostra, e siete stati scacciati da popolazioni prive di amore ed era giusto che tornaste; la Palestina era la vostra casa e lo è ancora, avete dato al mondo tante cose belle, è giusto che rimaniate, c’è terra per tutti”);
- i grillini perdonerebbero i parlamentari attuali (“vi perdoniamo perché non avete avuto colpa di ciò che avete fatto, ma ora mettetevi in riga eh birbantelli”) senza insultare Bersani e senza chiamarlo “morto che parla”, eccitando così lo scontro politico; e Bersani e Berlusconi si accorderebbero per formare il nuovo governo prendendo il programma di Grillo, sia pure con una piccola ritoccatina in materia di banche e moneta;
Certo, ci sarebbero sempre il serial killer che ama uccidere l’altro, il banchiere che ama solo il denaro, la mafia che si organizzerebbe per vivere illegalmente, il ladro e il violento, ma non potrebbero continuare a lungo il loro lavoro se i politici amassero il loro, e lo amassero anche le forze dell’ordine, la magistratura, i militari, ecc. ecc.
Sarebbe un mondo diverso senza necessità di alcuna riforma particolare.
Il lavoro della società verso la felicità e l’amore è tuttavia cominciato.
Nonostante la strenua lotta dei poteri occulti per rendere le persone infelici, nonostante la sistematica uccisione di tutti i maestri che hanno diffuso un messaggio diverso, Cristo, Osho, Gandhi, M.L. King, molti maestri nell’umanità hanno piantato un seme che non potrà più essere estirpato.
Cristo per primo ha gettato il seme, seppure destinato a germogliare nei secoli futuri, e la sua crescita è ormai inarrestabile. L’amore è quindi un concetto apparentemente banale, ma in realtà tanto rivoluzionario da dover essere mascherato da amore cortese nel 1200, ed esser comunicato in segreto nelle società misteriche nei secoli successivi, proprio per la sua portata rivoluzionaria, deve essere introdotto piano piano, a piccole dosi nella società. Non potrebbe essere diversamente, perché la società non è pronta a questo concetto. Eppure esso è ormai recepito in molti ambienti, tanto che rimasi colpito quando Berlusconi dichiarò – forse un pochino enfaticamente – che “l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio” dopo la finta aggressione a piazza San Babila. Finta l’aggressione, finto – almeno per quello che mi è sembrato – il messaggio, ma devo dire che credo fosse la prima volta che sentivo da un politico una frase del genere. E questo vuol dire che il seme è stato comunque gettato.
La titanica lotta di questi duemila anni, tra Chiesa cattolica e Rosacroce prima, e Massoneria poi, può essere letta in due modi. Il primo è quello di considerare la Chiesa come l’istituzione che per secoli ha cercato, e cerca tuttora, di ostacolare il progresso e la conoscenza, che ha distrutto la figura di Cristo e di Dio portando ovunque nel mondo messaggi di sopraffazione, di odio, intolleranza, e cercando di conquistare le coscienze di tutto il mondo (in parte riuscendoci, dato che la Bibbia è stato il primo libro ad essere stampato nella storia, ed è tuttora il libro più letto nel mondo); e la massoneria come la forza che ha cercato di ostacolare per secoli questa tendenza, portando luce e conoscenza (“Dal silenzio la luce” si intitola uno degli ultimi libri sui Rosacroce pubblicati dalla Giunti editore). Non mancando di notare però, che a partire dal 1717, come dice Carpeoro, questa istituzione ha iniziato il suo declino perché non è più una palestra di perfezionamento dell’individuo ma spesso una congrega dove si fanno affari, si cercano rapporti economici, e spesso si trama nell’ombra con la sicurezza dell’impunità. E attualmente Chiesa cattolica e massoneria vanno spesso a braccetto e perseguono identici fini con identici mezzi, diventando due facce di una stessa medaglia, come Giano Bifronte e San Giovanni, Battista ed Evangelista. La seconda è quella di partire dal presupposto che l’aspirazione a conquistare il mondo e assoggettare le masse è stata sempre tipica dell’uomo, e quindi non esistendo la Chiesa cattolica ci sarebbe stata un’altra istituzione che avrebbe cercato di fare lo stesso.
La Chiesa cattolica ha invece il merito di aver diffuso ovunque la figura di Cristo, e anche se in modo distorto, anche se travisandolo, anche se mal interpretandolo, ha comunque introdotto un concetto, che è quello dell’amore. La massoneria, dal canto suo, ha diffuso la conoscenza e la cultura, non a caso tutti i più grandi uomini dell’umanità in passato erano massoni. E’ dalla fusione di queste due forze, dal meglio di esse, che un domani arriverà un’umanità migliore, che avrà amore e conoscenza, saggezza ed equilibrio. Il percorso di crescita dell’umanità è fatto a gradi e non potrebbe essere fatto diversamente (non a caso nelle scuole iniziatiche pitagoriche si diceva che occorre celare i misteri ai profani, perché la verità, se rivelata al depresso diventa un’arma per la sua autodistruzione, al malvagio diventa un’arma pericolosa per gli altri, mentre lo stolto non ne reggerebbe il peso e impazzirebbe).
Se 2000 anni fa il re poteva far tagliare la testa a chiunque, e tutti pensavano fosse legittimo, ma al tempo stesso quando questi passava per le strade lo acclamavano in massa, oggi l’umanità è molto diversa. Siamo insomma un po’ più evoluti rispetto a 2000 anni fa, e ce ne vorranno forse altrettanti perché il perfezionamento sia completo. In tal senso la Chiesa cattolica, nel tentativo a breve termine di fermare l’insegnamento di Cristo, probabilmente ne ha solo ritardato la diffusione, ma ha avuto il grande merito di aver fatto conoscere la sua figura ovunque nel mondo; e qualunque ricercatore spirituale che non persegua solo la “conoscenza” ma ricerchi la verità, non può prima o poi se non arrivare all’unica via, come diceva Scaligero nel passo citato da Cammerinesi in una mia tavola architettonica precedente. Quell’unica via che è data dal punto di contatto che esiste in tutte le religioni, ebraica, cristiana, musulmana, buddhista e induista.
La massoneria ha il grande merito non solo di aver diffuso ovunque la conoscenza e la saggezza, ma va detto che ha anche permesso un maggiore approfondimento relativamente alla figura di Cristo (se non fosse stato per la massoneria infatti non avremmo conosciuto i vangeli gnostici e non sarebbero nati gli studi alternativi sulla sua persona). Se leggiamo le cose in un’ottica anche di crescita della consapevolezza, anche personaggi additati in genere negativamente come Aleister Crowley, il mago nero più famoso del ventesimo secolo, hanno dato un forte contributo alla diffusione dell’amore; il motto di Crowley, che era il riassunto del suo sapere esoterico, era “Amore è la Legge, Amore sotto il dominio della Volontà”. Certo il suo era un amore che non corrispondeva al concetto di amore di Cristo (il quale forse avrebbe utilizzato il motto “volontà sotto il dominio dell’amore”); ma leggendo i testi e la biografia di Crowley si scorge comunque il grandissimo amore che lui aveva per la magia e per l’esoterismo, ed è per questo che la sua figura ha contribuito più di ogni altra a diffondere il sapere esoterico nella società. La sua opera e la sua vita sono un immenso canto d’amore per la magia, anche se, probabilmente, non traspare un identico amore per se stesso e per gli altri (anzi traspare una volontà di autodistruzione, ma lui stesso si dichiarava strumento di forze superiori non controllabili). In futuro la società, per non trasformarsi in una prigione fisica e mentale, dovrà vedere il diffondersi sempre maggiore di Accademie e scuole di pensiero, dove si insegni (senza il vincolo del segreto e senza il senso di superiorità che caratterizza gli iniziati rispetto ai profani) la spiritualità e il perfezionamento dell’individuo. In tal senso occorrerà partire dalla scuola, trasformando le attuali scuole, che sono una sorta di catene di montaggio per produrre utili idioti per il sistema, in una struttura che educhi il ragazzo a pensare, che lo stimoli a occuparsi prevalentemente dei propri talenti e non a primeggiare con gli altri anche in materie per lui di nessun interesse, che insegni veramente cosa è successo dietro alle quinte della storia ufficiale, che spieghi davvero il significato della Divina Commedia e di molte, troppe cose, che attualmente si studiano meccanicamente senza capirne il significato.
Ho scritto
Mario Saullo

I miei articoli su telegiornaliste.com "Ilaria Alpi. Un ricordo indelebile"


Sono passati 20 anni, ma il suo ricordo rimane indelebile nella mente di ognuno. La Somalia è cambiata, ma Ilaria Alpi è rimasta la stessa, come il suo essere giornalista nell’anima con un unico intento: quello di raccontare sempre e comunque la verità.

Era il 20 marzo del 1994. Una giornata difficile da dimenticare. Arrivò la notizia di un agguato a Mogadiscio. Un rincorrersi di voci contrastanti.

Poi il vuoto più assoluto in cui piombò tutta l’Italia. A cadere sotto i colpi di un kalashnikov la giornalista di Rai 3, Ilaria Alpi, e l’operatore Miran Hrovatin. Entrambi erano in Somalia per seguire la guerra civile e per indagare su un traffico di armi e rifiuti tossici illegali.

Un ventennio difficile in cui si è cercato e si continua a cercare la verità assoluta su quanto accaduto. Ma, a parte la ricostruzione degli avvenimenti che, bene o male, sono a conoscenza dell’opinione pubblica, quello che rimane indelebile nella mente è il sacrificio e quello spirito di abnegazione che ha portato Ilaria e Miran a partire per una Terra lontana, ricca di insidie, per raccontare ciò che stava accadendo con servizi e reportage che sono rimasti nella storia. 

Non si conoscono a fondo i reali motivi che hanno portato all’esecuzione dei due operatori dell’informazione italiana. Non si sa chi ha ordinato l’omicidio e chi ha coperto esecutori e mandanti. Comunque sia, c’è la volontà di continuare a scavare per capire, far luce su un delitto che ha scosso le coscienze.

Molti sono gli appuntamenti per non dimenticare, organizzati in Italia per ricordare Ilaria Alpi. L’impegno continua e con esso la voglia e la passione di chi non vuole che il ricordo svanisca. Le istituzioni si sono mobilitate. La Rai e tutti i colleghi hanno voluto ricordare la grande giornalista e il suo operatore con manifestazioni che si sono susseguite in questi giorni.

Mercoledì scorso, alla camera dei deputati, appuntamento voluto dalla presidenza di Montecitorio. Il 20 marzo, invece, la Tv di Stato ha mandato in onda, su Rai 3, in prima serata, una trasmissione, condotta da Andrea Vianello, incentrata sui due giornalisti. Un ricordo, al quale si sono associate personalità di spicco del mondo della cultura e dello spettacolo che hanno contribuito alla battaglia per non dimenticare la collega uccisa.

In più, mostre fotografiche e l’uscita di due lavori editoriali: “Ilaria Alpi. La ragazza che voleva raccontare l’inferno” di Gigliola Alvisi, e “La strada di Ilaria” di Francesco Cavalli.

Documenti, ricordi, sensazioni, di una donna che ha fatto del giornalismo la sua grande passione e che è morta per raccontare solo la verità. Nient’altro che la verità.

 

Maria Cristina Saullo

lunedì 17 marzo 2014

We Are Happy From ... UNICAL ( Università della Calabria )...Molto bello...Bravi ragazzi!!!!

Iniziano a spopolare i tormentoni musicali che fanno accendere, nei giovani, quella genialità che li rende partecipi della vita reale. Negli ultimi giorni, ‘’Happy’’ sta diventando un vero e proprio cult all’Università della Calabria. Dopo la città dei Bruzi, il tormentone è arrivato anche al campus di Arcavacata che, per l’occasione, è diventato la cornice ideale per l'evento musicale che sta trascinando i ragazzi del cosmo a ballare sulle note del brano di Pharrel Williams, "We are happy". L'iniziativa, che sta facendo schizzare le visite su youtube e le condivisioni sui social network, è stata promossa dallo staff di ‘’Unconditional’’, composto da un gruppo di studenti dell'Unical, molti dei quali provenienti da Scalea. Si tratta di Armando Benvenuto, Luigi Cino, Francesco Pandolfi, Benedetta Di Deco, Domenico Mammì, Antonella Fabrizio, Simone Bloise, Alberto Vecchio, Feliciana Lanuara, Daniele Zangaro, Stephan Gezzar. Nel video appaiono circa 140 tra studenti e persone che lavorano tra i "cubi" dell’ateneo cosentino. Tutti, accomunati da un unico ritmo: "happy". Ed è proprio questa frase che caratterizza il video. La gioia, la serenità, la grinta, la felicità che solo i giovani sanno trasmettere in quel messaggio universale che significa ‘’fratellanza’’ e ‘’cultura’’.

Ha vinto lo Stato. Ha vinto l'Italia. Abbiamo vinto tutti noi.

  30 anni di latitanza. 30 anni di misteri, depistaggi, ombre sul latitante più ricercato al mondo. Questa mattina, all’alba, in una clinica...