Parafrasando questa massima
del grande Totò, si arriva a capire il
significato puro del termine Filantropia. Non ci si può improvvisare, infatti,
filantropi perché non è un lavoro, ma una missione che nasce dal cuore. Quel
sentimento di carità che smuove le coscienze di ognuno a donarsi agli altri.
Non si tratta di elargire
denaro, ma avere la forza e il coraggio di elaborare un progetto serio,
finanziarlo per la risoluzione dei problemi reali della gente e gioire quando
si realizza.
In questo campo le donne la
fanno da padrona. Altro che quote rosa. Se pronunciamo il nome filantropia il
genere femminile campeggia in ogni dove. Un fenomeno che, negli ultimi tempi,
sta modificando il nostro vivere quotidiano, facendo emergere la figura della
filantropa come protagonista dell’impegno benefico in favore dei più bisognosi.
Agli albori esistevano le
dame della carità che aiutavano il prossimo. Oggi, esistono le signore della filantropia,
che gestiscono, e lo fanno proprio bene, progetti mondiali degni di lode.
Gli States sono la patria
della beneficienza. Qui, la filantropia femminile è un fenomeno consolidato da
secoli con l’International Network of Women’s Funds e il Women’s Philanthropy
Institute dell’Università dell’Indiana.
L’Europa tiene il passo con
progetti e iniziative che arricchiscono l’humus di donne, madri, casalinghe,
professioniste che mettono a disposizione degli altri le loro competenze e,
soprattutto, la loro anima.
In Germania è attiva da
tempo Filia – die frauenstiftung, una fondazione collettiva, il cui obiettivo è
quello di sviluppare progetti femminili in tutto il mondo. Dall’Africa
all’India, solo per citare alcuni Paesi, vengono alla luce progetti di cooperazione
culturale e professionale, dove il gioco di squadra diventa l’arma vincente.
In Italia, Diana Bracco è
una delle donne più attive nel panorama della filantropia al femminile, con la
Fondazione Bracco per la ricerca, con la quale sta promuovendo la ricerca sulla
salute per indagare sul processo di formazione del benessere psico-fisico e la
sua stretta correlazione con la cultura. Per non parlare, poi, di Maria
Vittoria Rava, con il suo lavoro estenuante e gratificante nei confronti dell’Emilia
devastata dal terremoto.
Di donne che si occupano
degli altri ce ne sono a migliaia. L’elenco è lungo e a volte non si conosce
neanche il numero esatto di coloro che operano, nel più stretto riserbo, per
aiutare chi ne ha bisogno.
Angeli caritatevoli, con il
volto limpido e trasparente, che, anche con un sorriso, cambiano la vita a chi
chiede aiuto. Donne che hanno ripreso in mano la propria vita e che si dedicano
in toto a chi soffre.
Maria Cristina Saullo
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