Era nell’aria. Ce lo
aspettavamo. Ma quando arriva la certezza è un pugno allo stomaco. Non sono tra
quelli che, in queste ore, stanno contestando la decisione di inserire la
Calabria tra le zone rosse, insieme a Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta.
La nostra sanità, negli anni, è stata depredata da interessi politici. Ci siamo visti sciogliere, come neve al sole, presidi sanitari fondamentali. Abbiamo assistito a passerelle senza senso e minacce di incatenarsi a Roma che non hanno avuto seguito. E la finisco qui.
Sono 10 anni che siamo commissariati e ieri c’è stata la proroga con il ''Decreto Calabria''. Un
tempo infinito che non ha una via d’uscita o forse si. Non lo so e entro nel
merito, ma tutti dovremmo solo stare in silenzio, e concentrare i nostri sforzi
affinché tutto passi nel più breve tempo possibile.
Non riesco a non pensare a
coloro che, da domani, saranno costretti a chiudere le saracinesche dei propri
esercizi commerciali. Capisco la frustrazione. Eravamo, nella primavera scorsa,
una delle regioni più virtuose, la cui popolazione è stata così disciplinata da
essere elogiata da più parti. Sapendo di essere abitanti di una delle regioni
più povere e martoriate d’Europa, abbiamo fatto vedere che la MAGGIORANZA della
popolazione non è disonesta e che si rimbocca le maniche e scende in campo per
cercare di salvare e custodire il prossimo. Abbiamo medici, infermieri e
paramedici eccellenti, ma ahimè sono pochi e le strutture risicate al lumicino.
Detto ciò, credo che mai
come in questo momento storico non possiamo permetterci di mollare. Lo dobbiamo
ai nostri figli. Prendiamoci questo periodo per riflettere e cercare di far
capire che questa meravigliosa terra non è solo coppola e clementine, ma tanto
altro. Non è solo come ci descrivono. C’è gente onesta e laboriosa che lavora e
si sacrifica. Siamo ricchissimi di cultura ed è proprio questa che deve andare
avanti.
Ma passiamo ai fatti. Ieri sera la conferenza stampa del premier. L’Italia è stata divisa in tre aree. Rossa, Gialla e Arancione.
Zona Rossa: Lombardia,
Piemonte, Calabria e Valle d'Aosta.
L'ultimo Dpcm, prevede
mobilità interna solo per "comprovate esigenze" (motivi di lavoro,
salute e emergenze), apertura solo per asili nido, scuole per l'infanzia,
elementari e prime medie, chiusura dei negozi ad eccezione di alimentari,
farmacie, parafarmacie, tabaccai, edicole. Restano aperti parrucchieri e barbieri
mentre devono chiudere mercati, bar e ristoranti. Si può acquistare cibo
d'asporto. È sospesa l'attività nei centri sportivi ma è consentita
esclusivamente all'aperto e in forma individuale. È anche permessa l'attività
attività motoria in prossimità della propria abitazione mantenendo le distanze
e usando la mascherina.
Zona Gialla: Abruzzo,
Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Veneto, Liguria, Marche, Molise,
Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto, province di Trento e Bolzano, Friuli Venezia
Giulia.
In queste zone ci sono le
misure restrittive più "morbide" previste nel Dpcm. Le scuole in
Campania resteranno chiuse anche se la Regione è stata inserita nella lista
delle aree "gialle" che prevede didattica in presenza tranne che per
le superiori di secondo grado. La Campania resterà invece ferma sulla chiusura
di ogni grado delle scuole che proseguiranno con didattica a distanza, quindi
dopo la pubblicazione del provvedimento del governo in gazzetta Ufficiale verrà
emessa un'ordinanza per confermare la chiusura.
Qui, non servirà
l'autocertificazione per uscire da casa, ma non sarà possibile entrare o uscire
dalla Regione o spostarsi da un Comune all'altro, tranne che per comprovate
esigenze dunque motivi di lavoro, salute e emergenze. Chiusi bar, gelaterie e
ristoranti fatti salvo per i servizi da asporto e la consegna domicilio.
Palestre e piscine restano chiuse, ma è ancora possibile fare attività
individuale all'aperto nel rispetto del distanziamento. Restano aperti
parrucchieri, barbieri ed estetisti. La didattica a distanza è estesa a tutte
le classi delle scuole superiori, mentre alle elementari e alle medie è
prevista l'attività in presenza con mascherina. I musei sono chiusi e sono
sospesi tutti i concorsi. Nei fine settimana sono chiusi anche i centri
commerciali.
Non ci sono Regioni
nell'area verde. "La pandemia corre – ha affermato il primo ministro - e
nessuna Regione può sottrarsi alle misure restrittive".
"Se, all'esito delle
misure – ha proseguito Conte - una Regione dovesse rientrare in condizioni di
stabilità per 14 giorni, con rischio più basso, potrà essere assoggettata a un
regime di misure meno restrittive, ce lo auguriamo tutti. Una volta condiviso
l'impianto delle misure restrittive, le
conseguenze sono automatiche, perché basate su criteri predefiniti e oggettivi che
sfuggono da qualsiasi contrattazione. Non si può negoziare o contrattare sulla
pelle dei cittadini, non lo farà Speranza né i presidenti delle singole
Regioni, il contraddittorio ci sarà, perché le ordinanze vengono fatte sentito
il presidente, ma non negoziato con il presidente. Appena la curva rientrerà
sotto controllo una delle prime misure sarà restituire la didattica in presenza
a quanti più alunni possibili".
Di parere opposto, i governatori delle aree rosse.
Secondo il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, "da Conte schiaffo ai lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita.
Per il governatore facente
funzioni della Calabria, Nino Spirlì, “Calabria zona rossa decisione ingiusta. Alle
ore 20:00, il ministro Speranza mi ha comunicato, per telefono, che il
Consiglio dei ministri aveva deciso di dichiarare 'zona rossa' tutta la Regione
Calabria. L'ho appreso con costernazione, rabbia e sgomento. Penso alle decine
di migliaia di imprese che saranno costrette a chiudere i battenti forzatamente
e, a mio parere, senza un motivo valido. Penso ai due milioni di calabresi che
si vedono privati delle più elementari libertà personali. Mi arrabbio, perché
tutto questo poteva essere evitato, se solo il governo avesse ascoltato i miei
ripetuti appelli che, carte alla mano, ho fatto, nei giorni scorsi e fino alle
ultime ore, per cercare di convincere chi, in realtà, si era già
abbondantemente convinto a prescindere".
In Sicilia, il presidente, Nello Musumeci, parla di assurdità. "La scelta del governo nazionale di relegare
la Sicilia a 'zona arancione' – ha dichiarato -
appare assurda e irragionevole. L'ho detto e ripetuto al ministro della
Salute Speranza, che ha voluto adottare la grave decisione senza alcuna
preventiva intesa con la Regione e al di fuori di ogni legittima spiegazione
scientifica".
(Fonte Ansa)
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