Calabria zona rossa. Il presidente
facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, ieri ha annunciato un ricorso al Tar
contro il provvedimento firmato dal ministro Roberto Speranza.
“Non si comprendono i
criteri scientifici in base ai quali il Governo ha deciso la vita o la morte di
un territorio – ha detto Spirlì - perché è di questo che si tratta. Un nuovo
lockdown, rischia di annichilire in modo definitivo una regione come la
Calabria. Nessuno nega le ataviche difficoltà del nostro sistema sanitario, ma,
in queste ultime settimane, la Regione, attraverso misure differenziate e
restrizioni mirate, è riuscita a limitare i danni e a tenere la curva
epidemiologica sotto controllo. I dati ufficiali - dice ancora Spirlì -
confermano la bontà di questa impostazione: attualmente, i posti di area medica
occupati sono il 16%, quelli di terapia intensiva raggiungono invece il 6%. La
soglia che dovrebbe far scattare la chiusura è del 30%. È dunque piuttosto
arduo comprendere le ragioni che sorreggono l'ordinanza ministeriale. Il Governo
ha deciso di punirci, ma noi non ci pieghiamo".
Domani, intanto, alle ore
12:00, tornerà a riunirsi, in seduta straordinaria il Consiglio regionale, con
un unico punto all’ordine del giorno: “Calabria zona gialla”.
L’assise, presieduta dal
presidente, Domenico Tallini, ha assunto tale decisione “su sollecitazione – si
legge in una nota – dei gruppi consiliari di maggioranza e della giunta
regionale”. La seduta si terrà a porte chiuse, vista la situazione sanitaria.
E i calabresi? Ieri sera
sono scesi in piazza. Nel tirreno cosentino, blocco della statale 18 a Scalea. Manifestazioni
anche a Praia a Mare e Scalea. A Cosenza, i manifestanti hanno bloccato lo
svincolo dell’autostrada A2. Nel capoluogo sit in di protesta davanti la
cittadella regionale. popolazione in strada anche a Lamezia Terme. In piazza a Reggio Calabria centinaia di persone. Qui, un
carabiniere è stato ferito da un sasso scagliato durante la manifestazione. Il
fatto è accaduto in Piazza Italia dove si sono radunate circa 600 persone che
hanno urlato slogan e fatto esplodere petardi. Il militare è stato subito
medicato. Da quanto si è appreso, le ferite sono lievi.
Adesso, dopo aver, a grandi
linee, delineato la cronaca di ieri, vorrei ribadire e l’ho fatto più volte anche
in questo mio blog, che la violenza non serve a nulla. Devastare vetrine,
infierire contro le forze dell’ordine non fa cambiare la situazione. Manifestare
è legittimo e previsto dal nostro impianto costituzionale, ma altro è solo
criminale.
Noi, in Calabria, siamo
sempre stati zona rossa, soprattutto a livello medico. Per curarsi, ancora
oggi, in molti casi, ci si affida al Nord. Siamo un popolo di migranti
sanitari. Non dovrebbe essere così perché abbiamo personale sanitario
eccellente che si prodiga e lavora tanto e bene. Siamo stati depredati da una mala gestione. E bene dirlo.
Non è un Dpcm che può
decretare la Calabria area ad alto rischio. Lo siamo già. Resta a noi, solo a
noi, cercare di ribaltare la situazione. Come? Scendendo in campo,
PACIFICAMENTE, con proposte. Dove eravamo quanto ci hanno commissariato le Asp
per infiltrazioni della criminalità organizzata? Dove eravamo quando ci hanno
chiuso gli ospedali? Siamo noi, il popolo votante a decretare. Abbiamo questa
facoltà. Non ce la facciamo sfuggire di mano. Basta mediocrità. Basta
clientele. Ci vuole preparazione, passione e onesta. La politica si riappropri
del senso nobile del termine e ritorni ad operare a testa alta con e per la
gente nella grande Agorà della vita.
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