Continua la lenta discesa
delle curve relative ai dati della pandemia in Italia, crollano le forniture
nel primo trimestre per quanto riguarda i vaccini e ci sono diseguaglianze
regionali su tutti i fronti.
Sono i focus principali
rilevati dalla Fondazione Gimbe nel monitoraggio relativo alla settimana 20-26
gennaio in cui si registrano gli ultimi effetti del decreto Natale.
Secondo il report di Gimbe,
tutti i numeri sono in calo, compresi quelli ospedalieri, anche se i ricoveri e
le terapie intensive rimangono sopra la soglia di saturazione in 5 e 6 regioni.
Le analisi indipendenti di
Gimbe sui dati ufficiali della campagna vaccinale, evidenziano notevoli
differenze regionali: nella distribuzione delle dosi, nel completamento del
ciclo vaccinale e, soprattutto, nelle priorità di somministrazione, con il
22,3% delle dosi destinato a personale non sanitario, categoria formalmente non
prevista dal piano.
Nella settimana 20-26
gennaio 2021, rispetto alla precedente, c’è stata una riduzione dei nuovi casi
(85.358 vs 97.335).
Scendono anche i casi
attualmente positivi (482.417 vs 535.524), i ricoveri con sintomi (21.355 vs
22.699) e le terapie intensive (2.372 vs 2.487); lieve calo dei decessi (3.265
vs 3.338)
Rispetto alla settimana
precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 3.265 (-2,2%);
Terapia intensiva: -115
(-4,6%);
Ricoverati con sintomi:
-1.344 (-5,9%);
Nuovi casi: 85.358 (-12,3%);
Casi attualmente positivi: -53.107 (-9,9%).
"Tutte le curve -
afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - continuano
questa settimana la loro lenta discesa, ancora grazie agli effetti del decreto
Natale, destinati tuttavia ad esaurirsi a breve"
L'incremento percentuale dei
casi si riduce in quasi tutte le Regioni. Negli ospedali, nonostante
l'ulteriore discesa di ricoveri e terapie intensive, l'occupazione da parte di
pazienti Covid continua a superare in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica
e in 6 Regioni quella del 30% delle terapie intensive, attestandosi a livello
nazionale rispettivamente al 34% e al 28%.
Per quanto riguarda i
vaccini, "oltre ai noti ritardi di consegna da parte di Pfizer - dichiara
Renata Gili, responsabile Gimbe Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione -
AstraZeneca ha comunicato alla Commissione europea una riduzione della
fornitura stimabile fino al 60% nel 1
trimestre, mentre CureVac non potrà consegnare entro marzo le 2,019 milioni
di dosi previste dal Piano vaccinale, visto che lo studio di fase 3 è stato
avviato solo il 14 dicembre".
Di conseguenza, al netto di
ritardi di consegne, entro il 31 marzo 2021 il nostro Paese dovrebbe disporre
di 16,557 milioni di dosi, di cui 8,749 milioni da Pfizer-BioNTech e 1,346
milioni da Moderna e 6,462 milioni da AstraZeneca. Il piano vaccinale
originario, prevedeva invece circa 28 milioni di dosi.
"Con queste disponibilità
- continua Cartabellotta - solo il 14% della popolazione potrà completare le
due dosi del ciclo vaccinale, ma non prima della metà o addirittura della fine
di aprile, ovviamente previa autorizzazione condizionata del vaccino di
AstraZeneca che potrebbe essere soggetto a limitazioni per i soggetti di alcune
fasce di età con conseguente necessità di rivedere le priorità del piano
vaccinale
Inoltre, occorrerà una
notevole reattività della macchina organizzativa, visto che la maggior parte
delle dosi non arriverà prima di metà febbraio. Sulla distribuzione regionale
dei vaccini, Fondazione Gimbe sottolinea che si rilevano notevoli differenze regionali
difficilmente spiegabili solo sulla base dei criteri utilizzati in questa prima
fase per la consegna
Per quanto riguarda le
somministrazioni: al 27 gennaio, hanno completato il ciclo vaccinale con la
seconda dose 270.269 persone, con marcate differenze regionali: dallo 0,16%
della Calabria allo 0,70% del Lazio.
Inoltre, le analisi
indipendenti della Fondazione Gimbe sui dati ufficiali rilevano che ben 350.548
dosi sono state somministrate a "personale non sanitario", una fascia
non prevista dal Piano vaccinale che per questa prima fase individua tre
categorie prioritarie:
operatori sanitari e sociosanitari;
personale ed ospiti delle
Rsa.
Il "personale non sanitario" ha beneficiato di quasi un quarto delle dosi finora somministrate con enormi differenze regionali che in certi casi superano il 30%: Provincia Autonoma di Bolzano 34%, Liguria 39%, Lombardia 51%.
"Se da un lato una parte del personale non sanitario risulta essenziale per il funzionamento di ospedali ed altre strutture sanitarie - spiega Cartabellotta - dall'altro i numeri riportati dal Piano vaccinale per operatori sanitari e socio sanitari (1.404.037) corrispondono a tutti gli iscritti agli albi professionali, più gli operatori socio-sanitari.
Questo evidenzia una discrepanza tra numeri previsti
dal Piano e le diverse policy vaccinali attuate dalle Regioni”.
"La Fondazione Gimbe
chiede al Commissario straordinario all'emergenza e al ministero della Salute
di:
mantenere costantemente
aggiornato il numero delle forniture previste dal Piano vaccinale;
chiarire ufficialmente
l'entità delle forniture di AstraZeneca per il primo trimestre 2021;
ridefinire a livello
nazionale i criteri di inclusione nella categoria operatori sanitari e socio
sanitari, rivedendo di conseguenza i numeri del Piano Vaccinale;
rendere pubblici i criteri
per la consegna delle dosi alle Regioni.
"In questa fase molto
critica della pandemia - conclude Cartabellotta - è fondamentale che le poche
dosi di vaccino disponibili siano utilizzate per proteggere chi lavora in prima
linea con i pazienti e le persone più fragili, come previsto dal Piano
vaccinale. Un obiettivo che, ad un mese dall'avvio della campagna vaccinale, è
già stato parzialmente disatteso con inaccettabili diseguaglianze regionali, agevolate
dall’assenza di un'anagrafe vaccinale nazionale”.
(Fonte Sky Tg24)
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