Con le dimissioni del
presidente del Consiglio dei ministri, si aprono tutta una serie di passaggi
istituzionali, di cui il Quirinale è il baricentro, legati alla crisi di
governo.
Quando il capo dello Stato
riceve le dimissioni del premier può decidere, dopo consultazioni dei gruppi
parlamentari, di conferire un mandato esplorativo ad un personaggio
istituzionale, o dare il mandato pieno o esplorativo al presidente del
Consiglio uscente, che accetterebbe con riserva, oppure avviare proprie
consultazioni al Quirinale con i presidenti delle Camere, i rappresentanti dei
gruppi parlamentari di Camera e Senato e il presidente emerito della Repubblica,
Giorgio Napolitano.
Le consultazioni, servono
per constatare la situazione e, di conseguenza, assumere decisioni sulla nomina
di un nuovo primo ministro o, eventualmente, sul conferimento di un altro
mandato esplorativo.
L'ultima ratio, in caso di
impossibilità accertata di formare un nuovo esecutivo, è il presidente della
Repubblica che decida di sciogliere le Camere per andare ad elezioni.
Con le dimissioni, e fino al
giuramento di un nuovo esecutivo nelle mani del Capo dello Stato, il governo
uscente rimane in carica per lo svolgimento degli affari correnti.
Tra questi rientra
l'eventuale emanazione di decreti legge in casi di necessità ed urgenza.
In mancanza del rapporto fiduciario, con la crisi di governo si ferma tutta l'attività parlamentare, eccetto che per gli atti urgenti come la conversione dei decreti legge in scadenza.
L'attività ordinaria delle
Camere riprende solo dopo che il nuovo esecutivo avrà incassato la fiducia di
Camera dei deputati e Senato.
Riguardo la relazione sulla
giustizia in programma a Montecitorio mercoledì prossimo 27 gennaio, bisogna
fare delle precisazioni, rispetto all’evolversi della crisi di governo.
In base alla riforma della legge
sull'Ordinamento giudiziario del 2005, entro il ventesimo giorno dalla data di
inizio di ciascun anno giudiziario, il ministro della Giustizia rende
comunicazioni, cui segue un voto, alle Camere sull'amministrazione della
giustizia nel precedente anno.
La relazione, in calendario
alla Camera per dopodomani, è di fatto propedeutica all’inaugurazione dell'Anno
Giudiziario in Cassazione.
Tuttavia, si registrano due
precedenti di relazioni presentate ma non votate. Il primo è stato nel 2008,
quando l'allora guardasigilli, Clemente Mastella, si recò in aula a
Montecitorio per tenerla a poche ore dall'arresto, ai domiciliari, della moglie,
Sandra Lonardo. Mastella parlò alla Camera e andò a dimettersi, per cui non ci
fu un voto sulla relazione.
L'unico precedente di
relazione, tenuta durante un governo dimissionario risale, invece, all'epoca di
Mario Monti nel 2013. In quella occasione, si decise di dare per assolto
l'obbligo con la semplice trasmissione della relazione alle Camere senza svolgere
le comunicazioni in Aula.
Nessun commento:
Posta un commento