Secondo i dati provvisori del nostro Paese, resi noti dall’Istat, e relativi ai primi nove mesi dell'anno si registra un -50,9% sul 2019, con quasi 192 milioni di presenze in meno. Il comparto alberghiero è quello in maggiore sofferenza.
L'Istat, ha precisato che “i
dati evidenziano la gravità della crisi del turismo interno generata
dall'emergenza sanitaria, dopo anni di crescita costante del settore
Il comparto alberghiero, è
quello in maggiore sofferenza: le presenze registrate nei primi nove mesi del
2020 sono meno della metà, il 46%, rispetto a quelle rilevate nel 2019, mentre
quelle del settore extra-alberghiero sono il 54,4%.
Nel trimestre
luglio-settembre - fa sapere l’Istat - le presenze totali di turisti sono state
pari a circa il 64% di quelle registrate l'anno precedente, con una perdita di più
di 74,2 milioni di presenze.
I pernottamenti dei clienti
italiani raggiungono poco più dell'86% di quelli rilevati lo scorso anno. Quelli
relativi ai clienti stranieri appena il 40%.
Nei primi nove mesi dell'anno si registra un calo del 68,6% delle presenze di turisti stranieri in Italia. Nonostante la riapertura delle frontiere dopo il lockdown, le presenze di stranieri continuano a registrare flessioni molto negative, con un trimestre estivo che riesce a realizzare solo il 40% delle presenze di clienti stranieri rilevate nel 2019.
Dei turisti stranieri
presenti nel trimestre estivo del 2020 – si legge nel report dell’Istituto di
statistica - quasi la metà, il 47,4%, è rappresentata dai tedeschi. Seguono i
clienti provenienti da Svizzera e Liechtenstein, con una quota dell'8,6%, Paesi
Bassi, allo 8,0%, Austria, 6,8%, e Francia con il 5,6%.
Praticamente nulle le
presenze dei clienti, provenienti dagli Stati Uniti, solo lo 0,7%, che erano
una delle prime tre nazionalità di provenienza della clientela estera. Anche
per i clienti stranieri, così come per quelli italiani, nei mesi estivi si
registrano cali minori nelle strutture extra-alberghiere, -53,6% delle
presenze, rispetto a quelle alberghiere, -65,6%.
Nei mesi del lockdown,
dall'11 marzo al 4 maggio, la domanda e le presenze nelle strutture ricettive
si sono quasi azzerate. Sono state appena il 9% di quelle registrate nello
stesso periodo del 2019.
In particolare – dice l’Istat
- il calo delle presenze è stato pari a -82,4% a marzo, a -95,4% ad aprile e a
-92,9% a maggio.
Complessivamente, nei mesi del lockdown, la variazione, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, è pari a -91,0% con una perdita di quasi 74 milioni di presenze, di cui 43,4 milioni di clienti stranieri e 30,3 milioni di italiani.
Le limitazioni agli
spostamenti sul territorio, alle attività commerciali e di ristorazione e
all'apertura degli impianti sciistici, stabilite dai decreti dei mesi di
ottobre, novembre e dicembre 2020 stanno generando, secondo l’Istat, un nuovo
forte impatto negativo sui flussi turistici dell’ultimo trimestre dell'anno.
L'impatto è percepito dai
comuni a vocazione montana e dalle grandi città che assorbono gran parte del
turismo invernale.
Se si fa riferimento all'andamento della scorsa stagione turistica, nel periodo da ottobre 2019 a febbraio 2020, il turismo invernale ha mobilitato 95,2 milioni di presenze, di cui 17,7 milioni, pari al 18,5% del periodo, concentrate nel solo mese di dicembre e, ancora più nello specifico, 4,2 milioni nelle sole località montane.
Si tratta di volumi che con
alta probabilità risulteranno fortemente ridimensionati a causa del persistere
dell'emergenza sanitaria determinata dalla pandemia”.
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