mercoledì 9 dicembre 2020

Mes e Recovery Fund. Scontro nel Governo

 Dopo una giornata di rinvii e tensioni su Mes e Recovery Fund, ieri, in tarda serata, il Governo ha raggiunto un accordo sul Fondo europeo salva Stati. È ancora scontro, invece, per quanto riguarda il piano sul Recovery fund su cui il leader di ‘’Italia Viva’’, Matteo Renzi, e il primo ministro, Giuseppe Conte, hanno avuto un lungo dibattito.


Renzi, ha detto no alla task force e minacciato il voto contrario.

"Perché insistere su una misura che sostituisce il governo con una task force, la seduta del Parlamento con una diretta Facebook e che, addirittura, pretende di sostituire i Servizi segreti con una fondazione privata voluta dal premier, è una follia. Noi - ha detto Renzi al Tg2 - abbiamo mandato a casa Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che i pieni poteri li diamo a Conte". Il leader di Iv non esclude una possibile rottura all'interno della maggioranza. "Spero proprio di no - ha spiegato - ma temo di sì".


"Trovo il dibattito abbastanza surreale – ha affermato il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia -. Non ho tempo di occuparmi di dinamiche che, in questo momento, non hanno a che fare con l'emergenza sanitaria, sociale ed economica".


Pronta a dimettersi il ministro alle pari opportunità e famiglia, Elena Bonetti. "Sarei pronta a lasciare il mio incarico – ha dichiarato, rispondendo ad una domanda sulla task force, proposta da Conte - nel momento in cui non avessi più la possibilità di rispondere al giuramento che ho fatto. Ho giurato sulla Costituzione Italiana che prevede un processo democratico che deve essere tutelato e mantenuto. Nel momento in cui non fossi messa nelle condizioni di rispettare questo giuramento – ha proseguito Bonetti - anche per coscienza personale, sarei pronta anche a dimettermi.

Questa mattina, comunque, ciò che tiene banco in Parlamento è il Mes.


Ma cos’è? Ottima l’analisi di Sky Tg24.

Si chiama ‘’Meccanismo europeo di stabilità’’, meglio conosciuto come ed è conosciuto ‘’Fondo salva Stati’’.

La sua riforma, tocca due aspetti: i prestiti ai Paesi dell’euro in difficoltà finanziaria e gli aiuti alle banche in crisi. Come ricordato dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, tutto questo non riguarda l’utilizzo del fondo per la pandemia, cioè la possibilità di accedere ai soldi, nel nostro caso sono 36 miliardi, per rafforzare la sanità.

La riforma del Mes è, infatti, un dossier che risale a prima del Covid - 19 e che aveva, già, provocato attriti e tensioni nella politica italiana.

Con le nuove regole, si dovrebbe semplificare la procedura per ottenere le linee di credito in caso di difficoltà finanziarie. La scelta di richiedere il prestito rimarrebbe sempre in seno ai governi e ai parlamenti nazionali.

I dubbi, riguardano le condizioni chieste a chi ha bisogno di questo salvagente. Prima di concedere i soldi, bisognerà capire se potranno essere restituiti e se si potrà chiedere di tagliare il debito esistente, cioè imporre perdite a chi aveva comprato i titoli di Stato. “Un’eventualità già esistente ma che - secondo i critici - verrebbe presa dai tecnici che guidano il Mes e non dalla politica”, mentre chi difende la riforma sostiene che la “decisione non sarebbe sottratta alla volontà di governi e parlamenti”.

Con la riforma, la valutazione sulla sostenibilità del debito di chi richiede l’accesso al credito sarà nelle mani della Commissione europea e dello stesso Mes. Il taglio del debito e il conseguente default non sarà automatico. C’è da dire, però, che col Recovery Fund e gli altri aiuti europei per la pandemia il ricorso al Mes normale e non quello sanitario appare, almeno al momento, un’ipotesi remota.

Altro tassello della riforma del Mes è la modifica delle regole di ristrutturazione del debito di un paese, nel caso in cui ci si trovi di fronte a un default.

Oggi, per permettere la ristrutturazione di un debito insolvente, cioè la procedura che porta ad un accordo tra debitore e creditori per modificare le condizioni originarie di un prestito, c’è bisogno di un doppio voto. In questo modo è più semplice per un creditore bloccare la ristrutturazione e richiedere il 100% del proprio prestito, facendo perdere soldi agli altri creditori e bloccando il processo di crescita del paese debitore. La riforma del Mes, intende rendere più semplici questi accordi in caso di default.

Modifiche sono prevista anche sull’unione bancaria. In questo caso, con la riforma, si permetterebbe di aprire un paracadute quando un grosso istituto finanziario sta precipitando.

Un intervento con soldi comunitari, pubblici, di ultima istanza, cioè da utilizzare solo se le risorse messe da azionisti e risparmiatori, secondo le regole del bail-in, e dall’apposito fondo alimentato dalle banche non risultino sufficienti ad evitare il fallimento.

Si tratta del cosiddetto “backstop”, il fondo unico di risoluzione per le banche. Ad oggi, già esistono dei fondi versati dalle banche di tutta Europa utili a questo scopo, ma sono ancora limitati. Proprio per questo il Mes, se la riforma venisse approvata, garantirebbe dei soldi per i salvataggi bancari.

(Fonte Sky Tg 24 - Tg2)

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