mercoledì 3 febbraio 2021

Era il 25 marzo quando Mario Draghi indicava al "Financial Times" la sua ricetta su come contrastare la crisi provocata dall'epidemia da Covid - 19.

 

“È  chiaro che la risposta alla guerra contro il virus deve coinvolgere un significativo aumento del debito pubblico - scriveva l'ex presidente della Bce  sul quotidiano economico -. 

La sfida è come agire con sufficiente forza e velocità per prevenire che una recessione si trasformi in una prolungata depressione".

Rileggendo oggi quell'intervento è possibile trovare i punti chiave del programma sul quale Draghi, una volta ottenuto l'incarico da Mattarella, proverà a chiedere la fiducia del parlamento.

"La perdita di reddito del settore privato – affermava Draghi - dovrà essere eventualmente assorbita, in tutto o in parte, dai bilanci dei governi. Livelli di debito pubblico più alti diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e sarà accompagnata da una cancellazione del debito privato.

La priorità è difendere il lavoro. La priorità non deve essere solo offrire un reddito di base a chi perde il lavoro. Dobbiamo proteggere la gente dalla perdita del lavoro. Se non lo facciamo emergeremo dalla crisi con una permanente occupazione più bassa. 

Di fronte a circostanze non previste un cambio di mentalità è  necessario in questa crisi come lo sarebbe in tempi di guerra.

Lo shock che ci troviamo ad affrontare non è ciclico. La perdita di reddito non è colpa di chi la soffre. Il costo dell'esitazione potrebbe essere irreversibile.

La memoria delle sofferenze degli europei negli anni 1920 sono un ammonimento".

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