Nel pastone che segue cerco
di riassumere le ore che hanno scandito un martedì di inizio febbraio tra i più
tormentati degli ultimi anni, se non decenni.
La politica in default.
Partiamo dalla fine. In seconda serata arriva la notizia che tutti noi operatori della comunicazioni avevamo paventato da più giorni.
Mario Draghi chiamato ad
affrontare una drammatica crisi di governo. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella,
ha convocato l'ex presidente della Bce per domani alle ore 12:00 al Quirinale
dopo aver richiamato tutte le forze politiche alla responsabilità, chiedendo di
sostenere un governo di unità nazionale.
“L'alternativa – ha detto Mattarella - sarebbero solo elezioni anticipate, lasciando il Paese per un lungo periodo nell'incertezza.
Il presidente della
Repubblica, dopo aver registrato il fallimento del mandato esplorativo del
presidente della Camera, Roberto Fico, ha osservato che a questo punto esistono
due vie: quella di un incarico o del voto.
Ma ha anche osservato che la
crisi sanitaria ed economica "richiede un governo nella pienezza delle sue
funzioni e non un governo con l'attività ridotta al minimo".
"Dallo scioglimento
delle Camere del 2013 – ha spiegato Mattarella - sono trascorsi 4 mesi. Per un
governo, nel 2018, 5 mesi. Si tratterebbe di tenere il nostro Paese con un
governo senza pienezza delle funzioni in mesi cruciali. Tutte queste
preoccupazioni sono ben presenti ai nostri concittadini, che chiedono risposte
urgenti”.
Al termine del colloquio con il capo dello Stato, la terza carica dello Stato ha reso noto il fallimento del mandato esplorativo.
"Attualmente – ha affermato
Fico - permangono distanze alla luce della quali non ho registrato unanime
disponibilità per dare vita alla maggioranza".
Le parole del presidente della
Camera, sono arrivate dopo una giornata ad altissima tensione sulla crisi di
governo, dopo le mancate intese su nomi e contenuti ai tavoli del programma e
per la squadra di governo.
Scambio di accuse tra gli ex alleati con Italia Viva che, di fatto, arriva allo strappo finale. "Bonafede, Mes, scuola, Arcuri, vaccini, Alta Velocità, Anpal, reddito di cittadinanza – scrive Matteo Renzi in un post sui social -.
Su questo abbiamo registrato
la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei niet dei colleghi della ex
maggioranza. Ringraziamo il presidente Fico e ci affidiamo alla saggezza del
Capo dello Stato".
Renzi, dunque, ha messo nero
su bianco lo strappo, definito "inspiegabile" dai Dem.
Da quanto si è appreso,
Roberto Fico avrebbe sentito al telefono tutti i leader della maggioranza, prima
di salire al Quirinale per riferire sull'esito del suo mandato esplorativo.
Nel pomeriggio, veti incrociati, al Tavolo del programma, anche sulla squadra di governo. Fumata nera nell’ambito di una riunione tra Matteo Renzi, Dario Franceschini, Vito Crimi e Roberto Speranza per cercare un'intesa sulla nascita di un governo Conte ter.
Da quanto ha appreso l’Ansa da fonti di Italia viva, sia sui temi che sulla squadra, dal Mes al ruolo di Arcuri, non si sarebbero registrate le aperture attese.
Secondo le stesse fonti, Crimi avrebbe detto no alla richiesta di sostituire i ministri Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina.
In più, sarebbe stato "posto un veto" su Teresa Bellanova al ministero del Lavoro.
Il centrodestra è compatto “con
le idee chiare su quello che serve per rilanciare il Paese – ha detto Matteo
Salvini”.
Intanto il deputato Emilio
Carelli ha lasciato M5s per aderire alla componente del misto 'Centro-Popolari
Italiani'.
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