Dopo l’addio di Alessandro
Di Battista al Movimento 5 Stelle, e il semaforo verde a partecipare al nuovo
esecutivo Draghi da parte degli iscritti potrebbe cambiare la geografia penta
stellata in Parlamento. Il rischio scissione è concreto.
Diversi parlamentari
sarebbero pronti a votare no alla fiducia al nuovo governo.
"Da tempo non sono
d’accordo con le decisioni del Movimento 5 Stelle e ora non posso che farmi da
parte", ha annunciato ieri sera, in un video postato su Facebook,
Alessandro Di Battista.
Un addio che ha procurato
non pochi mal di pancia tra gli onorevoli del Movimento, riaprendo così la
spaccatura tra "governisti" e "ortodossi".
I Cosiddetti ribelli
sarebbero 40 tra senatori e deputati, ma solo una decina di parlamentari
sarebbero pronti a votare no alla fiducia e a lasciare il gruppo grillino.
Qualche onorevole, ha già
annunciato che non voterà la fiducia al governo. Tra essi, il senatore Mattia
Crucioli e il deputato Pino Cabras.
Un'altra possibilità è che
alcuni possano sfilarsi dalla corsa all’organo collegiale che dovrà guidare il M5s.
Di questa potrebbero farne parte il senatore e Presidente della Commissione
antimafia, Nicola Morra, e l'ex ministro, Barbara Lezzi, che, però, potrebbe
restare all’interno del Movimento.
Potrebbe, invece, restare in
corsa per la guida del Movimento l’ex ministro, Danilo Toninelli, che ha difeso
le ragioni del no, pur rispettando il voto.
Incertezza su quello che
farà il senatore Emanuele Dessì, apparso molto critico, che ha spiegato di aver
votato no nella consultazione su Rousseau: "Una brutta pagina per la
democrazia - ha affermato -. Sono un
convinto governista ma non a tutti i costi".
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