martedì 17 novembre 2020

Emergenza Calabria. Spirlì: "Speranza si dimetta". I sindaci: "Azzeramento del debito e fine del commissariamento". Gino Strada: "Non ho ricevuto alcuna proposta formale"

 


Caos sanità in Calabria. Scende in campo il governatore facente funzioni, Nino Spirlì, che in una diretta facebook chiede le dimissioni del ministro della salute Speranza, dopo la rinuncia di Gaudio a commissario. L’ex rettore dell’Università ‘’La Sapienza’’ ha motivato il passo indietro per motivi familiari. “Un grande dolore – ha dichiarato Spirlì - perché la giustificazione offende doppiamente la nostra Regione. Sembra che le nostre città non siano di gradimento alla sua famiglia. Deve finire questo commissariamento – ha affermato il governatore -. Ho incontrato più volte Speranza ed è una persona gradevolissima ma sta dimostrando un'imbarazzante incapacità di gestire la cosiddetta 'operazione Calabria'.

Sembra che la sordità che, in queste ore, dimostrano a Roma stia producendo una beffa oltre al danno e questo non lo merita nessun calabrese. Non lo meritano tutti quelli che sono a rischio assalto Covid.  

Siamo disponibili ad una gestione condivisa col Governo, affinché la sanità possa tornare ad essere amministrata dai calabresi. La sordità che stanno dimostrando a Roma – continua Spirlì - sta producendo una beffa oltre al danno. I calabresi non la meritano. Non abbiamo attivo un Piano di contrasto al Covid - 19 e, chiarisco per l’ennesima volta, siamo esclusi come Regione da 11 anni dalla gestione della sanità. Posso anche immaginare che, in passato, ci sia stata malapolitica, ma oggi non posso capire come il Governo continui a tenere avanti un commissariamento che è un fallimento. Ci stanno dicendo che i bilanci di alcune aziende ospedaliere non risultano, ma queste sono commissariate dallo Stato e quindi dalla Regione Calabria non passa nessuna carta.

Non possiamo accettare questa situazione – spiega Spirlì -. I territori stanno patendo nonostante il nostro impegno e l’avvio dell’operazione Igea. Stiamo solo tamponando la pandemia, ma non abbiamo la possibilità di aprire ospedali dismessi. Non siamo terzo o quarto mondo e non siamo una regione di ‘ndranghetisti e malviventi. Siamo stanchi, arrabbiati, ma non siamo ‘ndranghetisti, ne abbiamo le scatole piene. Fino a quando sarò qui nessuno calpesterà la dignità dei calabresi. E mi rivolgo al mio popolo, il nemico viene fuori dalla Calabria.

Chi, all’apparenza, fa finta di essere amico – chiosa il governatore - ci sta trattando malissimo. Il commissariamento è tante volte più dannoso della malapolitica precedente. Chiedo al Governo una persona onesta e pulita che possa, insieme a noi, combattere l’emergenza.

Quattro errori in meno di una settimana. Adesso basta. Non c’è bisogno di scendere in piazza. Serve fiducia nei nostri rappresentati e dar loro l’opportunità di parlare a nome della propria gente che è morta in questi anni! Aspetto la chiamata del Governo e proporremo in maniera civile la nostra posizione”.

A tal riguardo scendono in campo anche i sindaci calabresi. Secondo il primo cittadino di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, “non è un problema di nomi. Noi sindaci poniamo un problema di metodo. Vogliamo essere ascoltati e coinvolti nel ragionamento sulla sanità calabrese. Poi i cittadini vengono a protestare con noi. Giovedì prossimo – ha continuato Falcomatà, ospite di Rainews24 - avremo un incontro col presidente Conte. Ci sarà una manifestazione dei sindaci calabresi fuori da palazzo Chigi. Chiediamo l’azzeramento del debito della sanità calabrese”.

A Falcomatà fa eco il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro. “Giovedì – ha dichiarato all’Adnkronos – come rappresentanti delle città calabresi saremo a Roma per richiedere in maniera netta sia la cessazione del commissariamento che l’azzeramento del debito sanitario. Quanto sta accadendo in questi giorni con dimissioni, nomine e rinunce conferma, ancora di più, che occorre voltare pagina e restituire alla Calabria il governo della sanità”.

Per il primo cittadino di Catanzaro, Sergio Abramo, la rinuncia di Eugenio Gaudio “è il risultato della gogna mediatica che porta le persone designate a mandare tutti a quel paese e a ritirarsi. La rinuncia di Gaudio – dice Abramo all’Adnkronos - è sicuramente dipesa anche dalla pubblicazione della notizia sull’indagine a suo carico. Nonostante essere indagati non significhi nulla, non si è ancora capito che un avviso di garanzia non significa colpevolezza, eppure scatta subito la gogna mediatica. Molti hanno anche paura di prendersi la responsabilità di gestire un commissariamento, che non significa solo organizzazione sanitaria, ma occorre entrare anche nei conti delle singole Asp, guardare bene le perdite economiche e gli eventuali doppi pagamenti, non è facile. C’è bisogno di un po’ di calma, essere cauti, magari coinvolgere i sindaci nella scelta. Vedremo cosa succederà giovedì nell’incontro che avremo con il presidente Conte“.

Dal canto suo, Gino Strada, più volte tirato in ballo (io direi senza rispetto) torna a scrivere dopo che nel pomeriggio era uscita un'agenzia con sue dichiarazioni di non disponibilità a fare il commissario in Calabria. 

"Ribadisco - perché evidentemente serve farlo ancora - che non ho ricevuto nessuna proposta formale e che comunicherò personalmente le mie decisioni attraverso i canali ufficiali se ci sarà qualcosa di reale e concreto da comunicare. Mi sembra che la situazione sia già abbastanza difficile per i cittadini calabresi senza che diventi anche grottesca".

Nessun commento:

Posta un commento

Ha vinto lo Stato. Ha vinto l'Italia. Abbiamo vinto tutti noi.

  30 anni di latitanza. 30 anni di misteri, depistaggi, ombre sul latitante più ricercato al mondo. Questa mattina, all’alba, in una clinica...