Vi ringrazio innanzi tutto per aver risposto al mio invito: ho già incontrato alcuni di voi ed ormai riconosco i volti e li sento familiari.
L’occasione dello scambio tradizionale degli auguri non va sprecata, lo dico per me e per ciascuno di voi: il Natale è la festa dell’anno che più ci provoca non soltanto per una sensazione indefinita di incontenibile gioia velata di tristezza, ma anche perché ci inchioda davanti ad una scena che, pur essendo la solita, ci risulta sempre nuova, inspiegabilmente.
Ho sentito che l’ultimo ritrovato della tecnologia informatica consente, a chi voglia, la realizzazione della sua immagine come una statuina del presepe: è un lavoro che viene eseguito dagli artigiani napoletani ai quali si deve la tradizione di implementare ogni anno i pastori da aggiungere alla grotta di Gesù Bambino con le figure dei personaggi famosi del mondo dello spettacolo, dello sport, della politica.
La pittoresca invenzione dei Napoletani ci richiama ad una realtà in cui tutti siamo coinvolti: siamo come i pastori che in quella notte lontanissima ricevettero l’annuncio di una grande gioia, la nascita del Salvatore. E si mossero dai loro poveri e maleodoranti recinti, dove dormivano con le greggi, e seguirono la grande luce che illuminava quella notte stupenda per sorprendersi davanti ad un bambinello che era stato deposto in una culla di fortuna, una mangiatoia! Sentirono subito quei pastori che tra il Re dei Re, il Dio con noi, l’Emmanuele, e le loro misere, deprecabili esistenze, fatte di latrocini, di emarginazione, di sporcizia, si apriva una nuova possibilità, una speranza di cambiamento, un riscatto che mai avrebbero immaginato! E si inginocchiarono per adorarlo!
Allora vorrei farvi un invito: venite con me davanti alla grotta di Betlemme! E ciascuno si carichi non soltanto dei progetti traditi, delle mancate solidarietà, delle infedeltà ai suoi propositi, delle scelte impostate sulle logiche di potere anziché di servizio, del suo egocentrismo sforato in indifferenza, della cura del suo “particulare” dimentico dell’interesse comune, delle vesti dell’apparire che nascondono l’essere, ma anche delle debolezze, delle incongruenze, delle contraddizioni, dei tradimenti che riconosce negli altri.
Andiamo insieme per lasciarci incontrare dal Cristo Signore!
Alla presenza, così disarmante come quella di ogni piccolo che nasce, ed ancor di più di un Dio che non soltanto viene ad incontrarci con un volto umano, ma si presenta anche in umilissime condizioni, quasi irriconoscibile, fuori da ogni schema che si attagli al Signore della storia che vorremmo trovare, tutto può cambiare!
Le luminarie, i panettoni, i regali e lustrini hanno poco a che fare con la nascita di Gesù che ci aspetta con le braccia aperte in un abbraccio accogliente e con una domanda: dov’è tuo fratello?
Dove hai lasciato la famiglia che non trova casa e passa le sue notti in macchina? Dov’è quel ragazzo che si è allontanato per cercare lavoro ed è rimasto imprigionato nelle reti del commercio delle sostanze stupefacenti, mentre si lascia distruggere dal loro uso? Dov’è la donna che vende il suo corpo sulla strada, alla mercé di uomini senza scrupolo che la trattano come se non avesse un nome ed una dignità di persona? Dov’è il nonno che i figli hanno consegnato in una struttura per anziani e non si ricordano di lui nemmeno in occasione delle feste? Dov’è il disoccupato che ha chiesto a tanti di dargli un lavoro, ma non ha trovato nulla? Dove sono tutti gli esodati, i cassintegrati, i licenziati che di punto in bianco non possono più pagare il mutuo della casa e finiscono vittime degli usurai, dopo aver sperimentato i metodi legalizzati dei prestiti bancari? Dov’è il barbone che, più disorientato che mai, si è presentato agli uffici dei servizi sociali comunali o alla Caritas battendo i denti per il freddo dopo essere stato scacciato dalla panchina della stazione ferroviaria diventata la sua casa?
Dove sono i tanti bambini, gli uomini e le donne derubati di una esistenza dignitosa dalla sopraffazione, dall’illegalità e dalla corruzione? Dove le vittime di una natura profanata e sfigurata dall’abusivismo edilizio e dall’inquinamento di acque e terreni dovuto a discariche illecite?
Sì, Gesù ci rivolgerà queste domande, e altre ancora, mentre noi accorriamo festosi a vedere la sua nascita. E ci coglierà alla sprovvista!
Pensavano di provare soltanto quella commozione che suscita un neonato tra le braccia di sua madre. Ma Gesù Bambino è speciale! Nemmeno la sua mamma, la Vergine santissima, lo contiene. Anche quando viene rappresentata mentre tiene in braccio Suo Figlio, si rileva sempre una distanza, quasi che anche lei avverta la presenza di un Mistero che l’avvolge.
Ci troviamo davanti ad un Mistero d’Amore che è misericordioso.
Il Dio fatto uomo non punta il dito contro di noi, non ci condanna. Ci attende con un giudizio che si chiama Misericordia e che ci trasforma, se vogliamo.
Abbiamo già dato inizio, anche nella nostra diocesi, all’anno giubilare della Misericordia aprendo la prima Porta Santa: ora tocca a ciascuno attraversare quella porta che è il Cristo per intraprendere sentieri sconosciuti, nuovi, certamente in salita e quindi faticosi e difficili, che ci consentano di cercare insieme risposte a quelle domande che ci hanno sconcertato.
Ognuno ritorni alle sue responsabilità con rinnovato spirito di servizio.
Impegniamoci a vivere, con fedeltà, gli impegni che ci sono propri nel rispetto delle regole civili e dei progetti che abbiamo insieme intravisto e attendono di essere pianificati e attuati senza indugi, con un cuore umanizzato dalla capacità di denuncia delle ingiustizie che sacrificano tanti fratelli, dalla scelta della rinuncia a tanti privilegi che sono il risultato di forti sperequazioni sociali, e dalle buone pratiche della solidarietà con chi non ha la voce nemmeno per farsi sentire.
Che sia Natale! Auguri!
don Francesco Savino
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