Quando si parla di musica,
quella con la ‘’M’’ maiuscola non si può, a mio modesto avviso, non pensare al
maestro Beppe Vessicchio.
Nei giorni scorsi, grande
successo ha riscosso il seminario, tenuto dal maestro nei saloni dell’Università
della Calabria, dal tema ‘’Frequenze pensiero e musica: interazione con gli
organismi viventi’’, organizzato da Rosa Fernandez, Antonio Sorrentino, Paolo
Luciani. All’evento, hanno preso parte il direttore del Dipartimento DiBest, professor
Cesare Indiveri, la professoressa Radiana Cozza, il maestro Francesco Perri, e
la dirigente del liceo musicale, Loredana Giannicola. I numerosi interventi,
sono stati coordinati dalla professoressa Erminia Pietramala.
In un’aula gremita, Vessicchio
ha incantato, con l’armonia delle sue parole, un pubblico attento e
interessato.
“Non ho una scaletta – ha
dichiarato - perché quello che dirò scaturirà dall’armonia presente in
quest’aula, dall’interazione positiva tra me e il pubblico eterogeneo. Ad un certo punto della mia vita – ha continuato
il maestro Vessicchio - mi sono reso conto di aver costruito il mio percorso lavorativo
su abilità e tecniche, miranti a compiacere i sistemi di mercato. Il tutto, finché
un giorno ho ascoltato alla radio “Hotel California” degli Eagles. È stato il
momento del cambiamento. Tutto è diventato chiaro. L’introduzione del brano
dura 52 secondi. Un tempo lunghissimo per le introduzioni musicali delle
canzoni di oggi e di allora. Gli Eagles non volevano certo compiacere il
mercato. Avevano seguito un bisogno che era diventato un’invenzione. Si poteva
fare buona musica anche controvento. Da allora – ha affermato il maestro - ho deciso
di seguire la via della coerenza e sella sincerità. Un artista propone, non
asseconda. Ho deciso di iniziare a chiedermi cosa c’è “dentro” la musica, fino
a dove possono arrivare i suoi poteri benefici. Ho deciso di indagare sulle
relazioni tra la musica e il mondo che ci circonda. La musica non è solo
stimolo cerebrale. La musica ha la capacità di entrare nel fondo di noi. Può
parlare alle nostre cellule e con una parte di noi che non conosciamo”.
Parole che lasciano il segno
e illuminano l’anima con melodie incantate.
Poi, Beppe Vessicchio ha
dato vita ad un vero e proprio esperimento, coadiuvato da tre sommelier, alle
quali ha chiesto di stappare una bottiglia di vino e versarlo in otto calici. Quattro
di questi, li ha messi “in vibrazione” su un ipad che trasmetteva musiche, da
lui composte ad hoc, e dopo un certo lasso di tempo ha chiesto alle sommelier
di testarne l’odore. Le tre, concordi, hanno dichiarato che notavano una
differenza: il vino sottoposto a vibrazioni si era evoluto!
Nessun commento:
Posta un commento