Il sogno dell’uomo, sin dai
tempi antichi, era quello di avere le ali. Ora basta prenderle in prestito.
Non bisogna essere esperti
in materia o spericolati per spiccare il volo: basta una vela e un istruttore
che vi condurrà, attraverso il cielo terso, nei meandri della libertà più
assoluta.
La terra, il vuoto, il vento
che ti sfiora il viso e ti fa sentire in pace con te stessa e il mondo intero…
Le montagne, l’orizzonte,
gli uccelli che sembrano così lontani ma, allo stesso tempo, così vicini da poterli
accarezzare; tutto intorno calma e pace. Sensazioni difficili da commentare,
che si provano solo volando in parapendio, uno sport che, da tempo immemore,
affascina intere generazioni, dai più grandi ai più piccini.
Numerosi sono, infatti, gli
appassionati e tra essi molte donne, che si cimentano in un’avventura senza
eguali; le mode cambiano e anche il genere femminile si evolve e si cimenta in
sport prerogativa, illo tempore, solo degli uomini.
Si inizia con un volo in
tandem per poi spiccare verso orizzonti infiniti; le location sono splendide: a
picco sul mare, sui laghi, tra le montagne… scenari da fiaba, incastonati tra
le bellezze della nostra penisola, dove poter veleggiare immersi in quella
brezza e pace dell’anima indescrivibili.
Emblematica è l’esperienza
della nota scrittrice e giornalista Rai Laura Costantini che, alcune estati fa,
ha provato per la prima volta l’ebbrezza del volo in biposto nell’Alto Tirreno
cosentino.
Era una bellissima giornata
di sole: il vento spirava nella direzione giusta, il cielo limpido e senza
dubbi. Una condizione perfetta! È bastato poco per convincerla e, dopo qualche
minuto, eccola volteggiare con una vela colorata insieme a Nicholas, il suo
istruttore.
«Ti capita di vederli – ha
affermato Laura – macchie colorate contro il cielo estivo e ti capita di
pensare che quelle lassù, appese ad una vela e ad un filo di vento, non devono
avere tutte le rotelle al loro posto. Poi, ti capita di arrivare in Calabria e
di incontrare un gruppo di ragazzi che, con questo sport, hanno trovato il modo
di esprimere se stessi, la voglia di guardare oltre i limiti ristretti di una
terra bellissima, ma difficile da vivere. E capita – continua Costantini – che
ti convincano, senza faticare molto, a provare. Per una che soffre di vertigini
anche solo avvicinarsi al ciglio di un burrone, 600 metri a strapiombo, è
qualcosa di più di una semplice sfida con se stessi: è un atto di fede nei
confronti della forza invisibile del vento, dell’ala di stoffa colorata, del
tuo istruttore. Ti viene chiesto di correre contro quel vuoto e di affidarti
completamente, dimenticando tutti gli istinti più antichi, quelli che da
millenni ripetono negli orecchi degli esseri umani che volare non ci compete,
che il cielo non è il nostro posto. Ti viene chiesto e tu lo fai. Magari con
gli occhi serrati e il cuore in gola, ma lo fai. E all’improvviso – incalza – i
tuoi piedi sono nel vuoto e qualcosa ti afferra e ti porta su: è il vento; è la
vela; è quello che provano gli uccelli, gli aquiloni, forse gli angeli. E le
parole non bastano più: bisogna provarci».
Un racconto che ti trascina
nella realtà pura che solo le sensazioni di una donna sanno descrivere: sono
infatti tante le ragazze che da quando hanno provato a cimentarsi in questo
sport non lo hanno più lasciato. Anzi, molte di esse hanno affrontato mesi e
mesi di studio, in una scuola specializzata, certificata dall’aeroclub Italia,
per conseguire il brevetto.
Una vera conquista: il sogno
di Icaro che si avvera anche per le donne, forti di quel senso di beltà che
riescono ad esprimere in qualsiasi sport.
Maria Cristina Saullo
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