martedì 29 ottobre 2013

I miei articoli su telegiornaliste.com "Donne e parapendio. Un connubio inscindibile"

Il sogno dell’uomo, sin dai tempi antichi, era quello di avere le ali. Ora basta prenderle in prestito.

Non bisogna essere esperti in materia o spericolati per spiccare il volo: basta una vela e un istruttore che vi condurrà, attraverso il cielo terso, nei meandri della libertà più assoluta.

La terra, il vuoto, il vento che ti sfiora il viso e ti fa sentire in pace con te stessa e il mondo intero…

Le montagne, l’orizzonte, gli uccelli che sembrano così lontani ma, allo stesso tempo, così vicini da poterli accarezzare; tutto intorno calma e pace. Sensazioni difficili da commentare, che si provano solo volando in parapendio, uno sport che, da tempo immemore, affascina intere generazioni, dai più grandi ai più piccini.

Numerosi sono, infatti, gli appassionati e tra essi molte donne, che si cimentano in un’avventura senza eguali; le mode cambiano e anche il genere femminile si evolve e si cimenta in sport prerogativa, illo tempore, solo degli uomini.

Si inizia con un volo in tandem per poi spiccare verso orizzonti infiniti; le location sono splendide: a picco sul mare, sui laghi, tra le montagne… scenari da fiaba, incastonati tra le bellezze della nostra penisola, dove poter veleggiare immersi in quella brezza e pace dell’anima indescrivibili.

Emblematica è l’esperienza della nota scrittrice e giornalista Rai Laura Costantini che, alcune estati fa, ha provato per la prima volta l’ebbrezza del volo in biposto nell’Alto Tirreno cosentino.

Era una bellissima giornata di sole: il vento spirava nella direzione giusta, il cielo limpido e senza dubbi. Una condizione perfetta! È bastato poco per convincerla e, dopo qualche minuto, eccola volteggiare con una vela colorata insieme a Nicholas, il suo istruttore.

«Ti capita di vederli – ha affermato Laura – macchie colorate contro il cielo estivo e ti capita di pensare che quelle lassù, appese ad una vela e ad un filo di vento, non devono avere tutte le rotelle al loro posto. Poi, ti capita di arrivare in Calabria e di incontrare un gruppo di ragazzi che, con questo sport, hanno trovato il modo di esprimere se stessi, la voglia di guardare oltre i limiti ristretti di una terra bellissima, ma difficile da vivere. E capita – continua Costantini – che ti convincano, senza faticare molto, a provare. Per una che soffre di vertigini anche solo avvicinarsi al ciglio di un burrone, 600 metri a strapiombo, è qualcosa di più di una semplice sfida con se stessi: è un atto di fede nei confronti della forza invisibile del vento, dell’ala di stoffa colorata, del tuo istruttore. Ti viene chiesto di correre contro quel vuoto e di affidarti completamente, dimenticando tutti gli istinti più antichi, quelli che da millenni ripetono negli orecchi degli esseri umani che volare non ci compete, che il cielo non è il nostro posto. Ti viene chiesto e tu lo fai. Magari con gli occhi serrati e il cuore in gola, ma lo fai. E all’improvviso – incalza – i tuoi piedi sono nel vuoto e qualcosa ti afferra e ti porta su: è il vento; è la vela; è quello che provano gli uccelli, gli aquiloni, forse gli angeli. E le parole non bastano più: bisogna provarci».

Un racconto che ti trascina nella realtà pura che solo le sensazioni di una donna sanno descrivere: sono infatti tante le ragazze che da quando hanno provato a cimentarsi in questo sport non lo hanno più lasciato. Anzi, molte di esse hanno affrontato mesi e mesi di studio, in una scuola specializzata, certificata dall’aeroclub Italia, per conseguire il brevetto.

Una vera conquista: il sogno di Icaro che si avvera anche per le donne, forti di quel senso di beltà che riescono ad esprimere in qualsiasi sport.

Maria Cristina Saullo

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