‘’La violenza sulle donne
non è uno sport’’. Non è uno slogan, non è un cartello da sventolare in questo
macrocosmo, contorniato da una grave crisi di identità.
Adesso basta! Bisogna
combattere a testa alta contro questo cancro che devasta il vivere quotidiano.
Un fenomeno che colpisce in
ogni dove senza un motivo, senza un senso concreto
Ogni giorno, la cronaca è
invasa da accadimenti che lasciano nell’anima quell’amarezza che fa sbiadire
quel rosa che caratterizza il genere femminile, luce nella luce, amore
nell’amore. Un amore spezzato da una crudeltà inumana.
Vengono alla luce storie di
donne scippate della loro dignità, del loro orgoglio, della loro grande forza.
Donne che diventano fragili, si sentono abbandonate, impaurite, terrorizzate da
uomini che dovrebbero amarle e proteggerle a vita, ma che usano la violenza
come arma di distruzione. Ma distruzione di chi?
Sicuramente di loro stessi.
Con un semplice ‘’NO’’, con
la denuncia alle autorità preposte e con il dialogo aperto e leale, si può
cercare di sopperire a questi avvenimenti che portano solo a spazzare via il
senso più alto della vita che caratterizza il mondo di donne, madri, figlie.
Sono molte le iniziative e
le manifestazioni di sensibilizzazione che vengono organizzate per dire basta
alla violenza sulle donne. Nel caso specifico, è lo sport che la fa da padrona.
Un’unione di generi, di
forza e solidarietà che contribuisce a sensibilizzare tutti, e dico proprio
‘’TUTTI’’, verso un argomento che con va riposto nei meandri più bassi della
memoria, ma che deve indurre a scendere in campo lealmente per debellarlo una
volta per tutte.
A Busto Arstizio, ridente
cittadina lombarda è stato proprio il Coni ad organizzare una kermesse, mettendo
in scena un monologo dell’indimenticabile Franca Rame, ‘’Lo stupro’’, scritto
nel 1974 dall’attrice per esorcizzare la violenza subita due anni prima.
Un testo struggente, a
tratti molto crudo, che colpisce al cuore di ognuno. Lei si che ha avuto coraggio
e come lei tantissime altre. Il coraggio di denunciare, rendere partecipe
l’opinione pubblica di un male, difficile da curare, ma che con il tempo,
affrontandolo, si riesce a superare.
Maria Cristina Saullo
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