“Crederci sempre. Arrendersi
mai”. Mi piace coniare questa frase per rendere un senso compiuto a quanto sta
accadendo a due amici che con caparbietà, professionalità e tanti sacrifici
hanno coronato un sogno: quello di essere riusciti a portare in alto la bandiera
italiana negli States.
Conosco Maico e Franco
Campilongo da circa trent’anni. Con Maico abbiamo condiviso gli studi, la
passione per il parapendio e una breve, ma intensa, esperienza amministrativa a
Scalea.
Poi, le nostre strade si
sono divise. Io ho continuato a coltivare il sogno di diventare giornalista.
Lui, dopo aver lavorato al Nord, un giorno d’estate di circa dieci anni fa, davanti ad una pinta di
birra, mi ha confessato di voler cambiare vita. “Cri – mi disse -. Parto per
l’America. Non so cosa accadrà, ma voglio cambiare vita. Voglio impegnarmi per
quello che sono. Desidero inorgoglire il mio essere”.
E così è stato. Da li a
pochi giorni, Maico è volato a San Francisco, dove lo aspettava il fratello
Franco e nuove ed entusiasmanti avventure.
Non è stato facile accettare questa
decisione.
Con Maico è sempre stata
un’amicizia vera, senza interessi, sincera e rispettosa. Sui cieli di Praia a
Mare, quando per due volte mi ha portato a volare insieme a lui, in biposto, mi
raccontava dei suoi sogni, di quanto era meraviglioso sentirsi, in quel
momento, in simbiosi con i gabbiani che circuivano l’Isola di Dino. Dico questo
perché, puntualmente, forse per un fato, ci ritrovavamo a girare intorno a
quella bellezza sconfinata che ti faceva apparire tutto più facile. Come se i
problemi, d’incanto, svanissero in un attimo. Poi, ci ritrovavamo sulla
spiaggia di Fiuzzi e, puntualmente, Maico prendeva la chitarra e ci allietava
con le sue musiche preferite (Ligabue e sempre Ligabue).
Quei tempi sono un fiero
ricordo. Sono passati dieci anni e Maico e Franco, ci inorgogliscono ogni
giorno. Ci offrono, dall’altro capo del mondo, delle immagini del loro lavoro
serio che portano il nostro essere e cercare di fare di più con onestà. Credo
che questo sia un grande insegnamento, soprattutto per le giovani generazioni
che si apprestano a creare il loro futuro lavorativo.
Maico e Franco, con l’amico,
Kristyan D’Angelo, un giovane di Ginosa Marina, in provincia di Taranto, hanno
aperto un ristorante ‘’Terun’’ a Palo Alto, in California. Un locale italiano
che sta riscuotendo un enorme successo. Un esperimento di marketing a tutto
tondo che punta in alto, ma tanto alto. “Abbiamo
deciso di dare un significato positivo a questo termine, ‘’Terun’’ – ha dichiarato
Maico Campilongo in una recente intervista - che per anni ha visto i nostri
genitori e i nostri nonni paragonati ad una razza inferiore. Usato dai
piemontesi o comunque dalla gente del nord, ci faceva male, ci condizionava,
tanto che da piccolo cercavo di cambiare il mio accento perché ritenevo che
quello meridionale non fosse una cosa positiva”.
E si. Perché i fratelli
Campilongo hanno avuto l’onore di essere recensiti, oltre che da ‘’Repubblica’’
e ‘’Corriere della Sera’’, anche dal ‘’New York Times’’ che in un articolo ha
sottolineato come “in piemontese “Terùn” è un termine dispregiativo per i
meridionali italiani. Gli intraprendenti imprenditori, venuti dalla parte
estrema dello stivale lo indossano come distintivo d’onore”.
Ed è proprio così. Anche
perché bisogna sempre essere orgogliosi delle proprie origini e ringraziare,
sempre, i propri genitori per l’educazione e il rispetto, impartiti, per vivere
serenamente e operare con professionalità.
Ma non è solo la
ristorazione a caratterizzare il lavoro di Maico e Franco Campilongo. Da
qualche tempo, hanno unito il cosiddetto “utile al dilettevole”. Maico ha
smesso di volare in parapendio e ha iniziato a coltivare la passione per le due
ruote. Insieme a Franco hanno creato un team ‘’Terun’’. Sport e gastronomia: un
binomio perfetto.
Il primo a intraprendere
questa via è stato Franco.
Con il lavoro estivo, l’aiuto di papà Giuseppe
Campilongo e di mamma Anna Errico, entrambi nati a Verbicaro, il giovane riesce
a comprare una bici e fondare, insieme ad altri amici un Club di mountain bike
a Scalea. Franco corre e vince. Gira la Calabria in lungo e in largo e
trasmette la sua passione al cugino Giuseppe, manager del ristorante, e, da
pochi anni, anche a Maico che, dopo aver smesso di fumare, ha scoperto un nuovo modo di restare in forma, rispettare
l’ambiente e vivere all’aria aperta come ha sempre fatto sin da piccolo.
Da qualche giorno Maico e
Franco sono in Italia. Sabato scorso, li ho incontrati quasi per caso. Seguo le
loro brillanti iniziative tramite i social (è l’unico modo per essere in
contatto con loro). È stato bello ritrovarli e parlare con loro. Erano alcuni
anni che non riuscivamo a vederci, anche perché quando vengono a Scalea è
giusto che dedichino il loro tempo ai familiari. Dopo esserci fatti una bella
camminata, ci siamo fatti una promessa. Innanzitutto che, quando potremo,
andremo a trovarli a Palo Alto e, poi, che continueranno ad inorgoglirci con il
loro lavoro e le loro specialità gastronomiche che hanno reso più vicino la
nostra bella terra di Calabria agli Stati Uniti con quei profumi e sapori che
solo chi ama il Bel Paese sa esportare in tutto il globo.
Nessun commento:
Posta un commento