Nel periodo dell’Avvento, presso la Chiesa San Giuseppe a Sibari, aprirà un
centro di ascolto e di prima accoglienza per i senza fissa dimora. L'annuncio è stato fatto dal Vescovo di Cassano, monsignor, Francesco Savino, nel presentare le
iniziative che ha inteso organizzare in occasione della seconda Giornata
Mondiale dei Poveri che si svolgerà il 18 novembre prossimo e che avrà un prologo domani, sabato 3 novembre, alle ore 18:00, con un incontro in cattedrale, a Cassano, con l’economista civile Stefano Zamagni. Altre
iniziative seguiranno anche a fine novembre con suora Alessandra
Smerilli, lectio divina nelle tre vicarie della diocesi e mense per i poveri a
Cassano, Altomonte e Castrovillari.
«Il centro di ascolto di Sibari -
spiega il presule - sarà un’antenna che capterà i bisogni e ascolterà le
povertà del nostro territorio, ma soprattutto sarà affiancato da un centro di
prima accoglienza per i senza fissa dimora, non soltanto per gli immigrati, ma
per tutti coloro hanno bisogno in un momento di emergenza perché non hanno
casa. Il Centro sarà aperto a tutti, h24.»
Papa Francesco l’anno scorso ha
avuto un’idea profetica promuovendo la giornata mondiale dei Poveri, capendo
che la povertà è una sfida.
«Ci sono tanti poveri. Sei
milioni solo in Italia, che gridano al cospetto di Dio e Dio ascolta. Papa
Francesco - spiega ancora mons. Francesco Savino - nel suo messaggio dal titolo,
quest’anno: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta” ci propone
“quell’urlo che dobbiamo ascoltarlo soprattutto noi, che non dobbiamo rimanere
indifferenti perché oggi si sta affermando una sorta di cultura
dell’inidfferenza, della insensibilità, dell’intolleranza proprio nei confronti
del grido di tutti i poveri e degli impoveriti. Per questo il secondo verbo che
Papa Francesco ci affida - continua il Vescovo di Cassano - è il verbo
rispondere. Noi siamo chiamati a rispondere a questo urlo a questo grido dei
poveri. E poi dobbiamo anche liberare perché il povero non può essere sempre in
una condizione di sudditanza, non deve dipendere dalle nostre scelte.
Il povero
merita una sua autonomia, una sua dignità. Questi tre verbi devono
costituire, soprattutto per noi credenti, il paradigma della sfida di ogni
pastorale. La questione sociale, sottolinea sempre Papa Franceco - prosegue
ancora mons. Savino - è parte integrante dell’evangelizzazione e ci affida l’icona
del cieco del Vangelo di Marco, Bartimeo, un uomo che vive mendicando ai
margini della strada. Il povero è colui che vive sempre ai margini, i drop out,
come li chiamava don Tonino Bello. Quanti Bartimeo ci sono oggi; quanti
mendicanti che vivono ai margini. Il nostro compito è quello di ascoltare il
grido, di rispondere, di farci prossimo, di essere accanto, di essere vicini e
attivare processi di emancipazione e di liberazione.
Finché ci sarà un solo
povero non potremo cantare i canti della liturgia. Il grande Dietrich
Bonhoeffer, un grande pastore della Chiesa protestante tedesca che è stato
ucciso ad Auschwitz, diceva: come cantare nella liturgia i canti anche in
gregoriano se c’è un solo ebreo imprigionato. Mi chiedo oggi: come possiamo
cantare i canti di Sion, i canti della liturgia, come possiamo danzare la vita
se ci sono milioni di poveri. Però Papa Francesco ci invita anche, in questa
seconda giornata, a non perdere la gioia. La gioia è figlia dell’incontro con
Cristo. Cristo che ascolta il grido dei poveri e ci invita a farci strumenti di
liberazione.»
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