Che peccato....
Quando ti ritrovi a dover pensare di non vedere i mondiali di calcio il prossimo giugno rimani attonita e incredula.
Appartengo alla generazione '82.
Quell'undici che vinse il campionato del mondo in Spagna: Zoff, Antonioni, Scirea, Graziani, Collovati, Gentile, Rossi, Conti, Cabrini,Oriali, Tardelli.
Quella squadra che mi ha fatto amare l'azzurro di quella maglia e l'appartenenza ad una nazione splendida e ricca di storia.
Quel team, guidato da Enzo Bearzot, che ci ha fatto sognare e gioire. (Indelebile l'immagine di Bearzot e l'allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che giocano a carte in aereo)
Ho ammirato, negli anni successivi, le nazionali che si sono susseguite fino al 2006 quando il cielo diventò blu sopra Berlino.
Da allora, una fase calante del nostro calcio che da fiore all'occhiello di una nazione è sprofondato, in 90 minuti, nel baratro.
Non entro nel merito dei tecnicismi e dei moduli di cui si è parlato in queste ore perché non ne ho competenza.
Vorrei solo esternare il mio rammarico e il mio disappunto per aver dovuto assistere alla disfatta di un team di giovani e senatori che hanno dovuto chiedere scusa ad una nazione intera per non essere riusciti a qualificarsi all'ultima fase del mondiale 2017.
Ieri sera, Gigi Buffon è stato il primo a metterci la faccia. Dopo di lui hanno preso la parola altri compagni di squadra. Una squadra che a mio modesto parere non ha avuto voglia di tirare in porta, sapendo di avere di fronte un undici svedese, nettamente inferiore.
Posso sbagliare. Se così chiedo venia, ma sono delusa, dispiaciuta per i colori della mia nazione. Per quell'inno di Mameli che non potrò ascoltare nel rettangolo di gioco.
Auspico solo che da questa disfatta si cominci a pensare ad un calcio nuovo. Uno sport che aggrega e che deve guardare al futuro partendo da quei bambini che, ancora oggi, piangono perché non potranno ammirare, tra sette mesi, i loro beniamini in campo in terra russa.
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