sabato 11 gennaio 2014

Addio ''Uomo di Pace''

 Erano le 13:30 circa. Un 11 gennaio mite, con la brezza del mare che ti circuisce e riempie di piccoli scampi di un inverno che sembra l'inizio della primavera.
 La tavola era ancora imbandita. Io, la mia mamma e il mio papà stavamo per accingersi a prendere il caffè in sala da pranzo. La televisione accesa. Il Tg era alle battute finali. Ad un tratto, ultime news. Le agenzie di stampa avevano ,da poco, battuto la notizia della morte dell’ex premier israeliano, Ariel Sharon. Era in coma dal 4 gennaio del 2006 in seguito a un ictus. Aveva 85 anni.
L’annuncio del’avvenuto decesso è stato dato dalla radio dell’esercito, citando la sua famiglia. Le sue condizioni, si erano aggravate negli ultimi giorni, quando i medici avevano avvertito che i suoi organi vitali stavano cedendo in seguito ad un blocco renale dovuto ad un’infezione cronica.
Una vita in prima linea quella di Sharon. Non è facile descriverla.
Parliamo di un leader, un potente della terra, la cui storia non potrà mai essere cancellata.
Era un uomo di guerra che, però, voleva essere ricordato come “uomo di pace”.                      
La sua lunga vita inizia nel 1928 in un villaggio ebraico della Palestina.
All’età di 20 anni, Sharon rischia di non vedere la nascita dello Stato di Israele per una grave ferita riportata a Latrun, in una battaglia con la Legione giordana. Ma nel 1953 è già in prima linea, alla guida dell’Unità 101, incaricata dal premier, David Ben Gurion, di compiere azioni di ritorsione alle incursioni dei fedayn palestinesi.
Questa è la svolta. Inizia l’ascesa di Ariel Sharon prima nei parà, poi nei carristi. Nel 1967, anno che tutti ricordano per la guerra dei ‘’Sei Giorni’’, combatte nel Sinai, dove con le sue manovre disorienta 16 mila soldati egiziani. Nel ’73, poi, è di nuovo nel Sinai.
Il suo humus politico lo porta a schierarsi con la destra. È, infatti, suo il progetto del Likud, la fusione di tutte le liste della destra nazionalista. Compagine, questa che lo porta, nel ’77, a vincere le elezioni, diventando, nell’81 ministro della difesa.
Nel 1982, marcia su Beirut, da dove espelle Arafat. A settembre, è storia, il mondo assiste al massacro di Sabra e Shatila, dove migliaia di palestinesi furono massacrati da falangisti libanesi in una zona di Beirut. Sharon è sotto accusa. Per questo, è costretto ad abbandonare il ministero della Difesa, accettando incarichi ministeriali secondari fino alla sfida del 2001 con il laburista, Ehud Barak. Sharon vince e stringe i territori in una cortina di ferro e fa erigere la barriera di sicurezza.
Gli anni si susseguono uno dopo l'altro. Nel 2005, Sharon cancella 25 insediamenti ebraici dalla Striscia di Gaza espellendo 8 mila coloni. A questo punto, il Likud si spacca. Allora Sharon, insieme a Shimon Peres, fonda Kadima, di orientamento centrista che avrebbe dovuto procedere nel disimpegno israeliano anche in Cisgiordania, dopo un’auspicata vittoria alle politiche del gennaio 2006. Ma il malore del 4 gennaio mette fine ai suoi progetti.
Sono passati otto anni da quel giorno. Sharon non è stato dimenticato. Ora non resta che augurargli di riposare e vegliare da lassù il suo Paese, al quale ha dato tanto.

Cristina Saullo

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