Domenico Intravaia, appuntato dei carabinieri, Orazio Majorana, carabiniere scelto, Giuseppe Coletta, vicebrigadiere, Giovanni Cavallaro, maresciallo, Alfio Ragazzi, maresciallo dei carabinieri, Ivan Ghitti, carabiniere, Daniele Ghione, maresciallo, Enzo Fregosi,ex comandante dei Nas di Livorno, Alfonso Trincone, in forze al Noe, Massimiliano Bruno, maresciallo dei carabinieri, Andrea Filippa, carabiniere, Filippo Merlino, maresciallo, Massimo Ficuciello, militare dell' Esercito, Silvio Olla, sottufficiale della Brigata Sassari, Emanuele Ferraro, militare dell' Esercito, Alessandro Carrisi, militare dell' Esercito, Stefano Rolla, regista cinematografico, produttore della "Gabbiano Film", Marco Beci, operatore nella cooperazione internazionale.
Nassiryia, 12 novembre 2003, ore 10.40 del mattino, ore 08.45 in Italia.
Quella mattina, la guerra è entrata nelle nostre case. Due palazzine in cui risiedevano i carabinieri e i militari del contingente, facente parte dell'operazione "Antica Babilonia", furono sventrate da un attacco kamikaze.
Immagini indelebili nella nostra memoria. Fumo, macerie da tutte le parti, sirene di ambulanze, vigili del fuoco. Tutto intorno il terrore che si è abbattuto sulla popolazione irachena e, a centinaia di migliaia di chilometri, su noi cittadini italiani.
Ci sono voluti alcuni minuti affinché si cominciasse a comprendere cosa era accaduto.
All’epoca, e lo ricordo come se fosse ieri, cominciò un tam tam di notizie. Poi, il buio, il rammarico, la rabbia, la tristezza per un avvenimento senza senso.
Un'auto, imbottita di esplosivo, si lanciò contro quello che era ritenuto dalla guerriglia irachena un obiettivo militare.
Morirono 12 carabinieri, quattro soldati dell'esercito e due civili che volevano rendere migliore l’Iraq, grazie alla loro umanità, al loro spirito di amore immenso verso chi soffre. 58 i feriti.
Ho voluto ricordare, all’inizio del mio scritto, tutti i loro nomi che riempiono la mia mente quotidianamente. Uomini, padri, mariti, figli, servitori attenti dello Stato sopraffatti dalla furia omicida di persone la cui mente era offuscata solo dall’odio.
Il tributo più grande, in termini di perdite di vite umane, lo ha pagato l’arma dei carabinieri. La mia casa, la mia famiglia, nei confronti della quale nutro sempre grande rispetto per quel senso profondo di umiltà che i carabinieri portano sempre con se.
A tal proposito è emblematica una frase:
“Dove il senso del dovere si fonde con l’onore, l’orgoglio, il sacrificio li c’è un CARABINIERE”.
Non lo dimentichiamo mai…
E come asserì Papa Giovanni Paolo II:
"Soldati di Pace. Soldati di Dio"
Maria Cristina Saullo
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