venerdì 30 ottobre 2020

Scalea: La caparbietà e il senso delle istituzioni di un giovane amministratore

 


Ospito, oggi, con piacere un excursus molto interessante del giornalista professionista, Gaetano Bruno, da qualche tempo prestato alla politica. Un amico prima che collega. Una visione delle istituzioni, la sua, molto chiara e trasparente che lo ha portato a scendere in campo con una convinzione che appartiene a chi sente il dovere di contribuire alla rinascita politica, economica e sociale di una comunità. In questo caso quella di Scalea. Città che merita di riappropriarsi della sua Agorà: la piazza centrale dove, nell’antica Grecia, si svolgeva la vita politica e commerciale.

“Con la gente e per la gente”. Questo il senso del pensiero di Gaetano Bruno, da un mese presidente del consiglio comunale di Scalea e consigliere con delega ai fondi comunitari e alla comunicazione. 


La squadra della quale fa parte, capitanata dal sindaco, Giacomo Perrotta, è ricca di uomini e donne che hanno fatto del loro agire nelle istituzioni una missione.

“La via maestra – scrive Gaetano in un post sul suo blog www.lappunto.net che vi ripropongo a margine di questa mia riflessione - è e rimane quella di partire dai bisogni delle fasce più deboli e operare per l’interesse collettivo in una prospettiva di lungo periodo gestendo però con tempestività le esigenze nell’immediato”.  

 

“Eravamo partiti così il primo dicembre del 2019 spiegando cosa non volevo che fosse questo sito e fino al maggio di questo anno –  che definire particolare è quantomeno riduttivo –  ero riuscito a dare una discreta continuità alla pubblicazione dei contenuti. Già da qualche tempo, però, era partita una nuova avventura personale che, dall’inizio della primavera del 2019 mi avrebbe pian piano assorbito sempre più tempo e che sarebbe poi sfociata in un percorso politico per le elezioni amministrative nella città di Scalea.

Da giornalista, per anni, avevo avuto contatti quotidiani con rappresentanti istituzionali e anche con i cittadini e le categorie sociali, raccontando i complicati rapporti tra chi gestisce la cosa pubblica e chi è il destinatario delle scelte e, devo essere sincero, non sono stato quasi mai tenero con la politica perché le aspettative sono sempre molto alte e il sentire comune e diffuso, anche suffragato negli anni da tanti episodi di malapolitica, corruzione, o più semplicemente scarsa efficienza dell’azione amministrativa a tutti i livelli, ha alimentato scoraggiamento e sfiducia verso chi amministra. 

Oggi, dopo essere passato da poco più di un mese “dall’altra parte della barricata” ho una visione più ampia del fenomeno, sicuramente arricchita da un punto di vista che prima mi era sconosciuto. Ho compreso, fin da subito, che la direzione che un’amministrazione intende dare alla propria azione con i fatti concreti è sicuramente un segnale chiaro per chi lo lancia ma non si può essere certi come quel segnale venga percepito all’esterno e, più che altro, se il messaggio che viene lanciato viene preso per buono, viene accolto con fiducia o con diffidenza. 

Ho capito, vivendolo direttamente, che quello che quotidianamente bisogna affrontare sotto gli aspetti tecnici e soprattutto procedurali e burocratici per partorire un provvedimento che sia propedeutico ad un’azione amministrativa è un intreccio di richieste, protocolli, relazioni personali e contatti umani quotidiani. 

Ma non è questo l’argomento che voglio affrontare in questo articolo perché da amministratore oggi dico a me stesso che bisogna soltanto lavorare a testa bassa come stiamo facendo e tirare la somme a medio/lungo termine consapevoli che non si può accontentare tutti e che la via maestra è e rimane quella di partire dai bisogni delle fasce più deboli e operare per l’interesse collettivo in una prospettiva di lungo periodo gestendo però con tempestività le esigenze nell’immediato. 

Ad aprile del 2018 era finita la mia esperienza lavorativa più lunga e significativa nel settore del giornalismo che aveva completato un periodo di quindici anni durante i quali mi ero occupato di quello che accadeva sul territorio cercando di analizzare in maniera obiettiva i fenomeni e offrendo spunti di riflessione. Qualche mese dopo sarebbe nata mia figlia. Due avvenimenti che, in maniera totalmente diversa, hanno cambiato la traiettoria della mia vita e le mie prospettive. Se da una parte la politica attiva mi aveva sempre affascinato, dall’altro avevo preferito restare un “soggetto terzo” del dibattito visto il mio lavoro e questo nonostante le vicende della città di Scalea avessero scosso non poco la mia coscienza. 

L’arrivo di mia figlia mi ha fatto pensare alla responsabilità che ognuno di noi deve sentire rispetto al futuro. Che mondo vogliamo lasciare ai nostri figli? Quali esempi? Ho deciso per questi motivi che poteva essere il momento di impegnarmi direttamente e provare a contribuire alla crescita della città. 

Ho trovato in ‘’Scalea Europea’’ un gruppo di persone aperte al dialogo, un gruppo che grazie allo stimolo di Palmiro, da diversi anni si confrontava e lavorava per suggerire idee e proposte e che aveva in Giacomo Perrotta, amico di vecchia data, il presidente che sarebbe diventato poi il nostro candidato a sindaco. Insomma un gruppo vero, non nato a ridosso di una tornata elettorale per poi dissolversi di fronte ad accordi, lusinghe e promesse di poltrone. 

Ho iniziato da subito ad essere propositivo e a stimolare l’organizzazione di incontri finalizzati prima ad allargare il gruppo e poi a costruire una lista per le elezioni del 2021, finché gli eventi hanno imposto di accelerare accorciando i tempi e anticipando di un anno la chiamata alle urne. Il fatto di essere partiti con largo anticipo rispetto alla presunta date delle elezioni ci ha avvantaggiato anche nel periodo del lockdown durante il quale abbiamo proseguito con i confronti lavorando molto più sulle idee che sui nomi. In questo modo siamo riusciti a costruire un percorso che ha portato ad aggregare diverse persone, molte più di quante ne servissero per presentare una lista privilegiando il metodo e i contenuti. 

Piuttosto che i portatori di voti abbiamo cercato portatori di idee, di entusiasmo e di voglia di costruire per la collettività e non per carriere politiche personali iniziando a lavorare sul programma prima che sulle candidature. Questa impostazione è stato un o dei presupposti alla mia partecipazione alla vita dell’associazione e credo abbia costituito un segnale distintivo forte rispetto alle logiche che negli ultimi anni avevano portato alla costruzione di liste last-minute finalizzate soltanto alla vittoria, figlie di fusioni a freddo che non hanno fatto altro che creare bolle speculative di amministrazioni fragili i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. 

Soltanto dopo lunghi mesi di lavoro e di impegno, a giugno dello scorso anno, ho confermato la mia disponibilità alla candidatura perché ritenevo e ritengo che un posto in una lista bisogna guadagnarselo prima che agli occhi dei propri compagni di viaggio e degli elettori, di fronte allo specchio. 

Bisogna dimostrare a se stessi prima che a chicchessia quanto si è disposti a spendersi per un progetto senza pretendere nulla per se e soltanto con la finalità di contribuire ad una crescita culturale e, successivamente economica della collettività. Perché il più grande problema che la politica ha generato è far credere alla gente che partecipare sia inutile.


E invece il presupposto della vita sociale e della gestione della “polis” è proprio la partecipazione che non è soltanto la candidatura ma l’interessarsi ai problemi della collettività con fare risolutivo. E’ molto facile sottolineare un problema e lo dice chi, per anni, per lavoro sentiva il dovere di essere il “cane da guardia della democrazia”. Dall’altra parte però deve esserci una tensione alla proposta alla soluzione, il mettersi a disposizione per invertire la tendenza. 

Una buona politica, una buona classe dirigente affronta i problemi per risolverli con le proprie competenze e attingendo alle risorse presenti in un ambito territoriale. 

La sfida più grande della politica, almeno della mia politica, è quello di favorire l’instaurazione di rapporti tra persone, enti, associazioni che siano produttivi, che mettano cioè in rete le competenze e le capacità per trasformare i problemi in opportunità. Con questo spirito ho partecipato alla formazione delle liste e alla campagna elettorale. Due momenti diversi e particolarmente significativi perché da un lato hanno messo alla prova la determinazione di un gruppo di voler mantenere un’identità costruita nel tempo con la certezza di poter offrire una valida alternativa all’elettorato, dall’altro mi hanno chiamato a mettere in campo tutte le risorse acquisite in tanti di esperienze in vari settori della comunicazione per direzionare alcuni processi fondamentali. 

Mandando indietro il nastro del film che dal giorno della proclamazione porta alle due settimane precedenti la presentazione delle liste sono tanti i momenti che meriterebbero di essere raccontanti. Più in generale mi limito a dire che ciò che mi ha soddisfatto è stata la capacità del gruppo di dimostrarsi tale con i fatti e di mettere in primo piano il progetto politico rispetto a qualsiasi altra cosa.

Certo non potrò dimenticare le lacrime di commozione di Gino Russo appena uscito dal comune il giorno della presentazione delle liste, o le giornate precedenti a discutere in sede su come gestire incontri e trattative e poi le riunioni per organizzare i comizi, il lavoro per la realizzazione del materiale elettorale. Momenti davvero significativi di una prima esperienza che si sarebbe concretizzata con un piccolo miracolo. Non so chi avrebbe scommesso sulla vittoria della nostra lista, a conti fatti direi 2708 persone, ma quando abbiamo avuto la certezza che le liste a concorrere erano soltanto tre in cuor mio ho pensato che avremmo potuto farcela. 

Sono state quattro settimane intensissime quelle che hanno portato al voto del 20 e 21 settembre, con il timore del Covid, le norme di distanziamento, lo spoglio effettuato addirittura il 22 settembre per la concomitanza con il referendum per il taglio dei parlamentari. Settimane intense che la vittoria finale ha coronato con una grande soddisfazione e un eguale carico di responsabilità che fin da subito tutti abbiamo sentito addosso ma che abbiamo accolto con grande entusiasmo e voglia di realizzare qualcosa di positivo che possa essere ricordato. 

Tra le cose più belle le tante persone incontrate e quelle con le quali si sono rinsaldati rapporti di conoscenza tra tutti i compagni di viaggio di questa splendida avventura. Tutti importantissimi nel cammino, ma oltre questi, fondamentali sono stati mia moglie e mia figlia. Quest’ultima motore di tutto ormai da due anni, la prima benzina quotidiana e supporto amorevole, lucido e anche severo quando serve. 

Personalmente ho fatto fatica a chiedere il voto di preferenza. Ho grande rispetto del diritto di voto che è personale, uguale, libero e segreto ma più di qualche amico mi ha detto che “se il voto non lo chiedo non te lo puoi aspettare”. Alla fine ho trovato un giusto compromesso. Qualcuno mi ha anticipato dichiarandosi entusiasta della mia partecipazione diretta alla campagna elettorale, qualche altro l’ho incontrato per capire quale fosse l’orientamento di voto della gente e cercando di perorare la causa del progetto politico che stavamo portando avanti più che l’ambizione personale di un posto nel consiglio comunale. Il voto è di chi lo esercita non di chi lo riceve e le motivazioni dietro una preferenza possono essere tante. 

Personalmente mi auguro di essere stato scelto per aver ispirato fiducia non nei mesi della campagna elettorali ma negli anni precedenti, non solo per la conoscenza o l’amicizia ma con cognizione di causa. 

In ogni caso 253 persone hanno scritto il mio nome sulla scheda elettorale. Un risultato lusinghiero, che commentavo così sulla mia pagina facebook il 23 settembre: 253 attestazioni di stima che mi onorano e mi caricano di una forte responsabilità che mi impegnerò a rispettare con impegno e dedizione. La cosa che più mi stava a cuore era la vittoria della nostra lista per coronare un percorso lungo e intenso, un lavoro meticoloso che ci ha consacrato come squadra. 

Abbiamo dato il massimo e da domani continueremo con l’obiettivo di dare a Scalea un presente normale e un futuro straordinario. Ancora non sono riuscito a rispondere a tutti i messaggi che mi sono arrivati ma l’affetto di questi giorni è una carica di energia che porterò con me da qui in avanti. Grazie ancora a tutti dal più profondo del cuore. 

A poco meno di un mese dal consiglio comunale di insediamento dove sono stato eletto Presidente del Consiglio e dove mi sono state affidate le deleghe ai fondi comunitari e alla comunicazione, la consapevolezza della responsabilità assunta aumenta giorno dopo giorno ma, allo stesso tempo, c’è una gran voglia di lavorare e di realizzare progetti importanti, una voglia che dà continuità e stimolo all’impulso che ha originato questa avventura. 

Non credo che questo blog diventerà un diario dell’esperienza amministrativa ma sarei ipocrita se vi dicessi che di tanto in tanto non vi racconterò come vanno le cose. Anche perché uno degli aspetti positivi di questa esperienza e che, a dispetto di quanto si legge sui social e della negatività alla quale più o meno tutti spesso ci abbandoniamo, ci sono tante energie positive che hanno soltanto bisogno di essere incanalate, ascoltate, a volte coordinate o semplicemente incoraggiate e di queste continuerò ad occuparmi, dal mio osservatorio di amministratore comunale ma senza mai impedire al giornalista di raccontarli”.

Gaetano Bruno

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