giovedì 22 ottobre 2020

I quesiti senza risposta. La seconda ondata del Covid e i suoi perché

 


Perché non chiudere tutto ad ottobre? Perché nessun lockdown? Perché Dpcm, con annessa conferenza stampa in tarda serata, che dicono e non dicono in termini di restrizioni? Perché e sempre perché.

Siamo tutti consapevoli di essere piombati nella seconda ondata del Covid - 19. E’ da settembre che, ogni giorno, le cronache sono piene di grafici con la curva dei contagi che, giorno dopo giorno, sta diventando verticale.

Ci poniamo domande e cerchiamo, ragionando e confrontandoci, di trovare delle risposte. Quesiti ai quali è difficile dare un senso compiuto.

E’ vero. Nessuno ha la sfera magica per prevedere il corso degli eventi. Nessuno può sostituirsi alle istituzioni che hanno il dovere di prendere decisioni, anche le più dure e impopolari.  


Ma perché (parola che fa da corollario a questo post) non si è seguita la linea di Israele che, vista l'impennata dei contagi, si è blindato per la seconda volta il 18 settembre scorso, attuando misure drastiche a livello nazionale?

Adesso, i positivi sono diminuiti e domenica scorsa il governo ha cominciato ad allentare le restrizioni. Sono state quattro settimane difficili perché la popolazione ha accolto male l’obbligo, per tutti, di rimanere in casa per la seconda volta in pochi mesi. Molte sono state le proteste e i comportamenti contra legem, ma nonostante ciò i risultati sono sotto gli occhi di tutti. 

In una nazione di 8,8 milioni di abitanti, si è passati da oltre 8.000 casi in 24 ore a meno di 1.500 sabato scorso. L’indice Rt è sceso a meno di 0,8.

Certo, gli israeliani sono soggetti ancora a dei limiti. Al chiuso si possono incontrare 10 persone e all’aperto 20, le scuole sono chiuse, anche se hanno aperto gli asili nido e le materne, i ristoranti, possono attuare solo il servizio di asporto. La cittadinanza può andare in spiaggia. Sono state ridotte le visite al Muro del pianto e alla Spianata delle moschee.

Lunedì scorso, sul sito del quotidiano online ‘’IlPost’’ è uscito un articolo molto interessante. Ve ne ripropongo alcuni passaggi:

“Il ministero della Salute ha previsto un piano di ritorno alla normalità molto graduale, la cui ultima fase, se tutto va come previsto, dovrebbe concludersi a febbraio del 2021. Ciascun passaggio di fase sarà definito da criteri epidemiologici. Per esempio, Ronni Gamzu, il commissario nazionale contro il coronavirus nominato dal governo, ha detto che per passare alla fase successiva a quella attuale il numero dei casi giornalieri deve ridursi a meno di 1.000 e l’indice Rt deve rimanere sotto allo 0,8”.

“La decisione di imporre un lockdown nazionale era corretta. Sono felice di aver insistito per prenderla. Il lockdown ha funzionato, ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu sabato, annunciando l’allentamento delle misure. Nonostante l’entusiasmo ufficiale, però, molti temono che Israele possa affrettare troppo la riapertura, come già fatto questa primavera: a marzo di quest’anno, Israele fu uno degli stati più solerti nel decidere il lockdown, e Netanyahu ricevette molti elogi per la sua politica decisa. A maggio, tuttavia, una riapertura troppo rapida e raffazzonata aveva provocato un nuovo aumento dei contagi molto rapido, che ha portato Israele a essere uno dei primi paesi al mondo a rientrare in lockdown in autunno.

Una delle criticità principali riguarda ancora le comunità ultraortodosse, che avendo violato frequentemente il lockdown nelle settimane passate rimangono quelle più colpite dal coronavirus: in Israele ci sono alcune “zone rosse” che corrispondono in gran parte alle aree (villaggi o quartieri di grandi città) in cui vivono gli ultraortodossi. Ci sono altri focolai di coronavirus nella zone abitate prevalentemente dalla comunità araba. Il governo, però, ha annunciato che asili e scuole materne riapriranno anche nelle zone rosse, provocando molte polemiche. L’opposizione ha accusato Netanyahu di aver ceduto alla pressione dei partiti ultraortodossi, dai quali il primo ministro dipende politicamente.

Molte comunità ultraortodosse, inoltre, hanno deciso di non rispettare i divieti e di aprire anche le scuole per gli studenti maschi sopra ai sei anni, seguendo gli ordini di alcuni leader religiosi tra cui quello del rabbino 92enne Chaim Kanievsky, secondo cui le scuole degli ortodossi avrebbero dovuto riaprire fin da domenica. Durante il suo discorso di sabato, Netanyahu si è rivolto direttamente agli ultraortodossi dicendo: «Non violate le regole. La Torah santifica la vita, e così la si mette in pericolo». Nonostante questo, hanno scritto i giornali israeliani, domenica molte scuole hanno riaperto nella comunità ultraortodosse, senza particolari interventi delle forze dell’ordine”.

In Italia, ho l’impressione che non si stia facendo abbastanza. Non vorrei che l’intento sia quello di indorare la pillola pian pianino. Come dire “preparatevi a passare Natale in lockdown”. In molti lo hanno già predetto, altri lo escludono. Il premier stesso non vuole sentir parlare di chiusure totali. Detto ciò, le regioni stanno prendendo decisioni in maniera autonoma e in ordine sparso, emanando ordinanze di coprifuoco e chiusure mirate.

Solo il tempo saprà darci delle risposte. Spero solo non se ne perda altro!

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