A COSA SERVE L’AIUTO 
UMANITARIO NELLE CRISI DEL MONDO CONTEMPORANEO?  
Un tema importante per un evento che caratterizzerà l'attenzione dell'opinione pubblica.
Il simposio si terrà giovedì prossimo, 21 novembre, a partire dalle ore 09:15, nei saloni dell'Auditorium di Via Rieti a Roma. 
"I casi dell’ex 
Jugoslavia, dell’Afghanistan, dell’Iraq, della Somalia, 
del Sudan, del Libano ... fino ai più recenti della Libia, 
del Mali, della Siria, - si legge in una nota stampa - hanno lasciato aperti molti punti 
interrogativi: 
a cosa serve l’aiuto umanitario? 
Rischia forse di tradursi in 
alibi per l’impotenza della politica e della comunità internazionale? 
Viene 
usato strumentalmente dagli Stati? 
Rischia di alimentare i conflitti?  
Cosa ne 
pensano le persone e le comunità afflitte da crisi ed emergenze?"
L’attualità della crisi 
siriana e delle morti nel Mediterraneo hanno sollecitato Intersos, forte dei 
vent’anni di presenza umanitaria nelle crisi, e la Rete Link 2007 a riprendere 
la riflessione e l’approfondimento con le altre Ong e con quanti cercano 
risposte ai tanti interrogativi. 
"Il meeting - si legge ancora nel comunicato - cercherà, quindi, di toccare 
diversi temi, tra i quali: le carenze della politica di fronte alle crisi; la realtà delle 
crisi vista dall’interno; l’imperativo umanitario nelle 
situazioni di conflitto; il ruolo delle Ong tra fedeltà ai 
principi umanitari e sinergie con gli altri attori; 
potenzialità e limiti dello strumento militare; il dovere di 
raccontare le crisi umanitarie".
 
Ricco il parterre. Da Nino 
Sergi, presidente Intersos che affronterà il tema delle "Certezze e dubbi in venti anni nelle 
emergenze umanitarie", Lapo Pistelli, Viceministro degli Affari esteri, che disquisirà sulle "Crisi 
internazionali e la risposta politica dell’Italia", Fabrizio Battistelli, del Dipartimento Scienze Sociali ed Economiche 
Università Sapienza di Roma e Archivio Disarmo, che parlerà delle "Carenze della politica 
nelle crisi internazionali e l’uso della forza".
In più Antonio Donini, Tufts University Medford, Massachusetts e Istituto 
Alti Studi Internazionali, Ginevra , che illustrerà "Principi, Potere e Politica. Tra 
strumentalizzazione e indipendenza: quale futuro per l'azione 
umanitaria?", Lucio Melandri, Unicef Giordania, che affronterà il tema delle "Sinergie tra 
le Organizzazioni umanitarie e le Agenzie internazionali nelle emergenze", Marco Rotelli, Segretario Generale Intersos, con le "Ong e il 
difficile equilibrio tra le dinamiche della società di appartenenza, il contesto 
operativo e la fedeltà ai principi umanitari", e Paolo Dieci, presidente Link 2007 – Cooperazione in Rete, che parlerà delle 
"Emergenze come interruzione di un processo di sviluppo che va 
ricomposto".
A margine del meeting, ci saranno, poi, brevi testimonianze sui 20 anni di Intersos da parte di 
Amedeo Piva, Socio fondatore, 
Matteo Zuppi, Vescovo 
ausiliario per Roma-Centro, ed 
Elisabetta Belloni, Direttore Generale del 
Ministero degli Affari Esteri.
Ai partecipanti sarà offerto, inoltre, il libro di Sonia Grieco “
Abbiamo stretto 
molte mani. Venti anni nelle emergenze umanitarie” edito da Carocci con 
Intersos.
Ricca, infine la presentazione della manifestazione che verterà sulle emergenze umanitarie, 
causate da conflitti armati, rivolte sociali e politiche, oppressioni, 
persecuzioni. Le stesse, si sono moltiplicate e colpiscono milioni di persone, costrette a 
vivere nella paura o a fuggire in luoghi più sicuri. La risposta umanitaria e 
solidaristica ai bisogni di chi rimane sotto assedio e di chi deve abbandonare 
tutto è troppo spesso l’unica iniziativa che la comunità internazionale riesce 
ad assicurare, grazie all’impegno delle organizzazioni umanitarie.
"L’iniziativa politica - è scritto in una nota - per prevenire, contenere, 
risolvere le controversie prima che si trasformino in crisi devastanti sembra 
essersi rattrappita. Gli ultimi venti anni, in particolare, confermano una 
generale perdita di peso e di capacità di agire della politica. 
Gli Stati paiono 
esitare o assumono posizioni legate ai propri interessi e alle proprie 
convenienze più che alla volontà di contribuire alla soluzione dei problemi. 
Le 
Istituzioni internazionali, e non di rado la stessa Unione Europea, rimangono 
paralizzate e talvolta sono costrette ad avallare decisioni unilaterali, spesso 
a carattere militare, decise al loro esterno.
Anche l’enfasi data all’intervento militare - continua la nota - serve 
talvolta a coprire le insufficienze della politica e la mancanza di visioni di 
lungo respiro.
Viste dall’interno, le crisi impongono una 
rinnovata adesione ai principi umanitari di neutralità, di imparzialità e di 
indipendenza degli aiuti e di chi vi provvede. Non ci sono vittime buone e 
vittime cattive, ma persone che soffrono e che quasi sempre, prima del 
conflitto, convivevano e coabitavano. In questi contesti vi sono espressioni 
della società civile - non sufficientemente considerata dai decisori 
internazionali - che se sostenute e rafforzate potrebbero contribuire al 
ritrovamento di canali di dialogo e di pacificazione.
Poi ci sono le crisi più gravi sono quelle 
dimenticate dai media. Le distruzioni e le morti “non fanno notizia” perché non 
ci toccano. Mentre dovrebbe essere ancora più sentito il dovere di 
raccontarle.
L’ex Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, il Corno 
d’Africa, il Sudan, il Libano, la Libia, il Mali, la Siria sono solo alcune 
delle crisi che le organizzazioni umanitarie italiane hanno seguito e 
direttamente vissuto, ancor prima dello scoppio dei conflitti, suonando 
campanelli d’allarme ma rimanendo spesso inascoltate.
Diventa necessaria, quindi, - conclude il comunicato di presentazione - una maggiore consapevolezza e 
un adeguato riconoscimento delle competenze, delle forze e dei ruoli che possono 
essere messi in campo, valorizzando in particolare gli attori presenti nelle 
aree di crisi, salvaguardando l’indipendenza delle organizzazioni umanitarie ma 
creando ogni sinergia possibile per il migliore impatto e i migliori risultati 
in termini di aiuti e di rafforzamento dei fili di dialogo e di 
pacificazione".
 
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