Di seguito l'analisi di un'economia, quella islandese, che corre su un binario unico di democrazia e partecipazione.
L’hanno definita una ''RIVOLUZIONE SILENZIOSA'', quella che ha portato l’Islanda alla riappropriazione dei propri diritti. Sconfitti gli interessi economici di Inghilterra ed Olanda e le pressioni dell’intero sistema finanziario internazionale, gli Islandesi hanno nazionalizzato le banche e avviato un processo di ''DEMOCRAZIA'' diretta e partecipata che ha portato a stilare una nuova Costituzione Islandese, che sottraesse il Paese allo strapotere dei banchieri internazionali e del denaro virtuale.
Per la nuova carta si scelse un metodo innovativo, venne eletta un’assemblea costituente composta di 25 cittadini, questi scelti tramite regolari elezioni, ma la vera novità è stato il modo in cui è stata redatta la magna carta, abbozzata, principalmente, in internet. Chiunque poteva seguire i progressi e chiunque poteva commentare le bozze e lanciare da casa le proprie proposte. Veniva, così, ribaltato il concetto per cui le basi di una nazione vanno poste in stanze buie e segrete, per mano di pochi saggi.
Ed eccoci, così, arrivati ad oggi, con l’Islanda che si sta riprendendo dalla terribile crisi economica e lo sta facendo in modo del tutto opposto a quello che viene, generalmente, propagandato come inevitabile. Niente salvataggi da parte di Bbce o fmi, niente cessione della propria sovranità a nazioni straniere, ma piuttosto un percorso di riappropriazione dei diritti e della partecipazione. Lo sappiano i cittadini greci, cui è stato detto che la svendita del settore pubblico era l’unica soluzione. E lo tengano a mente, da subito, anche quelli portoghesi, spagnoli e Italiani.
In Islanda è stato riaffermato un principio fondamentale: ''E’ LA VOLONTA’ DEL POPOLO SOVRANO A DETERMINARE LE SORTI DI UNA NAZIONE'', e questa deve prevalere su qualsiasi accordo o pretesa internazionale. Cosa accadrebbe se tutte le Nazioni facessero come l’Islanda?
Mario Saullo
Nessun commento:
Posta un commento