mercoledì 25 maggio 2016

Gli articoli di Crilly su telegiornaliste.com "Benedetta Parodi. L'arte culinaria spiegata con maestria e semplicità"

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Il suo mondo è la cucina: l’arte del ricrearsi uno spazio dove i profumi e i sapori si fondono in un tutt’uno


Benedetta Parodiconduttrice televisivagiornalista professionista e scrittrice italiana ha racchiuso questi elementi e ne ha fatto un’opera d’arte culinaria


Conosciutissima al grande pubblico, prima come operatrice della comunicazione a Studio Aperto e, poi, come insigne chef, Benedetta Parodi sta deliziando i palati più fini con una maestria senza eguali. 



La sua conduzione in programmi di successo permette anche a chi è alle prime armi di appassionarsi all’arte culinaria con grande semplicità che solo la Parodi sa trasmettere. 



In questo caso Real Time l’ha lanciata e fatta conoscere meglio al grande pubblico: è il luglio del 2013 quando, infatti, è lei stessa ad annunciare il suo passaggio alla rete televisiva del gruppo Discovery



Molti sono i programmi che conduce, tutti con lo stesso filo conduttore: la cucina; dolcipiatti unicisemplici pietanze create con maestria e creatività. 



Da lodare anche il talent show culinario dal titolo Bake Off Italia - Dolci in forno in onda, sempre su Real Time che Benedetta Parodi conduce da due edizioni; per non parlare del programma Molto bene e, da ultimo La cuoca bendata

mercoledì 13 aprile 2016

Gli articoli di Crilly su telegiornaliste.com "Il mondo del giornalismo piange un grande cronista: Emiliano Liuzzi"

È andato via troppo presto. La regola vuole che il famoso coccodrillo venga elaborato quando un personaggio famoso, uno statista, una persona nota ai più si accinge a passare a miglior vita vuoi per l’età, vuoi per altre cause. 

Scrivere della dipartita di Emiliano Liuzzi non è semplice. 

Un collega stimatobravoprofessionaleattento ad ogni dettaglio: una fine penna che racchiudeva, in se, quel poco che è rimasto del giornalismo che conta; un giornalismo serio, fatto di parole e accadimenti concreti senza speculazioni di sorta. 

Liuzzi è andato via stroncato, a soli 46 anni, da un attacco cardiaco; il suo cuore si è fermato nella sua abitazione romana

Giornalista del Fatto Quotidiano, Liuzzi, nei giorni scorsi, aveva accusato dei malesseri, monitorati dai medici. Poi, intorno alle ore 3:30 della notte la chiamata al 118, ma una volta giunti sul posto, i sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del giornalista. 

Intensa la sua carriera: nato a Livorno il 2 novembre del 1969, figlio di Livio Liuzzi ex condirettore del Tirreno, dopo le prime esperienze di cronaca giudiziaria per il Corriere di Belluno e per l’Alto Adige era passato al Tirreno nel lontano 1997; aveva conseguito un master in giornalismo alla Columbus University. È stato autore di articoli di caratura eccelsa anche sull’EspressoPanorama e Diario

Nel 2006, poi, ha diretto il Corriere di Livorno prima del trasferimento a Roma, nel 2009 al Fatto Quotidiano; si occupava del numero del lunedì del quotidiano, dopo aver seguito la redazione dell’Emilia Romagna; dal 2014 Liuzzi collaborava anche come opinionista alla trasmissione Domenica Live, condotta da Barbara D’Urso

Venerdì scorso, alle ore 18:00 nella chiesa degli Artisti a Roma, amici e colleghi lo hanno omaggiato; sabato, invece, si sono tenuti i funerali nella sua Livorno; la cerimonia, ha avuto luogo alle ore 16:00 nella chiesa di Santa Lucia di Antignano.

martedì 5 aprile 2016

venerdì 11 marzo 2016

Immigrazione: Pensieri e parole concrete per riflettere sul fenomeno

Da poco tempo la nostra società è entrata nel terzo millennio. Un periodo che, in futuro, verrà ricordato come l’era del progresso e della tecnologia, ma anche un momento in cui la popolazione di uno Stato Europeo si vede costretta a dover superare alcuni ostacoli e problemi che, ormai, caratterizzano il contesto socio-culturale in cui vive. Sembra difficile pensare, infatti, che, al giorno d’oggi, la maggior parte della popolazione mondiale si trova a lottare contro la fame, cerca disperatamente un lavoro o viene perseguitata per motivi politici. Oggi non è raro ascoltare notizie che riguardano gli immigrati e i continui sbarchi di clandestini dall’Africa settentrionale o dall’Europa dell’est all'Europa Centrale. È un fenomeno che va avanti da anni, ma che non è ancora stato risolto. Inoltre, le immigrazioni spaventano. Ovunque si vada, si è soliti vedere gente che rifiuta i clandestini e gli extracomunitari, assumendo un comportamento del tutto razzista. Un razzismo che nasce, molto spesso, dall’ignoranza. La gente, solitamente, non conosce il motivo per cui chi emigra va alla ricerca di una speranza in un paese nuovo, fuggendo da paesi devastati da guerre e conflitti interni. A tal proposito, bisogna, riflettere sul fatto che non è possibile dimenticare l’esito delle imponenti migrazioni di massa del passato: in America e in Australia furono sterminati o fatti prigionieri gli indigeni del luogo, vittime di un vero e proprio genocidio, dagli europei in cerca di nuove terre da colonizzare. Adesso, la situazione si è capovolta. L’extracomunitario si vede, spesso, vittima di violenze razziste e abusi, nonostante gli sia stato riconosciuto lo “status” di rifugiato politico. Occorre capire che l’immigrazione non è sempre stata un problema: non è raro, per esempio, che tra gli immigrati emergano le più rilevanti figure in ambito politico, nello sport e nelle arti. Va, inoltre, aggiunto che gli immigrati che trovano un posto di lavoro. Inoltre, danno anche un contributo economico e culturale al paese ospitante. In Germania, sempre per fare un esempio, l’immigrazione ha contribuito ad un aumento del prodotto interno lordo per abitante. Nonostante questo, però, vengono operate evidenti restrizioni: i poveri sono immediatamente ricacciati nei loro paesi di origine, mentre se si presentano uomini d’affari stranieri viene riservata loro una calda accoglienza. I potenti possono circolare liberamente. L’immigrazione è come uno specchio: più la guardiamo, più ci rimanda l’immagine della nostra società e della nostra vita. Paesi come l’Italia sono ancora vittime di una cosiddetta “immigrazione interna”: intere famiglie emigrano,ancora oggi,dalle aride terre del Sud Italia verso il Nord, alla disperata ricerca di un lavoro. La colpa di chi è? RIFLETTIAMO.

Mario Saullo

giovedì 3 marzo 2016

INTELLIGENCE: E' PARTITA LA QUINTA EDIZIONE DEL MASTER DELL'UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA. PRESENTE IL RETTORE, GINO CRISCI. LEZIONE CONCLUSIVA IL 9 LUGLIO CON GIULIO TREMONTI.


L'obiettivo è allungare il campo, e contribuire a far comprendere il ruolo dell'Intelligence: costruire una rete di sicurezza partecipata con il mondo dell'Accademia e della ricerca. Infatti, all'Università della Calabria ha preso il più consolidato Master in Intelligence di un ateneo pubblico del nostro Paese che è giunto alla quinta edizione, inaugurato nell'aula magna "Beniamino Andreatta" dal Rettore Gino Crisci. Il Rettore ha affermato che "iniziative come queste, che durano da anni, sono estremamente positive e rafforzano la missione scientifica dell'Università della Calabria che è stata la prima in Italia a sviluppare questo tipo di studi, che oggi è diventato di grande attualità" . È seguito poi l'intervento del Direttore del Dipartimento di Lingue e Scienze dell'Educazione dell'Ateneo calabrese Francesco Altimari che ha messo in luce l'impegno multidisciplinare previsto dal Master che vede coinvolti diversi settori scientifici, dalla linguistica all'ingegneria. Ha quindi relazionato il Direttore del Master Mario Caligiuri che ha illustrato l'importanza dell'intelligence nella società contemporanea, in quanto rappresenta un metodo indispensabile per cittadini, imprese e Nazioni per orientarsi nella società della disinformazione. Ha quindi ricordato l'impegno dell'Università della Calabria nello studio scientifico dell'intelligence che risale alle fine degli anni Novanta, sviluppandosi poi nel 2007 attraverso l'istituzione, con il sostegno del del Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga, del primo Master di una università pubblica italiana; nel 2008 con la costituzione del Centro di Documentazione Scientifica sull'Intelligence e nel 2009 con l'avvio della Collana editoriale della Rubbettino che finora ha prodotto numerosi volumi, dei quali l'ultimo è "Intelligence e Scienze umane. Una disciplina accademica per il XXI secolo", recentemente presentato alla Camera dei Deputati e all'Università Luiss "Guido Carli" di Roma. Caligiuri ha poi illustrato il programma della quinta edizione. Tra i docenti previsti ci sono il Segretario Generale della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane Alberto De Toni, il Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri Michele Valensise, il Direttore della Scuola di Formazione del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza Paolo Scotto di Castelbianco, il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, i docenti universitari Antonio Baldassarre, Roberto Baldoni e Umberto Gori, il consigliere di Stato Carlo Mosca, gli ex direttori dei Servizi Vittorio Stelo, Nicolò Pollari e Luigi Ramponi, il responsabile della sicurezza dell'Eni Alfio Rapisarda, i giornalisti Lucio Caracciolo, Loretta Napoleoni e Paolo Messa, i generali Carlo Jean e Fabio Mini, i manager Giancarlo Elia Valori e Giuseppe Cossiga, gli ex ministri Paolo Savona e Giulio Tremonti, che il 9 luglio concluderà il Master con una lectio magistralis. Seguiranno poi dall'11 al 22 luglio i laboratori sulla Cyberintelligence, dove si analizzeranno dei casi di studio sotto la guida, tra gli altri, di Domenico Saccà e Domenico Talia dell'Università della Calabria e in collaborazione con il Distretto della Cybersecurity di Poste Italiane. "L'obiettivo finale - ha concluso Caligiuri - è quello di fare diventare l'intelligence una materia di studio nelle università del nostro Paese ed anche, come ha confermato il Segretario Generale della CRUI Alberto De Toni, cominciare a promuovere dei corsi di laurea triennali negli atenei italiani". Sono seguiti poi gli interventi dei professori dell'Università della Calabria Alberto Ventura, Giuseppe Spadafora, Domenico Talia e Giancarlo Costabile e le testimonianze di Donatella Romeo, responsabile del progetto "Insider" individuato dall'Ocse come uno dei migliori dieci progetti innovativi italiani e che ha preso spunto proprio dalle attività del Master sull'Intelligence, e di Claudio Paya Santos, dell'Università "Nebrija" di Madrid che nel 2009/2010 ha frequentato il Master dell'ateneo calabrese e che ha proposto interessanti forme di collaborazione sulla formazione nell'intelligence tra l'Università della Calabria e università spagnole e latino-americane. I lavori sono stati seguiti da Radio Radicale e dalla tv dell'Università della Calabria Unical Channel che trasmetterà integralmente la manifestazione sul canale digitale terreste 685. Le lezioni del Master si svolgeranno di sabato nell'aula "Caldora" dell'Università della Calabria. Il prossimo sabato 5 marzo 2016 sono in programma le lezioni su "Introduzione all'intelligence" alle 9 del Direttore del Master Mario Caligiuri e alle 14 del criminologo Francesco Bruno.

martedì 1 marzo 2016

La professionalità e la grande caparbietà di due amici....

“Crederci sempre. Arrendersi mai”. Mi piace coniare questa frase per rendere un senso compiuto a quanto sta accadendo a due amici che con caparbietà, professionalità e tanti sacrifici hanno coronato un sogno: quello di essere riusciti a portare in alto la bandiera italiana negli States.
Conosco Maico e Franco Campilongo da circa trent’anni. Con Maico abbiamo condiviso gli studi, la passione per il parapendio e una breve, ma intensa, esperienza amministrativa a Scalea.
Poi, le nostre strade si sono divise. Io ho continuato a coltivare il sogno di diventare giornalista. Lui, dopo aver lavorato al Nord, un giorno d’estate di circa dieci anni fa, davanti ad una pinta di birra, mi ha confessato di voler cambiare vita. “Cri – mi disse -. Parto per l’America. Non so cosa accadrà, ma voglio cambiare vita. Voglio impegnarmi per quello che sono. Desidero inorgoglire il mio essere”. 
E così è stato. Da li a pochi giorni, Maico è volato a San Francisco, dove lo aspettava il fratello Franco e nuove ed entusiasmanti avventure. 
Non è stato facile accettare questa decisione.
Con Maico è sempre stata un’amicizia vera, senza interessi, sincera e rispettosa. Sui cieli di Praia a Mare, quando per due volte mi ha portato a volare insieme a lui, in biposto, mi raccontava dei suoi sogni, di quanto era meraviglioso sentirsi, in quel momento, in simbiosi con i gabbiani che circuivano l’Isola di Dino. Dico questo perché, puntualmente, forse per un fato, ci ritrovavamo a girare intorno a quella bellezza sconfinata che ti faceva apparire tutto più facile. Come se i problemi, d’incanto, svanissero in un attimo. Poi, ci ritrovavamo sulla spiaggia di Fiuzzi e, puntualmente, Maico prendeva la chitarra e ci allietava con le sue musiche preferite (Ligabue e sempre Ligabue).
Quei tempi sono un fiero ricordo. Sono passati dieci anni e Maico e Franco, ci inorgogliscono ogni giorno. Ci offrono, dall’altro capo del mondo, delle immagini del loro lavoro serio che portano il nostro essere e cercare di fare di più con onestà. Credo che questo sia un grande insegnamento, soprattutto per le giovani generazioni che si apprestano a creare il loro futuro lavorativo.
Maico e Franco, con l’amico, Kristyan D’Angelo, un giovane di Ginosa Marina, in provincia di Taranto, hanno aperto un ristorante ‘’Terun’’ a Palo Alto, in California. Un locale italiano che sta riscuotendo un enorme successo. Un esperimento di marketing a tutto tondo che punta in alto, ma tanto alto.  “Abbiamo deciso di dare un significato positivo a questo termine, ‘’Terun’’ – ha dichiarato Maico Campilongo in una recente intervista - che per anni ha visto i nostri genitori e i nostri nonni paragonati ad una razza inferiore. Usato dai piemontesi o comunque dalla gente del nord, ci faceva male, ci condizionava, tanto che da piccolo cercavo di cambiare il mio accento perché ritenevo che quello meridionale non fosse una cosa positiva”.
E si. Perché i fratelli Campilongo hanno avuto l’onore di essere recensiti, oltre che da ‘’Repubblica’’ e ‘’Corriere della Sera’’, anche dal ‘’New York Times’’ che in un articolo ha sottolineato come “in piemontese “Terùn” è un termine dispregiativo per i meridionali italiani. Gli intraprendenti imprenditori, venuti dalla parte estrema dello stivale lo indossano come distintivo d’onore”.  
Ed è proprio così. Anche perché bisogna sempre essere orgogliosi delle proprie origini e ringraziare, sempre, i propri genitori per l’educazione e il rispetto, impartiti, per vivere serenamente e operare con professionalità.
Ma non è solo la ristorazione a caratterizzare il lavoro di Maico e Franco Campilongo. Da qualche tempo, hanno unito il cosiddetto “utile al dilettevole”. Maico ha smesso di volare in parapendio e ha iniziato a coltivare la passione per le due ruote. Insieme a Franco hanno creato un team ‘’Terun’’. Sport e gastronomia: un binomio perfetto.
Il primo a intraprendere questa via è stato Franco. 




Con il lavoro estivo, l’aiuto di papà Giuseppe Campilongo e di mamma Anna Errico, entrambi nati a Verbicaro, il giovane riesce a comprare una bici e fondare, insieme ad altri amici un Club di mountain bike a Scalea. Franco corre e vince. Gira la Calabria in lungo e in largo e trasmette la sua passione al cugino Giuseppe, manager del ristorante, e, da pochi anni, anche a Maico che, dopo aver smesso di fumare, ha scoperto  un nuovo modo di restare in forma, rispettare l’ambiente e vivere all’aria aperta come ha sempre fatto sin da piccolo.

Da qualche giorno Maico e Franco sono in Italia. Sabato scorso, li ho incontrati quasi per caso. Seguo le loro brillanti iniziative tramite i social (è l’unico modo per essere in contatto con loro). È stato bello ritrovarli e parlare con loro. Erano alcuni anni che non riuscivamo a vederci, anche perché quando vengono a Scalea è giusto che dedichino il loro tempo ai familiari. Dopo esserci fatti una bella camminata, ci siamo fatti una promessa. Innanzitutto che, quando potremo, andremo a trovarli a Palo Alto e, poi, che continueranno ad inorgoglirci con il loro lavoro e le loro specialità gastronomiche che hanno reso più vicino la nostra bella terra di Calabria agli Stati Uniti con quei profumi e sapori che solo chi ama il Bel Paese sa esportare in tutto il globo. 

lunedì 29 febbraio 2016

Gli articoli di Crilly su telegiornaliste.com "Ida Magli. L'antropologa controcorrente"


È stata la prima ad adoperare il metodo antropologico per analizzare la società europea, in particolare quella italiana, adoperando gli stessi strumenti usati dall'antropologia per le società primitive

Il mondo della cultura italiana ha perso un altro tassello importante dei nostri anni: nei giorni scorsi, all’età di 91 anni, ci ha lasciato Ida Magli, l’antropologa controcorrente per antonomasia: famosi i suoi libri sulla storia delle donne e il potere maschile e sulla religione; di impatto, poi, la sua presa di posizione sull'Unione Europea e il rapporto con gli immigrati e l’Islam degli ultimi anni. 

Nei suoi saggi e articoli, infatti, Magli puntava il dito sul pericolo che l'Islam rappresenta per l'Occidente, proponendo “una limitazione degli ingressi ai musulmani per difendere i diritti di libertà costruiti in secoli di storia”. 

Un pensiero, quest’ultimo, che l’antropologa allargava anche alla Ue, contro la quale si è sempre scagliata, sostenendo che fosse nata per “conculcare le culture dei Paesi dell'Occidente, Italia in testa, favorendo, così, la vittoria dell'Islam”. 

Tra i suoi libri più famosi, si annoverano Matriarcato e potere delle donneGesù di Nazareth - Tabù e trasgressione e Figli dell'uomo: storia del bambino, storia dell'odio, quest’ultimo finito di scrivere da poco tempo e che narra della violenza sui più piccoli, paragonati a soggetti deboli e senza potere della storia

Ida Magli era anche autrice di numerosi saggi, tra cui Santa Teresa di LisieuxViaggio intorno all'uomo biancoLa donna un problema apertoStoria Laica delle donne religiose; inoltre ha firmato la voce antropologia culturale per l'enciclopedia Garzanti

Anche la musica faceva parte della sua vita: si è servita, infatti, della sua conoscenza musicale (era diplomata all’accademia di Santa Cecilia) per comprendere appieno e adoperare il concetto di “modello” culturale, messo a punto da Franz Boas e Alfred Kroeber, come “forma” chiusa e significante in sé stessa. 

Ha vinto lo Stato. Ha vinto l'Italia. Abbiamo vinto tutti noi.

  30 anni di latitanza. 30 anni di misteri, depistaggi, ombre sul latitante più ricercato al mondo. Questa mattina, all’alba, in una clinica...