Simona Stammelluti, racconta la sua crescita come scrittrice nel suo secondo romanzo, che promette momenti esilaranti, commozione e un pizzico di dovuta suspence. Vive senza riserva, ma di riserva, in tasca, porta l'ottimismo. Del resto, lei stessa sostiene "nella vita, non si sa mai".
Figlia di un musicista e cresciuta a pane e musica jazz, viene quasi naturale pensare a Simona Stammelluti come una donna passionale e poliedrica. Le sue passioni - dopo i figli - sono musica e parole. Bene intesi, non è una sophisticated lady da snob e puzza sotto il naso. Le sue, sono passioni autentiche e mai fine a se stesse. E la sua vita è fatta di cose semplici e naturali. Come quella storia dello scrivere. Se le chiedi di definirsi, ti dice di essere una scrittrice prestata al giornalismo, ma la cosa certa è che con la penna in mano, sa sempre come lasciare un segno, indelebile e anche affilato. Quando serve, ovviamente. Sembra essere sempre ispirata, ma è molto critica con quel che fa. "Non si diventa scrittori per caso o per noia - dice sempre - e soprattutto non si diventa scrittori solo conoscendo la lingua italiana o avendo una storia da raccontare. Esiste quello che si chiama stato di grazia, e solo da quello scaturisce un'opera degna di nota". Lettrice accanita - di quelle che alza di molto la media italiana - risponde alla domanda sul suo editore sorridendo un po': "Mi ha definito scrittrice emersa, in un mondo di scrittori che da soli si definiscono emergenti".
Non resta che ascoltare cosa racconterà durante la presentazione, il prossimo 21 luglio assieme all’editore Michele Falco, l’avvocato Sabrina Rondinelli e la giornalista Iole Perito che modererà l’incontro, e poi raccogliere la sua scommessa, che ha una copertina celeste (il suo colore preferito) e che racconta tre storie da ricordare.
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