venerdì 26 febbraio 2016

Presentato alla Luiss 'intelligence e scienze umane' di Mario Caligiuri, direttore del master in intelligence dell'università della Calabria


Consensi per la proposta di far diventare l'intelligence materia di studio nelle Università. 
Il Segretario Generale della Crui, Alberto De Toni, pensa a una laurea triennale. 
E' quanto emerso all'Università LUISS "Guido Carli", di Roma durante la presentazione del volume di Mario Caligiuri "Intelligence e scienze umane. Una disciplina accademica per il XXI secolo", edito da Rubbettino. 
"Il libro - ha affermato Mario Caligiuri, direttore del master in intelligence dell'Università della Calabria - nasce da un'esperienza che parte da un bisogno di trasparenza più che da una necessità di segretezza. La parola intelligence- ha aggiunto Caligiuri- viene evocata, troppo spesso, in tutti i telegiornali come forma di prevenzione del terrorismo e della criminalità organizzata dimenticando però che c'è stato un forte pregiudizio culturale verso l'intelligence che per anni è stata costantemente indebolita, creando anche confusione legislativa. Intelligence non è una brutta parola ma un metodo di trattazione delle informazioni che viene usata dalla notte dei tempi e che è fatta mentale per gli Stati". La manifestazione è stata aperta dal Rettore della Luiss, Massimo Egidi, che ha evidenziato l'attualità del tema, mettendo in rilievo che troppe informazioni paradossalmente non consentono di decidere opportunamente ma solo in modo soddisfacente, richiamando la teoria della "decisione a razionalità limitata". Si è poi soffermato sull'informazione implicita diffusa dai social, spesso con la partecipazione inconsapevole degli utenti. In Italia - ha ribadito - c'è una legislazione attenta sulla privacy, mentre in altri Paesi, come per esempio gli Stati Uniti, è più disinvolta. Infine ha evidenziato come l'intelligence rappresenti una prospettiva culturale essendo un elemento indispensabile per discernere l'informazione. Il libro di Caligiuri - ha concluso - apre un dibattito che riguarda non solo le istituzioni ma anche i cittadini e le imprese e quindi non è solo per specialisti ma per tutti. "Questo volume dona trasversalità al tema dell'intelligence, da materia specializzata si trasforma in una materia pervasiva in vari settori che vengono interpretati nei vari capitoli - ha spiegato paolo boccardelli, direttore della luiss business school- il fattore strategico distintivo non è l'acquisizione dell'informazione ma il suo discernimento. Questo libro dà una grande spinta a un principio di fondo per cui l'intelligence deve uscire da una materia per pochi specialisti e diventare trasversale a tanti studiosi di management, di psicologia, di sociologia e di economia e deve dare spunto per essere una disciplina universitaria". "L'intelligence- ha concluso boccardelli- è un fenomeno che va raccolto nella sua complessità con prospettive diverse e questa è una sfida per il mondo universitario dove i professori sono nati e cresciuti accumulando conoscenze in senso verticale. E' una sfida per tutti noi studiosi ad aprirci in prospettive interdisciplinari".
È seguito l'intervento di Paolo Scotto di Castelbianco, Direttore della Scuola di Formazione del Dipartimento di Informazioni per la Sicurezza della Repubblica, che evidenziato come la società richieda sicurezza necessariamente mediata con la libertà. Ha poi ricordato il rapporto con le università dove sono stati finora effettuati 23 incontri e selezionati 30 giovani laureati assunti nelle agenzie di informazioni. Scotto di Castelbianco ha quindi ribadito che in base a recenti ricerche il 65 per cento degli italiani si fida delle agenzie di intelligence nazionali. Ha concluso dicendo che i giovani che sono e saranno impegnati nei servizi svilupperanno tanta adrenalina intellettuale, per comprendere una realtà in rapido mutamento che da una parte impaurisce ma dall'altra affascina perché apre nuove sfide. Il prefetto Carlo Mosca, che dal 1994 al 1996 è stato vice direttore del SISDE, ha ricordato i passi avanti compiuti negli ultimi decenni per affermare in Italia una cultura dell'intelligence, a cominciare dalle università. Ha poi rivendicato l'esperienza positiva della prima rivista di cultura dell'intelligence "Per aspera ad veritatem", ribadendo che "di intelligence il mondo di è sempre avvalso", poiché l'intelligence è analisi, logica, capacità di prevedere quello che accadrà. Ha concluso il Segretario Generale della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e Rettore dell'Università di Udine Alberto De Toni che ha evidenziato come gli altri atenei del nostro Paese possano prendere spunto da quanto negli anni l'Università della Calabria ha elaborato per costruire una moderna cultura dell'intelligence. Ha poi ribadito che "l'intelligence viene da lontano e andrà lontano", poiché è sopratutto discernimento nello sviluppare capacità critiche, compito primario che le università devono perseguire. La natura dell'intelligence - ha proseguito - è l'anticipazione del futuro, prestando attenzione sopratutto ai segnali deboli per costruire gli scenari. Ha poi ricordato che quando aumenta la complessità sociale la soluzione non è al centro ma è in periferia, nel senso che c'è bisogno dell'apporto consapevole al cambiamento da parte di tutti i cittadini. Ha evidenziato poi che ci sarà sempre un conflitto fisiologico tra diritto alla sicurezza e diritto alla trasparenza e tra complessità dei problemi e capacità di risolverli. In questo caso sarà l'etica dei singoli a fare la differenza. "La sfida del libro di Caligiuri - ha concluso - mette in evidenza il riconoscimento della disciplina e la creazione di corsi di intelligence triennali nelle università italiane, quanto mai necessari non solo allo Stato ma anche alle imprese".

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