Una
due giorni ricca di storia, cultura e fratellanza. Sabato e domenica scorsi, si
è tenuto a Pescocostanzo, in provincia de L’Aquila, l’annuale ritrovo degli appartenenti all’ordine sovrano
militare del tempio di Jerusalem. Quest’anno, il VI
Templar day, ha coinciso
con la consacrazione della prima cappella al 23° maestro, Jacques de Molay.
L’obiettivo dell’evento, è stato, infatti, quello di condividere con tutti i
fratelli, provenienti anche dall’estero, quei valori sopiti e porre le basi di
una nuova era di unità delle varie realtà cavalleresche, nel rispetto delle
individualità nazionali e locali. “Il tutto – ha affermato il priore generale
d’Italia, Gennaro Luigi Nappo – per dar seguito ad un nuovo vedere, dove i nostri
valori possano essere la guida e l’indirizzamento alla società multirazziale,
espressa da un’inarrestabile globalizzazione”. In terra d’Abruzzo, erano
presenti una significativa rappresentanza di dignitari italiani e stranieri, in
rappresentanza dei vari ordini cavallereschi nazionali e internazionali, nonché
ospiti di altre Istituzioni Nazionali Tutti uniti in un unico, commosso
abbraccio nel comune ricordo del sacrificio dei maestri e dei fratelli che ci
hanno preceduto. L’apice dell’evento cavalleresco, è stato presso il sacrario
mauriziano che, per l’occasione, è stato arricchito di un nuovo monumento,
dedicato a Jacques de Molay. Se la vita
è un viaggio e se il viaggiare ha senso e destinazione, questo è il compito che
ci si deve prefiggere. Per questo, uomini e donne sono chiamati ad essere
cavalieri e dame, andando verso la propria missione e vocazione. Per molti interpreti c'è nei Templari anche “l'ideale
di un'elevazione sociale e dell'umanità, attraverso il sacrificio personale a
favore del prossimo, riunendo tali valori in una filosofia che tenda a riunire
tutti questi aspetti in una dottrina esoterica.( Cfr. F. Terhart, I Templari
guardiani del Santo Graal, tr. it., Newton & Compton, Roma 2004, p.53.). Da tutto ciò può discendere la tensione etica
che può venire dall'evocazione di una civiltà templare, come società della
solidarietà e della riunificazione, che sappia opporsi con fermezza alla
barbarie dell'intolleranza, al razzismo ed all'arroganza del potere,
contribuendo al costituirsi necessario di una nuova aristocrazia dello spirito
ed alla formazione di un progresso umano incentrato sui "valori
cristiani". Questo tipo di solidarietà deve essere senza distinzioni di
razza, sesso, religione e condizione economica.
M.S.
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