martedì 9 giugno 2015

Soffermiamoci a riflettere e apriamo le porte al Signore

Diocesi di San Marco Argentano - Scalea UNITA’ PASTORALE DI SCALEA

LA N’DRANGHETA E’ QUESTO:
ADORAZIONE DEL MALE E DISPREZZO DEL BENE COMUNE. (Papa Francesco)

Questa affermazione del Santo Padre, rivolta proprio a noi calabresi nella sua visita a Cassano Jonio, incoraggia credenti e non credenti, a riflettere a fare discernimento. Come parroci di Scalea avvertiamo ancora una volta l’esigenza di ricordare a tutti, che accanto ai giorni della festa e della gioia nella vita della comunità, si accompagnano anche giorni più difficili, durante i quali siamo chiamati a dare coraggiosa testimonianza della nostra appartenenza alla comunità dell’amore, la comunità di Gesù Cristo. Ci viene chiesto di gridare ed esortare a gridare la volontà di generare e di tutelare il bene, il che significa anche non stare a guardare, ma impegnarsi per combattere il male. In particolare quando il male si accanisce contro i più deboli e gli indifesi, contro quei cittadini che con sacrificio e onestà concorrono a costruire il futuro dei propri figli e la speranza nella città. Il Signore, nei momenti più difficili della vita di una città, chiede a tutti coloro che si sentono dalla parte del bene di alzare forte la voce: Io mi alzai e dissi ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo: Non li temete! Ricordatevi del Signore grande e tremendo; combattete per i vostri fratelli, per i vostri figli e le vostre figlie, per le vostre mogli e per le vostre case! (Ne 4,6-8) E’ una esortazione alla vigilanza che incoraggia a rimuovere l’illusione che altri si impegneranno al nostro posto, non dobbiamo dimenticare che la terra non è eredità ricevuta dai nostri padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli, e ... proprio perché figli, bisogna restituirla meglio di come l’abbiamo ricevuta, nella sua purezza territoriale, nelle sue eque strutture sociali, nelle sue corrette convinzioni etiche e morali. La realtà di Scalea, nella sua gravità di degrado sociale ed il legame di alcune sue famiglie alla delinquenza organizzata, è emersa ancora una volta in modo evidente nei giorni scorsi. Grazie all’impegno instancabile e all’azione delle Forze dell’Ordine, alle quali esprimiamo il nostro riconoscimento e la nostra solidarietà attiva, ci è stato ricordato che nonostante questo periodo di amministrazione commissariale della cosa pubblica, la vivibilità del territorio in riferimento alla presenza della malavita organizzata, ha ancora bisogno di un lungo impegno istituzionale. Impegno che viene portato avanti con determinazione e coerenza dai Commissari prefettizi, che sosteniamo e chiediamo di sostenere nella loro difficile azione orientata a riqualificare i conti della cosa pubblica e normalizzarne dal punto di vista legale la vita amministrativa. Per loro la comunità cristiana prega e viene educata al rispetto della loro azione, alcune volte impopolare e non sempre compresa da tutti nella sua necessità. Il permanere di una diffusa e organizzata presenza della n’drangheta nella nostra città è davanti agli occhi di tutti, dobbiamo prendere atto che noi come cittadini di Scalea, associazioni ecclesiali e laiche, non sempre e tutti mettiamo in evidenza nelle tante attività, che comunque portiamo avanti con entusiasmo, il male che la n’drangheta rappresenta per Scalea e quali vie percorrere per restituirle la vivibilità a cui hanno diritto i nostri giovani, i nostri figli. Come Chiesa vogliamo chiedere a tutti: donne e uomini di buona volontà, che certamente a Scalea non mancano, di essere più coraggiosi nell’inserire nelle manifestazioni, in modo visibile ed esplicito, l’obiettivo di essere contro ogni tipo di atteggiamento mafioso. Papa Francesco a Cassano ci ha ricordato: Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare. (Papa Francesco a Cassano Jonio). E la fede ci deve aiutare. Da credenti che si fidano di un Dio amorevole che per noi si è reso uomo debole e vulnerabile, per insegnarci che la fermezza non è dote da supereroi ma da persone convinte della necessità di “seminare il bene”. E’ importante ricordare questi principi anche ai familiari di coloro che concorrono a seminare il male tra le nostre case e nelle loro stesse famiglie, occorre isolare anche i propri figli quando concorrono a delinquere legandosi a organizzazioni della n’drangheta. Troppo spesso quando ad essere coinvolti sono i nostri familiari, i nostri amici, diventiamo giustificativi, si fa prevalere l’affetto verso i propri cari sulla verità e concorriamo in questo modo alla distruzione del bene che è presente anche nelle nostre famiglie. Il male è il male e lo è anche quando a compierlo sono i nostri figli, perciò diciamo a tutti, per amore dei nostri figli, che non possiamo non cambiare, la fede la testimoniamo se siamo affidabili non difendendo chi è affiliato alla n’drangheta. A tutti i battezzati che chiedono ai mafiosi di fare da Padrini e Testimoni della Fede per i Sacramenti dei figli, sentiamo l’esigenza di ricordare quanto insegnano i nostri Vescovi: La n’drangheta non ha nulla di cristiano. E’ altro dal cristianesimo, dalla Chiesa ... la n’drangheta è una struttura di peccato, che stritola il debole e l’indifeso, calpesta la dignità della persona, intossica la società ... Chi appartiene a queste forme mafiose si è posto fuori dalla Chiesa ... non può rivestire uffici e compiti all’interno della comunità ecclesiale. Al potere mafioso che seduce singoli e istituzioni, come Chiesa dobbiamo contrapporre, raccolti attorno al Cristo, il Vangelo delle Beatitudini il quale ci ricorda: siamo chiamati beati se poveri in spirito, se stiamo tra quelli che sono nel pianto, se viviamo da miti, se condividiamo la vita di quelli che hanno fame e sete della giustizia, se siamo misericordiosi, puri di cuore, se viviamo da operatori di pace, se accogliamo i perseguitati per la giustizia... (Testimoniare la verità del Vangelo). Il Signore ci affida il mandato di portare frutti che creino comunione attraverso il rispetto infinito verso ogni uomo. Nella nostra vita dobbiamo scegliere e noi cristiani dobbiamo fare una doppia scelta, che è di Cristo, prima di tutto, perché è lui che ci ha chiamati tra i suoi, e in secondo luogo, ma non in un secondo tempo bensì ora e subito, deve essere la nostra scelta di atteggiamenti e azioni che non abbiano a spartire nulla con la malavita. A qualsiasi costo e in qualsiasi situazione. Non vogliamo dimenticare e denunciamo anche altri atteggiamenti di ingiustizia e di illegalità che trovano tacita condivisione ai nostri giorni: il non pagare il salario concordato con gli operai o peggio creare situazioni contrattuali di falsità, come anche arricchirsi alle spalle dei propri dipendenti. Quando a praticare questa prassi di ingiustizia sono persone che frequentano attivamente la vita ecclesiale, emerge con vigore una coscienza deformata che ritiene di poter convivere con il male nella realtà dove deve trionfare il bene, nel contempo con il proprio peccato si alimenta un allontanamento dalla vita di comunità, che condanna i fratelli vittime di questi soprusi alla solitudine e alla disperazione. Nel servizio che offriamo alla città e che il nostro Vescovo Mons. Bonanno incoraggia e sostiene, continua il nostro impegno nell’aiutare le tante povertà che diventano sempre più presenti anche a motivo della profonda crisi economica. Inoltre ci sforziamo,di incrementare tutte le iniziative e attività catechistiche ed educative che concorrono naturalmente a combattere la presenza mafiosa. In questa ottica abbiamo anche accompagnato e sostenuto alcuni tentativi per mettere insieme le energie positive politiche e sociali della nostra città, che purtroppo non hanno avuto seguito anche per interessi di parte. Pensiamo di poter dire a tutti coloro che intendono lavorare per la vivibilità nella nostra città, che coltivare interessi di parte o carrierismi personali, quando si fronteggiano fenomeni mafiosi è semplicemente illusorio. In questa fase storica vi chiediamo di lottare insieme, nella speranza che, anche grazie all’impegno di tutti, emergano tempi nuovi nei quali sperare di poter vivere una democrazia normale e non contrassegnata dalla paura, o peggio veicolata dal consenso mafioso. Per educare a una più coerente vita cristiana e all’impegno sociale, abbiamo anche avvertito l’esigenza di inserire, durante la novena alla Vergine del Monte Carmelo, una giornata per pregare, sensibilizzare e riflettere affinché il bene e la legalità trionfino anche nella nostra città. Nessun uomo è forte da solo, ma ciascuno può esser reso tale con la forza della sua fede, la fede sostiene le sue fragilità con le certezze che vengono da Dio. Perciò ancora una volta avvertiamo l’esigenza di affidare alla Vergine del Monte Carmelo, celeste Patrona della città di Scalea, la nostra serenità e quella dei nostri figli. La invochiamo perché doni pace. Lei dona sempre pace ai figli che la invocano con fede.


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