lunedì 27 gennaio 2014

I miei articoli su telegiornaliste.com "L'Unione europea è stata chiara: ''Ai figli anche il cognome della mamma o di entrambi i genitori''


I genitori potranno decidere di dare al figlio il cognome della mamma, o del papà, o di entrambi.

Una sentenza storica? Una novità assoluta in un Paese, come l’Italia, imperniato su un senso, così detto patriarcale? Sono settimane che si discute su questi interrogativi.

Chi non ha dubbi è l’Unione europea.

Il 7 gennaio scorso, infatti, la Corte europea per i diritti umani di Strasburgo ha accolto il ricorso di una coppia di milanesi, che avevano chiesto di avvalersi del diritto di scegliere il cognome dei figli, condannando l’Italia; nella sentenza, che diventerà definitiva tra 3 mesi, i giudici hanno riscontrato una violazione dell’articolo 14 della Convenzione in combinato disposto con l’articolo 8.

Il governo è, quindi, corso ai ripari con un disegno di legge, composto da quattro articoli, approvato in consiglio dei ministri; un intervento deciso per sanare questa mancanza. Ma, essendo la materia così delicata, l’esecutivo nazionale ha anche deciso di far approfondire tutti gli aspetti da un gruppo di lavoro interministeriale.

In sostanza, il ddl modifica l’articolo 143 bis del codice civile, prevedendo che il figlio «assume il cognome del padre ovvero, in caso di accordo tra i genitori risultante dalla dichiarazione di nascita, quello della madre o quello di entrambi i genitori». La stessa cosa vale per i figli nati fuori dal matrimonio o adottati.

Ad entrare nel merito è stato, nei giorni scorsi, il viceministro Maria Cecilia Guerra, con delega alle Pari opportunità che ha chiesto un «confronto più ampio» e un approfondimento sulla norma; insieme a lei altri esponenti politici che hanno sollevato non pochi dubbi sulla norma.

Reazioni positive, invece, sono giunte da molti altri rappresentanti delle istituzioni che parlano di un deciso cambiamento culturale.

Da segnalare, comunque, l’intervento di monsignor Domenico Segalini, vescovo di Palestrina e assistente generale dell’Azione Cattolica, secondo il quale «è bene che ci siano tutte e due le possibilità: un riferimento alla famiglia del padre e alla famiglia della madre. Io sarei contrario ad ammettere soltanto quello della mamma adessoha affermato l’alto prelato - perché saremmo ancora al punto di prima. Se facciamo una legge, facciamola proprio perché ci siano tutte e due queste identità, che questo figlio si porta come nuova sintesi di un mondo che tiene conto delle sue radici. E le radici sono due».

Parole che portano con sé quel senso umano e profondo di chi crede nella famiglia, quella con la F maiuscola: un nucleo, composto da una madre e da un padre che, insieme, creano quel seme che, un domani, diventerà uomo (o donna).

Maria Cristina Saullo

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