mercoledì 29 maggio 2019

Intelligence. Umberto Broccoli al Master dell’Università della Calabria, ricordando Markus Wolf e Federico Umberto D’Amato, passando per James Bond


“La vera intelligence si fa a tavola”. Così l’archeologo, accademico, conduttore radiofonico e televisivo, Umberto Broccoli, nell’ambito di una delle due lezioni finali del Master in Intelligence dell’Università della Calabria.
Introdotto dal direttore del Master, Mario Caligiuri, e dal rettore dell’Ateneo calabrese, Gino Mirocle Crisci, Broccoli ha iniziato la lezione sull’intelligence partendo dall’esempio di due fari della cultura italiana e mondiale: Leonardo, che era un cultore del segreto, e Machiavelli, che invitava gli uomini di Stato a essere insieme “golpe e lione”.
Ha quindi evidenziato che “i servizi o sono segreti o altrimenti non assolvono alla loro funzione poiché vanno orientati alla fondamentale tutela dei confini nazionali.
E in tale quadro si colloca la strategia. “Stay Behind” messa a punto dalla Nato nel secondo dopoguerra con la creazione di eserciti clandestini, che in Italia ha assunto il nome di “Gladio”.
A questo punto, Broccoli ha richiamato il ricordo familiare del nonno, generale Umberto Broccoli che è stato direttore del Sifar nei primi anni ‘50.
“In quella fase storica - ha evidenziato - da un lato il Piano Marshall poneva le premesse per il miracolo economico, ma dall’altro l’Unione Sovietica rifiutava gli aiuti. Da allora il mondo si divise in due parti. Ai nostri confini - ha ricordato Broccoli -  Tito pensava alla “grande Jugoslavia” che sarebbe potuta arrivare fino a Torino e il segretario del Pci, Palmiro Togliatti, subiva un attentato che avrebbe potuto costargli la vita. È in questo clima, che nasce il Piano “Desmagnetize” all’interno della Rete “Stay Behind”, che diventa nel 1964 il cosiddetto “Piano Solo” che non era un colpo di Stato ma un piano antisommossa, elaborato da Giovanni De Lorenzo, che da aiutante di bandiera del generale Broccoli poi gli era succeduto alla guida del Sifar. Erano gli anni in cui, in occasione delle dimissioni del primo governo Moro, composto anche da esponenti del Psi, il Presidente della Repubblica, Antonio Segni, nelle consultazioni per formare il nuovo esecutivo, insieme ai leader dei partiti presenti in Parlamento, convocò anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Aldo Rossi, e il Direttore del Sifar, Giovanni De Lorenzo. Mai successo nella storia della Repubblica: né prima, né dopo”.
Broccoli ha poi illustrato i contenuti del suo libro su cibo e servizi segreti, ricordando che “l’intelligence si fa a tavola”, secondo la definizione di quella che è stata una delle spie più importanti del XX secolo, e che ha inventato lo spionaggio moderno: il Direttore della Stasi, il servizio segreto della Germania Orientale, Markus Wolf, l’uomo senza volto, che era anche uno dei più grandi gourmet d’Europa.
“Non mandatemi rapporti scritti portateli a tavola” diceva Wolf ai propri collaboratori quando dovevano reclutare una spia nel campo nemico. Tayllerand, protagonista con Metternich del Congresso di Vienna, diceva che “se volete raggiungere il cuore di un uomo la strada più breve è quella che passa per lo stomaco”.
Non a caso, l’agente segreto più celebre, sebbene di celluloide, James Bond, oltre a interpretare i sogni dell’uomo (bello, atletico, amato dalle donne, bravo nel gioco), è anche un cultore del buon cibo (caviale Beluga) e del buon bere (champagne Dom Pérignon del ‘53 e cocktail Martini “agitato e non mescolato”).
Anche a questo riguardo, il docente ha evidenziato un altro ricordo personale, in quanto uno dei produttori dei film di 007 è un suo congiunto: Albert Broccoli, titolare con Harry Saltzmand della casa di produzione Eon, che è la sigla di: Everything or Nothing, Tutto o Nulla.
Broccoli ha poi ricordato il generale cinese Sun-Tzu che nel celebre “Arte della guerra” di 2.300 anni fa rimembrava che “le spie sono il più importante elemento nelle battaglie, rappresentando una rete divina che costituisce il tesoro di un sovrano. Ma la scelta delle spie - ha sottolineato - deve essere molto oculata poiché da persone prive di intelligenza non si ricevono le informazioni giuste. Non a caso a svolgere tale funzione, vengono reclutate persone di grandi qualità e che spesso operano in modo insospettabile, come Lawrence d’Arabia, che era un archeologo, oppure Anthony Blunt, celebre critico d’arte che era una quinta colonna dell’Unione Sovietica.
L’unico uomo che riesce a mantenere un segreto è un uomo morto - ha detto Broccoli - che ha dato questa definizione di storia: “è come lo specchietto retrovisore: piccolo, poco importante, che guarda all’indietro ma per guidare è indispensabile”.
Ha fatto quindi alcuni esempi di intelligence. “Quello di Ciro il grande, che si avvale di tanti occhi, orecchie e bocche: come la fama; quello di Tucidide, che descrive la guerra del Peloponneso del V secolo a.C. dove Sparta vince e Atene perde, ma tra i due contendenti emerge Tebe; quello di Senofonte che sostiene come lo spionaggio avvenga in modo privilegiato durante i banchetti; quello di Teodora, moglie di Giustiniano, che a Bisanzio fonda il suo potere sulle spie. A questo punto si chiede cosa si la realtà e cosa la fantasia nello spionaggio, rispondendo che si tratta di vita quotidiana. Infatti, occorre ripensare all’insegnamento della storia poiché come viene insegnata nelle scuole “ci uccide”, identificandosi spesso in una sequela di date e di vicende senz’anima, mentre per esempio i poeti Catullo, Properzio e Ovidio parlano alle nostre debolezze di ieri, di oggi e di sempre.
Non a caso - ha commentato - la letteratura sull’intelligence è molto efficace perché è scritta dalle spie, in quanto il fattore umano è fondamentale. Infatti, l’Intelligenza Artificiale rappresenterà certamente il nostro futuro ma guardarsi negli occhi non è sostituibile. “Questi nuovi soli - ha detto - portano solitudini”.
Broccoli ha poi ricordato una serie di avvenimenti della guerra fredda, raccontando la vicenda di quando “il vice capo stazione del Kgb a Desdra il giorno dopo la caduta del muro di Berlino difese la sede da solo: quell’uomo era Vladimir Putin”.
Ha ricordato ancora Markus Wolf, quando evidenziava che la maggiore risorsa della Stasi era rappresentata da un entusiasta capitale umano, che veniva in parte addestrato per svolgere i compiti di “Agente Romeo”, cioè con l’obiettivo di conquistare sentimentalmente le fonti delle informazioni sensibili”.
A tale riguardo ha richiamato il celebre caso che nei primi anni Sessanta vide coinvolto il segretario di Stato per la guerra di Sua Maestà britannica, John Profumo, per una relazione extraconiugale intrattenuta con la modella Christine Keeler, manovrata dal vice capo stazione Kgb a Londra, Eugenij Ivanov, che a sua volta flirtava con la moglie di Profumo.
Un altro episodio è quello di Günter Guillaume, una spia della Stasi che era riuscito a diventare uno dei maggiori collaboratori del cancelliere della Germania Federale Willy Brandt, costretto a dimettersi nel 1974 quando si scoprì la vicenda. “La bravura di una spia - ha ricordato - non è quella di fare arrestare le persone ma di farle parlare, depistando e intossicando le decisioni degli avversari, poiché il potere dell’intelligence si fonda sulla gnosis, la conoscenza che non conosce limiti”.
Appunto per questo l’azione dei Servizi per la loro enorme importanza deve essere necessariamente riservata poiché - per Broccoli -, “la glasnost dal punto di vista della gestione della cosa pubblica non esiste perché filosoficamente è impossibile una casa di vetro, cioè un luogo dove tutte le decisioni umane siano evidenti, dichiarate e verificabili”.
Nella parte finale, il docente ritorna a descrivere la gigantesca figura di Wolf che ha intessuto tutta la lezione. Il direttore della Stasi si dimette dopo la caduta del muro di Berlino e gli vengono comminati sei anni di prigione che sconta solo in parte. Il vero ufficio di Wolf era il ristorante “Bacco”, dove portava i suoi ospiti stranieri per carpire informazioni. Tra questi anche Hans-Joachim Tiedge  il capo del controspionaggio della Germania Ovest che amava bere. Viene convinto da Wolf a cambiare campo e lo fa insieme con altri 170 agenti segreti che passano ad Est provocando la più grande debacle dei servizi occidentali ai tempi della guerra fredda. Sull’altro campo, va ricordata l’impresa del giovane Mathias Rust che il 28 giugno del 1987 con un piccolo aereo da turismo Cessna 172 atterrò indisturbato sulla Piazza Rossa di Mosca dicendo che “il mondo avrà una grande anima e vuole solo vivere in pace”.
Broccoli ha concluso la sua descrizione del mondo dell’intelligence, collegandolo ancora con il cibo ricordando che “siamo partiti dai gusti alimentari di James Bond per descrivere anche quelli di un operatore di intelligence in carne e ossa come Federico Umberto D’Amato, direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, che era una grande buongustaio e su “L’Espresso” scriveva le recensioni dei ristoranti che, nel mondo delle spie, rappresentano un campo neutro”. 
Per Broccoli, infatti, "nell’Intelligence siamo tornati all’origine, alla humint che è l’unico strumento per resistere al medioevo della specializzazione e all’invadenza dell’intelligenza artificiale. Con questa considerazione Umberto Broccoli ha concluso la sua lezione, spiegando la funzione dei Servizi che operano in base agli interessi del Paese.

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